di Luigi Sandri. Redazione Confronti
Tramonto del Cristianesimo o tempo di rigenerazione?: questo il tema del Seminario nazionale delle Comunità cristiane di base italiane (Cdb) svoltosi nei primi due giorni di maggio, via streaming – causa pandemia – con oltre duecento collegamenti. Tre relazioni hanno introdotto il dibattito. Lidia Maggi, teologa valdese: Pietre miliari di una fede adulta vissuta in questo oggi; Marinella Perroni, teologa cattolica: Verso il superamento del patriarcato?; Franco Barbero, della Cdb Via Città di Gap, di Pinerolo: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu va’ e annuncia il Regno. Piccoli passi possibili in un cammino di sinodalità, senza chiedere permesso.
L’Assemblea ha deciso ed approvato due Appelli, ed ha aderito ad un terzo diffuso da varie organizzazioni cattoliche. Ecco i testi.
SOLIDARIETÀ AI MIGRANTI
Le Comunità cristiane di base italiane, riunite in modalità online – causa pandemia – per il loro Seminario nazionale, si uniscono alle molte persone, di varia sensibilità politica e di vario orientamento spirituale, che hanno levato la loro voce sdegnata per il comportamento di quei Paesi mediterranei, Italia compresa, che pochi giorni fa hanno lasciato morire in mare centrotrenta persone, rifiutando di soccorrerle.
Questo comportamento, inumano e pilatesco, è non solo immorale ma, anche dal punto di vista del Diritto internazionale, gravissimo.
Esso disonora l’Europa che non può continuare a perpetuare una politica di scaricabarile per non affrontare davvero il problema dei migranti. Sappiamo bene che si tratta di una questione complessa, che non ha soluzioni semplici.
Proprio per questo, essa dovrebbe essere posta al primo posto dell’agenda dell’Unione europea, chiamata ad uno sforzo corale per avviarla a soluzione dignitosa e realistica.
O tutti insieme – Nord e Sud del mondo – troviamo una soluzione, o tutti insieme saremo travolti. Sarebbe un ben illusorio conto immaginare che l’Europa possa infine lasciare al loro destino quanti e quante fuggono da guerre, ingiustizie e oppressioni, ritenendo così di salvarsi dal naufragio. La nostra salvezza è la loro, e la loro, la nostra.
2 maggio 2021 Comunità cristiane di base italiane
IL NOSTRO NO ALL’INTERFERENZA DELLA CEI SUL DDL ZAN
Le Comunità cristiane di base italiane, riunite in modalità online – causa pandemia – per il loro Seminario nazionale, esprimono il loro turbamento e il loro dissenso per la presa di posizione della Presidenza della Conferenza episcopale italiana contro il ddl Zan.
Il comunicato della CEI ci indigna come cittadini, che vedono ancora una volta un’ingerenza dell’Episcopato italiano nell’approvazione di leggi di uno Stato laico, nei lavori del Parlamento, ora chiamato ad esprimersi sul ddl Zan, che prevede misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Ma ancor più il comunicato ci indigna come credenti.
La preoccupazione della CEI si concentra sul contrasto alla “violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Sarebbe questo in punto critico della legge, secondo la CEI: dove si parla di contrasto alla violenza che colpisce omosessuali e trans, perché favorirebbe “l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna” e “l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna”.
Della sofferenza inflitta dalla Chiesa gerarchica nei secoli a omosessuali e trans non se ne parla: la Gerarchia non ha bisogno di fare nessuna autocritica, può invece mettersi in cattedra a spiegare e ribadire la dottrina.
Se ci sono persone che si innamorano di altre che hanno il loro stesso sesso, persone che non si identificano con il genere registrato alla nascita, che vivono una vita di solitudine, angoscia, derise, discriminate, vittime di violenza, a volte spinte al suicidio, la Chiesa è pronta ad accoglierle, purché non scombinino la dottrina.
Se questo significa per loro mutilarsi di una parte di sé, negare la propria identità, impedirsi di raggiungere la felicità con la persona che amano, pazienza, purché la dottrina sia salva! E per salvare la dottrina si arriva a contrastare una legge che vuole difenderle dalla discriminazione e dalla violenza.
Questo ci indigna profondamente come credenti e come seguaci di quel Gesù di Nazareth, che tra dottrina e persona umana ha sempre saputo da che parte mettersi e che ci ha chiesto di portare la sua Buona Novella agli scartati e alle scartate, non un messaggio che li inchioda all’infelicità.
Quanto alla difesa della famiglia tradizionale e del modello unico di famiglia, come può una coppia gay, che si ama e che si sente famiglia, costituire un problema per la famiglia tradizionale? La famiglia tradizionale va sì difesa, ma dalla crisi in atto, che nessuno vuole e di cui non è certo responsabile la comunità LGBT. È altro l’aiuto che serve da parte della Chiesa, non certo il contrasto ad una legge, come il ddl Zan, che della famiglia non si occupa affatto.
Esprimiamo, dunque, il nostro aperto dissenso, come cittadini e come cristiani, contro la posizione della CEI.
Naturalmente, sia nel Parlamento che nel Paese ogni persona può – in scienza e coscienza – valutare come meglio ritiene il ddl Zan. Le Cdb, da parte loro, invitano a sostenerlo, perché esso rappresenta uno strumento per la difesa delle persone LGBT e della loro dignità. Il documento della CEI, mentre accusa il ddl Zan di favorire l’“intolleranza”, è di fatto, al di là delle parole formali di rispetto espresse verso le persone LGBT, esso stesso discriminatorio verso quella comunità.
Facciamo appello alla libertà di coscienza di tutti i cattolici perché, anche nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche, si levino parole chiare contro la presa di posizione dell’Episcopato, che non rappresenta il mondo cattolico nella sua interezza e complessità.
2 maggio 2021 Comunità cristiane di base italiane
Appello congiunto di Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia e Pax Christi: “L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”
Il 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica, il “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato. Questo Trattato, che era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi, rende ora illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. Il nostro Paese non ha né firmato il Trattato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato. Tra i primi firmatari di questo Trattato vi è invece la Santa Sede.
In Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti ordigni nucleari (B61), una quarantina circa. E nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Il nostro Paese si è impegnato ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività.
Le armi nucleari sono armi di distruzione di massa, dunque, in quanto tali, eticamente inaccettabili, come ci ha ricordato anche papa Francesco in occasione della sua visita in Giappone domenica 24 novembre 2019, a Hiroshima: «Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra».
Il 22 gennaio 2021 autorevoli esponenti della Chiesa cattolica di tutto il mondo, tra i quali il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, hanno sottoscritto a loro volta un appello in cui «esortano i governi a firmare e ratificare il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari», sostenendo in questo «la leadership che papa Francesco sta esercitando a favore del disarmo nucleare». Altri vescovi italiani si sono espressi pubblicamente in questa direzione e anche numerose sedi locali delle nostre associazioni e dei nostri movimenti.
A tutti questi appelli, unendoci convintamente alla Campagna nazionale “Italia ripensaci”, che ha registrato una vasta e forte mobilitazione su questo argomento, aggiungiamo ora il nostro e chiediamo a voce alta al Governo e al Parlamento che il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari. La pace non può essere raggiunta attraverso la minaccia dell’annientamento totale, bensì attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale.
«La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi» (Papa Francesco, messaggio Urbi et Orbi 4 aprile 2021, giorno di Pasqua).
25 aprile 2021
Emiliano Manfredonia, Presidente nazionale, Acli Matteo Truffelli, Presidente nazionale di Azione Cattolica, Giovanni Paolo Ramonda, Presidente nazionale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Rosalba Poli e Andrea Goller, Responsabili nazionali Movimento dei Focolari Italia, Don Renato Sacco, Coordinatore nazionale di Pax Christi.
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Luigi Sandri
Redazione Confronti