di Luigi Sandri. Redazione Confronti
Non era semplice condensare in un libro di non grande mole la “storia” della protagonista, che ha scritto una trentina di libri e centinaia di articoli sui più svariati temi teologici, ecclesiali e sociali, e che ha vissuto da “eremita” – in Piemonte – dedita alla preghiera e insieme alla riflessione sui problemi del suo tempo, intervenendo puntualmente nella “agorà” della polis e della Ekklesìa. Eppure l’autrice è riuscita nell’impresa, regalandoci questo libro che ha ben settanta pagine di note: un particolare che dice lo scrupolo con cui si è documentata.
Parlare di Adriana – inquieta discepola del Dio di Gesù, cristiana esigente, che non accettava risposte facili a domande difficili – significa ripercorrere una biografia singolare: prima alla ricerca di un istituto religioso abbastanza innovativo, e però sempre marcato dai paletti della vita comune, e poi, invece, solitaria eremita ma intrecciata con i massimi eventi che ha attraversato, in particolare il Vaticano II e poi il travagliato post-Concilio che l’ha vista spesso assai critica di come i successivi papi lo hanno amputato. E dunque chi legge il libro non può non interrogarsi su quegli eventi, per dare la sua propria risposta, simile, o diversa, da quella offerta dalla Zarri nella sua lunga vita (1919-2010).
Come era tagliente nel denunciare le storture della società e della Chiesa romana, così Adriana era mistica nel pensare la sua fine. Scrisse, poco prima che arrivasse: «Ora è la morte / ma non è la morte / è soltanto l’attesa». E ancora: «La neve cada pure sulla mia tomba; e tu erba germoglia, e voi papaveri, fiorite e fiammeggiate al sole, mentre io aspetterò il ritorno del Signore Gesù. E insieme alla neve dirò: “Vieni!”. E insieme all’erba dirò “Vieni!”. E insieme ai fiori dirò “Vieni!”. E le albe, i tramonti, le sere, le notti, le stelle, il cielo, il mare, l’universo diranno “Vieni”!».

Luigi Sandri
Redazione Confronti