di Michele Lipori. Redazione Confronti
La Federation of American Scientists (Fas) ha recentemente divulgato un report, supportato da immagini satellitari, che dimostrerebbe che la Cina stia costruendo due nuove postazioni per missili nucleari: una a Yumen, una città situata nella parte occidentale della provincia di Gansu e l’altra nella prefettura di Hami, nello Xinjiang orientale. Dai dati in possesso degli analisti, sembrerebbe che i silos (strutture sotterranee progettate per ospitare e lanciare missili) di Hami siano in una fase di sviluppo molto recente rispetto al sito di Yumen. La loro costruzione è iniziata all’inizio dello scorso marzo, ma da allora la loro espansione continua a ritmo sostenuto. Il profilo a griglia dell’intero complesso indica che potrebbe eventualmente includerne circa 110.
La costruzione dei siti a Yumen e Hami costituisce l’espansione più significativa di sempre dell’arsenale nucleare cinese. La Cina ha gestito per decenni circa 20 silos per missili balistici intercontinentali DF-5 a combustibile liquido e con portata compresa tra i 10.000 e 12.000 km.
Con 120 silos in costruzione a Yumen, altri 110 silos nella prefettura di Hami, una dozzina di silos a Jilantai (nella provincia della Mongolia interna) e forse altri silos aggiunti nelle aree di dispiegamento già esistenti, sembra che le Forze missilistiche dell’Esercito popolare di liberazione possano disporre di circa 250 silos in fase di costruzione. Si tratta di un numero sorprendentemente alto, che supera il numero di missili balistici intercontinentali su silos gestiti dalla Russia e costituisce più della metà dell’intero arsenale missilistico balistico internazionale statunitense.
Anche se non ci sono ancora i dati per desumere il modo in cui verranno impiegati i silos (e quante testate potrà trasportare ciascun missile), l’ipotesi è che essi possano essere destinati ai nuovi missili DF-41 a combustibile solido, che possono trasportare più testate e raggiungere obiettivi fino a quasi 15.000 Km di distanza (e, dunque, anche gli Stati Uniti). Ad ogni modo, il programma rappresenta un aumento significativo dell’arsenale cinese, che la Fas stima essere dell’ordine di circa 350 testate nucleari.
L’anno scorso il Pentagono ha dichiarato che la Cina aveva «una scorta di testate nucleari operative minore alle 200 unità» e l’ammiraglio Charles Richard – comandante della United States Strategic Command (uno degli undici centri di comando congiunti del dipartimento della Difesa statunitense) – ha affermato all’inizio di quest’anno che «le scorte di armi nucleari della Cina dovrebbero raddoppiare (se non triplicare o quadruplicare) rispetto al prossimo decennio». La costruzione dei nuovi silos, dunque, sembrerebbe essere in linea con tale previsione.
Quel che pare certo è che questa strategia rappresenta una reazione “logica” a una dinamica di “competizione bellica” per la quale anche altre superpotenze nucleari – tra cui Russia, India e Stati Uniti – stanno investendo nell’implementazione del proprio arsenale – sia nucleare che convenzionale – nonché nell’ampliamento della propria capacità di difesa missilistica. Dunque, sebbene la Cina rimanga, al momento, formalmente impegnata nella sua posizione di deterrenza nucleare “minima”, sta anche rispondendo “a tono” a tale competizione.
Ph.© Hafidh Satyanto
Michele Lipori
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