di Michele Lipori. Redazione Confronti.
In seguito all’invasione russa, sono oltre 3 milioni e mezzo le persone che hanno lasciato l’Ucraina (dati del 16 marzo 2022), mentre rimane sconosciuto il numero di persone sfollate nel Paese. Secondo il The Guardian, si tratta della più grande crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale con molti punti in comune alle guerre in ex-Jugoslavia degli anni Novanta. In questa situazione, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, ha fatto divieto agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese: sono più di 60.000 gli espatriati ucraini che sono tornati in patria per imbracciare le armi.
Oltre alla tregedia di chi rimane a combattere e chi prosegue la sua corsa verso la salvezza, c’è anche la situazione dei tanti che hanno amici e familiari in Russia.
Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), il Paese che al momento ha accolto la maggioranza dei profughi è la Polonia (1.975.449) a cui fanno seguito Romania (508.692), Moldavia (355.426) e Ungheria (291.230).
Il Viminale ha dichiarato che finora sono poco più di 50.000 i profughi arrivati finora in Italia. La maggioranza è composta da donne (25.846) e da minori (20.478), mentre gli uomini sono meno del 10% sul totale (4.325).
Durante la sua visita a Chişinău, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha consegnato un primo carico di aiuti umanitari e stilato un accordo da dieci milioni di euro con la Moldavia per sostenere il Paese nel suo sforzo di accoglienza delle persone in fuga.
Già all’indomani dell’invasione, una reazione concreta è arrivata anche dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia che si è attivata utilizzando le consolidate reti di accoglienza per i profughi arrivati con i Corridoi umanitari e chiedendo il sostegno di chiese locali, associazioni, famiglie in grado di garantire una prolungata ospitalità.
«Con questo impegno – sottolinea il presidente della Fcei, Daniele Garrone – vogliamo anche ribadire il criterio di corresponsabilità europea nella gestione dei profughi, contro quelle logiche di egoismo nazionale che tante volte hanno caratterizzato il dibattito sull’immigrazione lungo la rotta mediterranea» e, dunque, includendo anche i «profughi non ucraini ma in fuga dall’Ucraina, che sembrano incontrare serie difficoltà a entrare in Polonia. […] una discriminazione intollerabile che chiediamo all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e alle autorità dell’Unione europea di contrastare con fermezza».
Ph. Rifugiati ucraini in Ungheria © Arpad Csaba Majoros/Malteser Ungarn / CopyLeft
Michele Lipori
Redazione Confronti