Interpretare i conflitti post-secolari nelle società moderne - Confronti
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Interpretare i conflitti post-secolari nelle società moderne

by Kristina Stoeckl

Da: Kristina Stoeckl, 2020. Introduction: What Are Postsecular Conflicts? in Postsecular Conflicts. Debating Tradition in Russia and the United States a cura di Kristina Stoeckl e Dmitry Uzlaner, 7-22. Innsbruck University Press. ― DOI: 10.15203/3187-99-3-02

La secolarizzazione ha cambiato la posizione della religione all’interno della società. Le società moderne, infatti, non concepiscono più la convivenza umana come regolata da dettami divini, ma come il risultato di un’autodeterminazione collettiva autonoma. Nell’era secolare in cui viviamo l’“offerta religiosa” si è moltiplicata, eppure per molti lo scetticismo e la mancanza di fede sono le opzioni predefinite. Inoltre, da quando si sono verificati i cambiamenti sociali che solitamente sono passati sotto l’etichetta di “1968”, le società europee sono molto cambiate al loro interno in termini di visioni del mondo, religioni e stili di vita quotidiani.

E se il pluralismo delle società moderne è il risultato della loro storia, quale atteggiamento possono sviluppare gli individui a questo riguardo, in qualità di agenti storici?

La filosofia politica distingue due tendenze. La prima consiste in un atteggiamento conservatore che guarda i cambiamenti sociali con sospetto, mentre reputa le strutture preesistenti come garanti dell’unità sociale. La seconda rispecchia una posizione progressista, che accoglie con favore il cambiamento e ambisce a sbarazzarsi di ciò che è “vecchio” per far spazio alla diversità. Riflettendo sulla questione del pluralismo nelle società moderne, Jürgen Habermas – il filosofo politico che meglio rappresenta il liberalismo politico post-secolare nei Paesi di lingua tedesca – parla di una “società post-secolare”, cioè una società pluralista che non è più governata da una sola visione del mondo sempre giusta e determinante rispetto all’orizzonte politico e sociale, ma che deve mettere attivamente d’accordo idee diverse su cosa sia una “buona vita”.

Habermas si fa promotore di un “processo di apprendimento complementare” basato sulla disponibilità dei cittadini religiosi a tradurre le loro opinioni in un linguaggio comprensibile per quanti religiosi non sono e sulla disponibilità di questi ultimi a prestare veramente attenzione a ciò che i loro concittadini religiosi hanno da dire.

Ma quanto è realistica, quanto è fattibile questa visione della società post-secolare?

Contro Habermas, si potrebbe sostenere che esiste già un modello sociologico che concettualizza la diversità morale e religiosa delle società moderne, ma in termini meno consensuali: il modello descritto nello studio di James D. Hunter Culture Wars: The Struggle to Define America (1991) [Guerre culturali: la lotta per definire l’America]. Mentre l’idea che ha Habermas sulla società post-secolare evidenzia il consenso, il modello delle culture wars evidenzia il conflitto. Questo non è il luogo per stabilire se i conflitti sui valori nelle società moderne pluralistiche assumono sempre più la forma di un consenso post-secolare o di un culture war. Tuttavia, si può tentare di definire più dettagliatamente le condizioni di questi conflitti.

I conflitti post-secolari, nelle moderne società pluralistiche, sono conflitti che vertono su valori e che presentano quattro aspetti caratterizzanti. Innanzitutto, essi ruotano intorno alla definizione di norme esplicite e implicite e quindi sorgono quando si tratta di codificare le norme in leggi.

Un esempio che illustra questo fatto molto bene è la questione del “matrimonio per tutti” [e, dunque, anche per le coppie formate da persone dello stesso sesso], un dibattito che nel caso della Germania, è salito agli onori delle cronache nel 2017. Il parlamento non aveva fatto altro che cambiare la formulazione dell’articolo 1353 del codice civile tedesco, modificandolo da «il matrimonio è contratto per la vita. I coniugi hanno un dovere reciproco di comunità coniugale» a «il matrimonio è stipulato da due persone, di diverso o dello stesso sesso, per la vita».

L’Articolo 6 della Costituzione tedesca garantisce una protezione speciale al matrimonio e alla famiglia. Non menziona esplicitamente che solo un uomo e una donna possano sposarsi, ma quando entrò in vigore – nel 1949 – era dato per scontato che fosse così. I rappresentanti dell’Unione cristiano-democratica di Germania (Cdu) e dell’Unione cristianosociale (Csu), in particolare, hanno espresso prima del voto preoccupazioni sul fatto che quella modifica al codice civile sarebbe potuta essere incostituzionale. I giuristi tedeschi, quindi, hanno dovuto rispondere alla seguente domanda: «Qual era il significato più profondo, implicito dell’articolo della Costituzione tedesca che garantiva una speciale protezione al matrimonio e alla famiglia: la relazione eterosessuale, la procreazione della prole, o semplicemente la solidarietà reciproca?».

L’esempio tedesco dimostra che nel processo della cosiddetta “diffusione delle norme”, vengono messe in gioco le norme esplicite e implicite della convivenza nella società, che riflettono uno status quo radicato nella Storia ma sostanzialmente sottratto alla discussione.

La seconda caratteristica dei conflitti post-secolari è che non ci sono modi evidenti o diretti per risolverli. In situazioni in cui non si può dare una soluzione che abbia validità generale ai conflitti morali o religiosi, la risposta politica che viene comunemente data è l’esonero. Il tipo di esonero più noto è il diritto di rifiutare un’azione “per motivi di coscienza”. E tuttavia, nei conflitti post-secolari contemporanei, lo strumento degli “esoneri” incontra due tipi di limiti. Il primo limite è posto da coloro che potrebbero approfittare delle esenzioni per riplasmare lo stesso sistema politico e giuridico e bandire gli aborti in un Paese in cui il personale medico ha il diritto di rifiutare di praticare aborti “per motivi di coscienza”. Il secondo limite dello strumento delle esenzioni è posto oggi dalla “maggioranza”, che è sempre meno disposta ad accettarle. Dal punto di vista della “maggioranza”, è necessario un certo grado di tolleranza per accettare di avere a che fare con persone che possano rifiutarsi di compiere determinati atti o attività “per motivi di coscienza”.

La terza caratteristica dei conflitti post-secolari è che sono transnazionali. Questo argomento è stato al centro del progetto Postsecular Conflicts, nel quale si è indagato sul ruolo degli “imprenditori normativi” transnazionali su temi quali i valori familiari, la mobilitazione contro l’aborto o l’homeschooling.

Gli attori transnazionali che si appellano ai tribunali internazionali, come la Corte europea dei diritti dell’uomo, influenzano la politica interna, comprese le cause inserite nei programmi dei progressisti e dei conservatori. A mo’ di esempio si può citare il caso di una famiglia cristiana, rigorosamente osservante, che ha rifiutato di rispettare la legge tedesca sulla scuola dell’obbligo. Questa famiglia rivendicava il diritto di scegliere l’homeschooling e ha trovato supporto legale in due gruppi di advocacy con sede negli Stati Uniti attivi a livello transnazionale: l’Alliance Defending Freedom e l’Home School Legal Defense Association, che hanno portato il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I difensori hanno sostenuto, tra l’altro, che il fatto che l’homeschooling fosse formalmente riconosciuta come un diritto nella stragrande maggioranza dei Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e significa che tale diritto sarebbe dovuto esistere anche in Germania.

L’esempio chiarisce, in primo luogo, che i conflitti religiosi e morali che riguardano solo piccole minoranze in contesti interni possono acquisire rilevanza internazionale attraverso il lavoro di gruppi di difesa transnazionali e, in secondo luogo, che i meccanismi di diffusione delle norme come il contenzioso strategico, comunemente associati alle culture wars americane e al sistema giudiziario negli Stati Uniti, sono diventati una strategia globale.

Il quarto punto è che i conflitti post-secolari non si verificano tra visioni del mondo secolari e religiose, ma tra posizioni liberali-progressiste e tradizionaliste-conservatrici. Nei fatti, gli argomenti religiosi, nella sfera pubblica, vengono declinati secondo una gamma di posizioni che vanno da quelle liberal-progressiste alle conservatrici e tradizionaliste. E dunque, su alcune questioni come la giustizia sociale, gli attori religiosi liberal-progressisti avranno più cose in comune con i liberali secolari che con attori anch’essi religiosi ma di area conservatrice e tradizionalista.

Homeschooling © Geralt via Pixabay

Inoltre, il gran numero di interviste fatte nell’ambito del progetto Postsecular Conflicts ci permette di tracciare il sistema di coordinate della “mente conservatrice” che emerge in quelli che chiamiamo conflitti post-secolari e il modo in cui è cambiato dai tempi della Guerra fredda. In primo luogo, le coordinate si sono spostate dal campo politico della Sinistra a quello liberale. Se, durante la Guerra fredda, per un pensatore di Destra e conservatore il maggiore antagonista era rappresentato dalla Sinistra (marxista, comunista), ora è individuato nel “liberale”, anche se i conservatori, generalmente, approvano idee economiche liberali.

Il contesto europeo, tuttavia, ha delle caratteristiche peculiari: l’identificazione del marxismo e del liberalismo apparteneva qui all’ideologia dell’estrema Destra, e deve più a Carl Schmitt e Martin Heidegger che a lotte concrete tra conservatori e progressisti sociali su questioni di moralità pubblica negli anni del secondo dopoguerra. In secondo luogo, le coordinate si sono spostate dall’Occidente all’Oriente, fino alla Russia. La fascinazione dei conservatori americani nei confronti della Russia si basa sull’ammirazione per lo sfrenato disprezzo russo per la correttezza politica e sulla robusta difesa dei privilegi ortodossi all’interno dello Stato russo al di sopra e contro i diritti delle minoranze.

Questa ammirazione è paradossale, perché il Paese limita non solo le libertà delle persone Lgbtqi+, ma anche quelle delle minoranze religiose. In terzo luogo, le coordinate si sono spostate dalla religione alla tradizione. Gli insegnamenti religiosi sono valutati in base alle loro credenziali conservatrici e tradizionaliste e non evangeliche o teologiche. L’esatto significato di “tradizione” e “valori tradizionali”, tuttavia, è solo vagamente definito nel discorso conservatore di oggi: comprende un modello familiare eterosessuale, patriarcale, costumi sociali conservatori e contenuti anti-modernisti dell’insegnamento cristiano. In quarto luogo le coordinate si sono spostate dalla democrazia all’autorità.

Mentre i conservatori durante la Guerra fredda difendevano la democrazia contro l’autocrazia, che era associata all’Urss (e anche contro i critici di Sinistra che vedevano nella democrazia occidentale un progetto egemonico), i conservatori del XXI secolo non si fidano più della democrazia. Per riassumere, concludiamo dicendo che i conflitti post-secolari possono essere “mappati” in due modi diversi. La prima mappa intellettuale è quella fornitaci dal concetto di culture wars. È una mappa in bianco e nero che traccia un antagonismo incolmabile conservatore (antiliberalismo, Oriente, autorità e tradizione) e un sistema di coordinate liberali (liberalismo, Occidente, democrazia e secolarismo). Tutto ciò esprime un antagonismo tra due moralità pubbliche, tra due architetture sociali “sacrali” che non possono essere riconciliate e che sono destinate a scontrarsi.

La seconda mappa intellettuale è quella sottesa al concetto di “società post-secolare” teorizzato da Habermas. Questa mappa è diversa, è disponibile in una vasta gamma di colori e sfumature e delinea le diverse aree di possibili sovrapposizioni tra questi due sistemi di coordinate. La prima mappa non è “sbagliata”: può spiegare molte delle dinamiche che il progetto di ricerca Postsecular Conflicts ha documentato, ma non è esaustiva. Abbiamo bisogno anche della seconda mappa per spiegare fenomeni come la difesa della tradizione dall’interno della tradizione, come esemplificato da molti altri interlocutori che abbiamo incontrato nel nostro lungo lavoro sul campo.

Questi ultimi hanno condiviso un metodo specifico per sviluppare la loro critica della posizione conservatrice, vale a dire la genealogia: per capire cosa significano oggi determinati concetti, è necessario capire da dove vengono e in quale contesto operano e si sviluppano.

Ph. World Congress of Families XI, 2017. Budapest Congress Center © Elekes Andor via Wikimedia Commons

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Kristina Stoeckl

Professoressa di Sociologia all’Università di Innsbruck e coordinatrice del Postsecular Conflicts Research Project

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