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Una nuova Bretton Woods

by Raul Caruso

di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.

Era il 1944 quando a Bretton Woods, nel New Hampshire, si sono ripensate le regole dell’economia mondiale, ridisegnando un nuovo sistema economico che dovesse servire all’aumento del benessere globale. All’indomani della crisi russo-ucraina, avremmo bisogno dello stesso afflato.

Nel luglio del 1944, circa un anno prima della fine della Seconda guerra mondiale, 730 delegati di 44 Paesi si riunivano a Bretton Woods nel New Hampshire e in tre settimane riscrivevano le regole dell’economia mondiale. In particolare, venivano fondati il Fondo monetario internazionale e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo che poi sarà parte del gruppo Banca mondiale.

In linea generale, la parola d’ordine era quella di aprire i mercati in modo da non commettere gli errori commessi alla fine della Prima guerra mondiale. Da ribadire a chiare lettere è che la conferenza ebbe luogo prima che la guerra terminasse. In pratica, tale anticipazione era il segnale che i governi di alcuni Paesi leader (Stati Uniti d’America e Regno Unito) già avessero in cantiere quali riforme effettuare all’indomani del conflitto.

In particolare, era già chiaro che un nuovo sistema economico dovesse servire all’aumento del benessere globale e che tale sistema avrebbe dovuto incorporare anche i Paesi che sarebbero stati sconfitti militarmente. Si ribaltava l’idea di nazionalismo economico che si era mostrata profondamente sbagliata solo pochi anni prima e che aveva contribuito a porre le basi della guerra. La stessa integrazione europea che comincerà a prendere forma solo pochi anni più tardi non sarebbe stata pensabile se non vi fosse stato il cambio di rotta maturato a Bretton Woods.

In breve, in quella sede erano state approvate quelle istituzioni globali che poi hanno contribuito a garantire un benessere crescente e diffuso in gran parte del pianeta fino alla grande crisi del 2008.

Avremmo bisogno anche adesso di una simile intenzione di riforma da parte dei Paesi democratici. Nel momento in cui questo articolo viene scritto, infatti, la guerra lanciata da Vladimir Putin contro l’Ucraina è in corso e si spera che un “cessate il fuoco” sia stato raggiunto nel momento in cui questo articolo vada in stampa.

Così  come fu per Bretton Woods, i governanti dei Paesi democratici devono quindi anticipare gli eventi e non appiattirsi su una semplice riproposizione dello status quo con la sola eccezione di una necessaria ricostruzione non solo dell’Ucraina ma della stessa Russia.
In particolare, la riscrittura delle regole globali deve partire da due punti essenziali: 1) un sistema di controllo del mercato delle armi; 2) un sistema mondiale di controllo dei prezzi dei beni agricoli e delle materie prime.

Sul controllo delle armi si è scritto sovente in questa rubrica, ma repetita juvant: una nuova architettura istituzionale multilaterale, non può che ripartire da una più stretta regolamentazione del mercato delle armi e più in generale da politiche di disarmo. La spesa militare è ormai segnale di una corsa agli armamenti globale. In assenza di accordi specifici, la guerra in corso amplificherà tale tendenza.
Meno evidente la necessità di una regolamentazione in merito ai prezzi mondiali nonostante il fatto che in questi giorni i prezzi di molti beni agricoli e di molte materie prime stanno suscitando serie preoccupazioni a causa di oscillazioni significative ed elevata volatilità.

Nel momento in cui i prezzi agricoli, e di conseguenza i prezzi alimentari, subiscono improvvisi aumenti, il potere di acquisto dei consumatori, in particolare dei più poveri, subisce diminuzioni non attese.
È inutile ricordare, peraltro, che il legame tra prezzi dei beni alimentari e violenza (es. nel caso delle rivolte per il pane) è conosciuto da sempre.

Politiche di stabilizzazione dei prezzi, quindi, dovrebbero essere dei punti focali della comunità internazionale. Viceversa, in un mondo noncooperativo, l’assenza di coordinamento su un tema come
questo tende a esacerbare il costo sociale della volatilità dei prezzi mondiali.
In particolare, alla luce del fatto che i Paesi più poveri sono importatori netti di beni alimentari, l’assenza di coordinamento per una stabilizzazione dei prezzi mondiali ha, tra le principali conseguenze, quello di un peggioramento dei livelli di povertà a cui – come detto in precedenza – spesso si accompagnano conflitti violenti.

Un nuovo disegno istituzionale che garantisca pace e sicurezza dovrebbe partire da questo.

Ph. Mount Washington Hotel, Bretton Woods, New Hampshire, USA © Georgio via Wikimedia Commons

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Raul Caruso

Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana

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