Unione europea. Le cinque "s" di un sistema a due velocità - Confronti
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Unione europea. Le cinque “s” di un sistema a due velocità

by Maurizio Ambrosini

di Maurizio Ambrosini. Professore di Sociologia delle migrazioni. Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università di Milano.

La guerra in Ucraina sta seminando lutti e drammi umanitari, ma ha anche prodotto una svolta  nelle politiche europee dell’asilo. Forse l’unica buona notizia di queste settimane. L’Unione europea, con una scelta audace e inattesa, ha aperto le porte ai profughi dall’Ucraina in maniera incondizionata. Già potevano entrare senza obbligo di visto, ma solo per soggiorni turistici di durata inferiore ai tre mesi. Ora potranno fermarsi per un anno, prolungabile di altri due, come residenti regolari a tutti gli effetti. Potranno muoversi all’interno dell’Ue, saltando i vincoli delle convenzioni di Dublino e le sfibranti discussioni sulle quote-Paese. Saranno abilitati ad accedere al lavoro, all’istruzione, alla sanità, senza filtri o lungaggini.

Riemerge quindi un’Europa solidale, capace di riverniciare un’immagine che appariva alquanto ammaccata. Veniamo dalla stagione degli accordi con Turchia, Niger, Libia e altri Paesi di transito, degli scaricabarile sull’accoglienza dei rifugiati, delle deprecabili azioni di respingimento ai confini tra Grecia e Turchia, Croazia e Bosnia, Polonia e Bielorussia, della mano libera sostanzialmente lasciata all’agenzia Frontex, superdotata di mezzi e personale.

Fa impressione vedere come i Paesi del gruppo di Visegrad, così ostili verso i rifugiati in arrivo dal Medio Oriente, oggi aprano le porte ai profughi ucraini. E anche da noi il fronte dell’accoglienza appare compatto. Niente più cortei contro l’invasione, grida “padroni a casa nostra”, polemiche sui costi dell’accoglienza, contrapposizioni tra poveri italiani e stranieri da assistere. Non possiamo che salutare con favore le conversioni di massa ai valori umanitari.

Le ombre però non mancano, neppure in questa primavera dell’accoglienza. Nella nuova politica europea dell’asilo, alla “s” di solidale se ne accompagnano almeno altre due: sospettosa e selettiva.

Sospettosa perché l’accoglienza indiscussa, senza se e senza ma, vale solo per i cittadini ucraini, non per gli stranieri residenti nel Paese, tra cui 76.000 studenti. Per loro i governi potranno scegliere, se applicare le medesime norme liberali, oppure ricacciarli nella trafila della richiesta d’asilo.

Selettiva perché rimangono comunque esclusi i profughi di altre guerre e persecuzioni. L’Ue ha di fatto introdotto un regime dell’asilo a due velocità: commossa generosità verso gli ucraini, respingimenti e restrizioni per gli altri. Alla frontiera polacca a Sud si accolgono gli ucraini, più a Nord, al confine con la Bielorussia, si respingono i profughi dal Kurdistan iracheno con idranti e manganelli. In questo momento comandano le emozioni e la politica le segue: grande slancio verso gli ucraini in fuga dalla guerra, indifferenza, diffidenza, ostilità verso gli esseri umani che non hanno alle spalle una guerra altrettanto fresca e vicina. Aleggia persino il sospetto che provenienza, colore della pelle, religione, genere, dettino le nuove regole dell’accoglienza.

Si profila poi una quarta “s” sull’Europa solidale: smemorata. Le emozioni hanno una grande forza di mobilitazione, ma sono anche solitamente di breve durata. Nell’agosto scorso sembrava fossimo pronti ad accogliere tutti gli afghani che fuggivano dal regime dei talebani. Oggi nessuno se ne ricorda più. In Italia, dei 5.000 posti di accoglienza previsti per chi fuggiva da Kabul ne sono stati occupati solo 3.000. Colpa certamente delle chiusure ministeriali, ma anche di un’opinione pubblica distratta e superficiale. Facciamo in modo che nel giro di qualche settimana o di qualche mese non accada qualcosa del genere con i profughi ucraini.

Aleggia infine una quinta “s”: spontaneistica. La mobilitazione spontanea di queste settimane è encomiabile, persino entusiasmante. Oggi stiamo accogliendo i profughi ucraini con il cuore. Non sempre però sposandolo con la ragione, la competenza, la capacità necessaria. Per accogliere bene occorre una sinergia tra istituzioni pubbliche, società civile, comunità di fede, semplici cittadini, senza trascurare il contributo che gli stessi immigrati ucraini già insediati stanno offrendo. In questo modo, la solidarietà di oggi potrà diventare una forza coesiva e innovatrice per la nostra società.

Ph. © Malteser/ CopyLeft

Maurizio Ambrosini

Maurizio Ambrosini

Professore di Sociologia delle migrazioni. Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università di Milano

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