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Vaccine Divide

by Michele Lipori

di Michele Lipori. Redazione Confronti

Nonostante gli appelli di numerosi esperti mondiali che hanno chiesto un accesso equo a test, trattamenti e vaccini, nel mondo si registrano ancora fortissime disparità, naturalmente a scapito dei Paesi più poveri.

Secondo l’elaborazione di Our World in Data – una pubblicazione scientifica online senza scopo di lucro con sede presso l’Università di Oxford – finora sono almeno 9,79 miliardi le singole dosi di vaccino anti-Covid che sono state somministrate in tutto il mondo, a un ritmo di circa 30,15 milioni di iniezioni al giorno.

Se è il 60,2% della popolazione mondiale ad aver ricevuto almeno una dose di vaccino, e nonostante gli appelli di numerosi esperti mondiali che hanno chiesto un accesso equo a test, trattamenti e vaccini solo il 9,4% delle persone nei Paesi a basso reddito, infatti, ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid.

Per comprendere la portata del Vaccine Divide (l’iniquità all’accesso ai vaccini), è opportuno considerare che nell’America del Nord (in cui vive circa il 5% della popolazione mondiale) circa il 60% della popolazione è pienamente vaccinato contro il Covid-19 e il 9,7% ha ricevuto almeno una dose; in Europa (intesa in senso geografico, con il 9,6% della popolazione mondiale) la percentuale dei totalmente vaccinati sale al 63%, ma è solo il 3,8% ad aver ricevuto almeno una dose.

Tuttavia, se si considerano i Paesi dell’Unione europea è il 71% della popolazione a essere pienamente vaccinata, con il 3,4% con almeno una dose). In Asia, dove vive quasi il 60% della popolazione mondiale, è il 60% dei suoi abitanti ad aver completato il ciclo vaccinale, mentre il 10% ha ricevuto almeno una dose; in Oceania (0,5% della popolazione mondiale) il 59% è completamente vaccinato e il 3,6% ha ricevuto almeno una dose.

In Sud America (8,4% della popolazione mondiale) il 66% è pienamente vaccinato e l’11% ha ricevuto almeno una dose.

È l’Africa a rappresentare il “fanalino di coda” della campagna vaccinale a livello globale. Nonostante rappresenti circa il 17% della popolazione mondiale – con i suoi quasi un miliardo e 400mila abitanti –  solo il 10%  delle persone che vi risiedono è pienamente vaccinato e il 5,2% ha ricevuto almeno una dose.

Mentre il 2022 si apre con queste disuguaglianze, gli esperti di salute pubblica avvertono che per il primo trimestre si profila una carenza  di vaccini a livello mondiale che potrebbero interessare circa 3 miliardi di dosi. Ad affermarlo è Tania Cernuschi, responsabile tecnico per la strategia globale sui vaccini per l’Organizzazione mondiale della sanità che ha anche aggiunto, in una recente intervista sul Financial Times, che l’uso sproporzionato di vaccini nei Paesi ricchi potrebbe portare a scarsità in altre parti del mondo.

A tal proposito, l’Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente comunicato di aver distribuito un miliardo di dosi di vaccino in 144 Paesi attraverso il proprio programma internazionale (Covax), lanciato nel 2020 allo scopo di assicurare una diffusione più equa e vasta possibile dei vaccini anti- Covid, soprattutto nei Paesi poveri. Un risultato, secondo un report diramato dall’Ong Medici senza frontiere dal titolo COVAX: A broken Promise to the World, assolutamente non sufficiente perché il programma seguirebbe comunque una logica  di mercato e non di risoluzione del problema su scala globale.

In tal senso, una nota positiva sembrerebbe arrivare dagli Stati Uniti. Lo scorso gennaio la microbiologa di origini italiane Maria Elena Bottazzi (co-direttrice del Centro per lo sviluppo dei vaccini del Texas Children’s Hospital and Baylor College of Medicine, un’istituzione privata e senza scopo di lucro con base a Houston) ha annunciato la creazione del vaccino Cobervax.

Si tratta di un vaccino senza brevetto (e per questo ribattezzato “il vaccino anti-Covid per il mondo”) con un’efficacia di oltre 90% per il Coronavirus di Wuhan e di oltre l’80% per la variante Delta (ulteriori studi sono attualmente in corso per Omicron), il cui costo sarà di appena 1,5 euro a dose.

Ph. WHO/ Blink Media - Nana Kofi Acquah/ Wikimedia Commons

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