di Franco Chiairini. Storico
Sono due le passioni che animano questo bel volume di Varcasia. La prima è il sentimento di riconoscenza che l’Autrice esprime verso il «caro, carissimo nonno» – termine «affettuoso e intimo» usato al posto dell’anagraficamente corretto ma «distante» di “trisnonno” – Antonino Tagliarini, appunto, per avere lasciato «un’orma da seguire, un insegnamento da imparare, un esempio da imitare» (p. 11) e del quale Varcasia racconta la storia della sua conversione e delle difficoltà incontrate per vivere la fede evangelica in modo coerente. E qui emerge la seconda passione: indagare storicamente le origini della tradizione evangelica della famiglia dell’Autrice ricostruendo il periodo storico e le vicende che hanno visto protagonista Antonino Tagliarini e la presenza protestante a Palermo subito dopo l’Unità.
Un lavoro vasto e approfondito questo condotto da Varcasia, sulla base di una accurata bibliografia già esistente ma anche di fonti originali esaminate con precisione, alcune inedite o comunque non oggetto di studi specifici come relazioni al Sinodo valdese, verbali dei Consigli di chiesa, rapporti e lettere al Comitato di evangelizzazione, nonché riviste dell’epoca. L’indagine di Varcasia è ad ampio raggio in quanto i primi quattro capitoli sono dedicati all’inquadramento del contesto storico dell’Italia della prima metà dell’Ottocento, a partire dagli ideali risorgimentali e aneliti di rinnovamento religioso presenti nelle componenti evangeliche del nostro Paese. Infatti Varcasia passa in rassegna la presenza sia dei valdesi che dei gruppi evangelici che gravitavano attorno a Gavazzi, Guicciardini, Mazzarella e De Sanctis, ma anche il ruolo degli evangelici italiani esuli a Londra, Malta, Ginevra, senza dimenticare l’azione svolta dalle Società Bibliche e dai loro colportori, i venditori ambulanti di Bibbie e Nuovi Testamenti che tanta parte hanno avuto nella diffusione di testi e opuscoli religiosi non solo nelle città ma anche in zone rurali.
Un quadro senz’altro articolato e composito, ed è interessante sottolineare subito come Varcasia riporti nella sua esposizione anche le diverse letture e interpretazioni che di quei fatti si sono succedute nella ricerca storiografica: si tratta certo di utili elementi per una comprensione diffusa di momenti e circostanze tutt’altro che semplici.
L’indagine dell’A. si concentra quindi su Palermo e la nascita nel 1861 della comunità valdese ad opera del pastore Giorgio Appia, comunità nella quale troviamo subito Antonino Tagliarini, nato a Palermo nel 1835 in una famiglia cattolica dell’alta borghesia. Non vi sono certezze, afferma Varcasia, sui fattori che hanno determinato la conversione di Tagliartini, ma solo supposizioni.
Forse gli infuocati discorsi di Gavazzi, sbarcato a Marsala al seguito di Garibaldi, su rinascita politica del Paese e riforma religiosa. Oppure leggendo la Bibbia dopo aver incontrato qualche colportore, o ancora dialogando con Antonino Mastricchi, anche lui palermitano già esule per i moti del 1848-’49 che aveva accolto Giorgio Appia sin dal febbraio 1861: nella sua casa si erano svolti i primi culti e pertanto era considerato uno dei fondatori della chiesa valdese di Palermo. O ancora l’incontro diretto con Appia, nell’ambito del primissimo gruppo di borghesi palermitani che si riuniva attorno al pastore valdese. Comunque, scrive Varcasia, «è in questo clima eroico pieno di entusiasmo e di desiderio di cambiamento che egli maturò la sua conversione» (p. 116).
Con il «caro nonno» Antonino Varcasia ripercorre in modo dettagliato le vicende della chiesa valdese di Palermo: la sua nascita, il suo sviluppo, il dialogo con il tessuto cittadino e le immancabili dispute con il clero locale, come pure l’apertura di strutture educative quali l’asilo, la scuola, l’orfanotrofio e la società di assistenza per venire incontro alle esigenze delle popolazioni più povere come in occasione delle epidemie di colera del 1867 o di difterite pochi anni dopo.
Ma anche vicende movimentate e tensioni a dire il vero, sopraggiunte già dagli anni ’70, che Varcasia documenta in modo accurato e puntuale, dovute sia al carattere polemico e difficile del pastore John Simpson Kay, succeduto nel 1863 ad Appia, che alle incomprensioni tra il Consiglio di chiesa palermitano e il Comitato di evangelizzazione che porteranno Tagliarini e la sua famiglia a passare nel 1884 alla Chiesa metodista wesleyana, giunta in Italia all’indomani del 1860.
L’A. non nasconde che l’aggiungersi di denominazioni evangeliche estere a quelle già presenti portarono quella «frantumazione denominazionale» che caratterizzava l’evangelismo italiano post unitario, anche se, scrive ancora Varcasia, «l’abbandono [di Tagliarini] della Chiesa valdese e il passaggio a quella metodista non furono dovuti a divergenze teologiche ma a tensioni interne e a un diverso modo di comprendere il ruolo e il rapporto tra i diversi organismi della Chiesa» (p. 200).
Esempio in questo senso sarà anche il ruolo avuto dal pastore metodista Saverio Fera, in quegli anni anche lui in rapporti molto tesi con i valdesi di Palermo.
Il volume si completa con ben nove interessanti Appendici: l’albero genealogico di Antonino Tagliarini, le copie del registro della chiesa valdese di Palermo, le foto della famiglia Tagliarini, quelle degli edifici sedi delle chiese valdese e metodista di Palermo; quindi le vedute suggestive di alcune città siciliane, i ritratti e le magnifiche opere d’arte oggetto degli scatti dell’importante studio fotografico che i fratelli Antonino e Tommaso Tagliarini aprirono tra gli anni Settanta e Ottanta nel centro di Palermo e tuttora presenti in vari Fondi fotografici italiani. Questo lavoro di Varcasia è dunque un utile strumento che attraverso il personaggio di Antonino Tagliarini ci consente di conoscere l’evangelismo nella Palermo post-unitaria e il ricco e articolato mondo evangelico italiano dell’Ottocento.
Ph. © Antonio Magri
Franco Chiarini
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