Estratto da: Kristina Stoeckl, 2020. The rise of the Russian Christian Right: the case of the World Congress of Families. Religion, State and society 48 (4): 223-238. https://doi.org/10.1080/09637494.2020.1796172
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e durante gli anni della transizione economica e politica, si sono riversati in Russia consulenti economici, consulenti politici, missionari religiosi e imprenditori provenienti dall’Occidente e tutti hanno trovato un pubblico desideroso di accogliere le loro idee. Gli anni ‘90 nella Russia post-sovietica furono un periodo di transizione economica caotica e di pluralizzazione ideologica senza precedenti.
In quel clima fiorirono anche idee conservatrici e reazionarie, alcune delle quali “importate” dall’Occidente. Tra gli attori occidentali desiderosi di svolgere un ruolo in questa transizione c’erano gruppi della Destra cristiana provenienti dall’America. Essi si consideravano “in prima linea” nelle cosiddette culture wars americane, ovvero conflitti tra progressisti sociali e conservatori sociali su questioni come l’aborto, i valori familiari, la preghiera nelle scuole o l’omosessualità. Con la fine della Guerra fredda, queste culture wars iniziarono a diffondersi globalmente e a raggiungere la Russia.
La fondazione del Congresso mondiale delle famiglie (Wcf) avviene proprio in questo periodo, ed è un esempio di come la Russia e l’Ortodossia russa siano state in qualche modo “trascinate” nelle global culture wars. Era il gennaio 1995 quando il professore universitario americano e attivista “pro-famiglia” [intesa in senso tradizionale] Allan Carlson – allora presidente dell’Howard Center for Family, Religion and Society di Rockford (Illinois, Usa) – si recò a Mosca per incontrare il sociologo Anatolij Antonov, professore di sociologia della famiglia e demografia all’Università statale di Mosca. Era stato Antonov ad aver contattato il suo collega americano per proporgli un incontro.
Le opinioni di Antonov e Carlson coincidevano nell’orientamento anti-marxista; i due, inoltre, erano accomunati dall’esperienza dell’esclusione dai circoli più in voga nell’ambito della sociologia della famiglia in Occidente. Inoltre, una delle ragioni principali dell’interesse di Antonov per la sociologia della famiglia era legata alla necessità di trovare una via per arrestare il declino demografico della popolazione russa, afflitta da alti tassi di divorzio e di aborto, nonché da una bassa aspettativa di vita. Antonov e i suoi colleghi, unitamente agli evidenti segnali di ripresa della Chiesa ortodossa russa, convinsero il visitatore americano del fatto che la Russia era saldamente posizionata sul lato conservatore del campo di battaglia preparato dalle culture wars.
E come l’Unione Sovietica era stata il Paese in cui si identificava la Sinistra, la Russia post-sovietica divenne il punto di riferimento della Destra. Antonov presentò Carlson a molte persone a Mosca: accademici, intellettuali e politici. Secondo il diario di Carlson, fu durante questi incontri che nacque l’idea di istituire un Congresso mondiale delle famiglie e in effetti, lo stesso Carlson promise che avrebbe iniziato a organizzare un evento del genere entro la metà del 1996.
Il primo Congresso mondiale delle famiglie si svolse a Praga nel 1997 con la partecipazione attiva di Antonov e di molti altri partecipanti dalla Russia. Questa fase della fondazione del Wcf russo non solo rende evidente la precocità del posizionamento a destra della Russia nelle global culture wars, ma mostra anche l’emergere di un nuovo tipo di attore religioso nel campo religioso russo. Per tutti gli anni ‘90, la Chiesa ortodossa russa era stata impegnata nel processo di riassetto istituzionale dopo decenni di repressione della religione da parte delle autorità sovietiche. La sua leadership, il Patriarcato di Mosca, stava combattendo contro l’afflusso di altre confessioni religiose in Russia e contro l’influenza dei liberali all’interno della Chiesa.
In quegli anni si manifestò effettivamente una componente “ortodossa” della società civile fortemente influenzata dall’Ortodossia, che non era, però, interessata a questioni di politica sociale. Una parte di questa componente era interessata, piuttosto, a questioni interne alla Chiesa ortodossa russa, come il ruolo dei laici o la lingua della liturgia. Perlopiù si trattava di gruppi di orientamento liberale. Un’altra parte della componente “ortodossa” si è costituita attorno a questioni inerenti alla cultura russa e alla religione più in generale, e segnatamente attorno al tema della “rinascita spirituale” della società russa dopo il Comunismo.
Si trattava, in questo caso, di gruppi con un’ideologia conservatrice, fondamentalista e anti-occidentale. Il “ramo russo” del Wcf differisce da entrambe le tendenze, e si occupa di questioni concrete di politica sociale (famiglia, aborto), ponendosi obiettivi politici che cadono al di là dei confini della Chiesa ortodossa e aprendosi a contatti con cristiani di altre denominazioni.
Di fatto, la Chiesa ortodossa russa non giocò inizialmente alcun ruolo nella creazione del Wcf in Russia, ed entrò nella sua orbita più tardi, quando una generazione più giovane di attivisti pro-famiglia prese il posto di Antonov.
Uno di loro, Alexey Komov, non era un sociologo e inizialmente nemmeno un attivista pro-famiglia, bensì un consulente aziendale. Komov ebbe il suo primo contatto con il Wcf nel 2008, quando la crisi finanziaria gli aveva fatto perdere l’attività di con postsecular conflicts 16 novembre 2021 su lente. Su consiglio dell’arciprete Dmitrij Smirnov, che Komov considerava sua guida spirituale, prese contatti con il Wcf e instaurò una collaborazione.
L’arciprete Dmitrij Smirnov (1951-2020) è stato un ecclesiastico conservatore, ma all’avanguardia dal punto di vista della strategia comunicativa, che ha guidato la Commissione per la famiglia, la protezione della maternità e l’infanzia del Patriarcato di Mosca. Possiamo presumere con relativa certezza che se Smirnov non si fosse interessato al Congresso mondiale delle famiglie, l’organizzazione non sarebbe diventata parte della strategia della Chiesa ortodossa russa sulla famiglia. Negli ultimi dieci anni, il Patriarcato di Mosca ha agito come uno dei promotori del Congresso della famiglia a Mosca (2014), i membri del Wcf hanno partecipato alle attività della Chiesa – come le letture annuali di Natale –, e le attività del Wcf hanno cominciato ad apparire regolarmente nelle sezioni delle news sugli organi di stampa della Chiesa.
Un esempio particolarmente chiaro dell’influenza del Wcf sulle politiche della Chiesa ortodossa russa è stata la dichiarazione ufficiale della Commissione per la famiglia del Patriarcato contro i cambiamenti nella legislazione sulla violenza domestica (2019), che citava una relazione di esperti preparata dal Wcf. Gli sponsor principali di questa “nuova generazione” di partecipanti russi al Wcf erano due uomini d’affari facoltosi e con relazioni altolocate: Vladimir Yakunin e Konstantin Malofeev, che avevano (e hanno ancora) buoni collegamenti con il Cremlino e il Patriarcato di Mosca. Grazie a questi sponsor e al supporto ecclesiastico garantito da Smirnov, il World Congress of Families è finalmente arrivato in Russia nel 2014, con il pieno sostegno del governo russo.
Di fatto, quel Congresso si tenne a Mosca nell’agosto 2014, ma senza il patrocinio del Wcf, e molti relatori occidentali annullarono la loro partecipazione. La Russia aveva annesso la Crimea pochi mesi prima ed era stata sottoposta a sanzioni internazionali; oltretutto, il principale sponsor del congresso, Malofeev, era nella lista delle sanzioni degli Stati Uniti per il finanziamento dei combattenti russi nell’Ucraina orientale. In ogni caso, questa vicenda è stata solo un colpo temporaneo e non sostanziale alla collaborazione tra Russia e Wcf, collaborazione che si è intensificata nuovamente nel 2016 e nel 2017, quando i leader russi del Wcf sono stati coinvolti nell’ospitare congressi internazionali in due Paesi dell’ex Unione Sovietica, in Georgia e nella Repubblica Moldova, con la partecipazione attiva di partner occidentali. In sintesi, il caso di studio del Wcf mette in luce l’interazione tra diversi tipi di attori, vale a dire attori transnazionali della società civile, imprenditori russi, politici e la Chiesa ortodossa russa.
Tuttavia, esso mostra anche che la svolta conservatrice russa ha radici storiche che precedono l’avvento dei “valori tradizionali” come obiettivo di politica interna ed estera, che di solito è associata al terzo mandato presidenziale di Putin del 2012. Infine, è evidente che, attraverso il Wcf, idee e strategie più comunemente associate alla Destra cristiana americana – come, ad esempio, la cooperazione interconfessionale – sono state importate nell’ambiente ortodosso russo. Il Wcf russo, infatti, è aperto ai contatti con cristiani di altre confessioni, elemento questo che contrasta nettamente con la diffusa ostilità verso altre confessioni cristiane che si ravvisa nella Chiesa ortodossa russa.
Quella del Wcf russo è un tipo di cooperazione interreligiosa che vede i cristiani conservatori unirsi contro nemici comuni (liberalismo, secolarismo, femminismo, ecc.) e ignorare o prendere le distanze da sforzi dottrinali e dogmatici di riconciliazione compiuti dal movimento ecumenico ufficiale rappresentato, ad esempio, dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Non a caso, Andrej Šiškov ha parlato del Wcf come esempio di “ecumenismo conservatore”. La sezione russa del Wcf si è integrata nelle reti transnazionali della Destra cristiana e ha stabilito contatti con i politici della Destra populista europea e con i gruppi di interesse conservatori in Europa. Nel 2013, infatti, il già citato uomo d’affari Alexey Komov ha parlato al congresso del partito italiano di Destra Lega Nord. Tornato in Italia nel 2019 per l’organizzazione del Wcf a Verona, ha poi avuto contatti regolari con l’organizzazione italiana Pro Vita & Famiglia.
Komov ha anche ammesso pubblicamente di avere contatti con i membri del Partito della Libertà austriaco (Fpö) e Alternativa per la Germania (AfD). In un discorso pubblicato nel 2014, unisce una serie di idee della Destra cristiana – elaborate nel contesto delle culture wars americane – a una valutazione positiva di Stalin e del periodo sovietico. Sul territorio russo, il Wcf promuove i suoi obiettivi di politica sociale attraverso un linguaggio religioso e morale, ma senza un reale contenuto teologico: attraverso la Commissione del Patriarcato per la Famiglia presieduta da Smirnov, il Wcf ha dettato l’agenda della Chiesa ortodossa russa in materia di politiche familiari all’interno della Chiesa ortodossa russa.
Questo è un punto importante da chiarire, perché le posizioni teologiche tradizionali ortodosse sulla famiglia mettono invece l’accento sull’ascetismo e sul celibato a scapito della vita familiare e la genitorialità. In sintesi, il “capitolo russo” del Wcf è assurto come un nuovo attore nel campo religioso russo, attore che, come sostiene Marlene Laruelle [storica, sociologa e politologa, direttrice dell’Istituto per gli studi europei, russi ed eurasiatici presso la George Washington University], rispecchia la Destra cristiana americana. In primo luogo, ha importato nell’ambiente ortodosso russo argomenti e strategie associate comunemente alla Destra cristiana americana nel contesto delle culture wars americane.
In secondo luogo, è aperto a contatti con altre denominazioni cristiane, secondo la cifra già richiamata dell’“ecumenismo conservatore” della Chiesa ortodossa russa. In terzo luogo, è attivo a livello transnazionale e collegato ai gruppi di Destra populista in Europa. In quarto luogo, sostiene un’agenda ideologica e la visione della Storia come una global culture war, senza reale contenuto teologico.
Ciò significa che non possiamo pensare il conservatorismo russo come un elemento che caratterizzava solo il passato imperiale o il cristianesimo ortodosso di matrice russa; al contrario, la Destra cristiana russa al giorno d’oggi esiste come un’entità nella quale si intersecano religione, politica e affari, ed è strettamente collegata alla Destra cristiana americana, dalla quale ha adottato idee e strategie chiave. Se la Destra cristiana russa abbia effettivamente un proprio bacino elettorale è questione che ancora attende una verifica sociologica.
Ph. Ignacio Arsuaga rolling out the #FreeSpeechBus at the World Congress Of Families 2017 © CitizenGo via flickr
Kristina Stoeckl
Professoressa di Sociologia all’Università di Innsbruck e coordinatrice del Postsecular Conflicts Research Project