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Il caso Giulio Regeni – Scheda di approfondimento

by Nadia Addezio

a cura di Nadia Addezio. Redazione Confronti

CHI ERA GIULIO REGENI:

  • Giulio Regeni, classe 1988, era uno studente di dottorato al Girton College dell’Università di Cambridge. Friulano, conoscitore esperto del Medio Oriente, vinse due volte il premio “Europa e giovani”. Pubblicò diversi articoli sotto lo pseudonimo di Antonio Drius dove documentava la situazione sindacale nell’Egitto della post-rivoluzione (2011). 
  • Scompare il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario della deposizione del presidente Mubarak. A dare l’allarme della scomparsa, l’amica Noura Wahby.
  • Viene lanciato da amici e colleghi l’hashtag su twitter #whereisgiulio
  • Il 3 febbraio viene trovato il corpo senza vita e martoriato del ricercatore in un fosso, lungo la superstrada che collega il Cairo con Giza.
  • Regeni si trovava in Egitto per svolgere ricerche sui sindacati indipendenti egiziani.

CONTESTO E ANTEFATTI:

  • Il 25 gennaio 2011, 25mila egiziani si riversano in Piazza Tahrir – la “piazza della Liberazione” – per chiedere riforme politiche e sociali. L’11 febbraio 2011 finisce, dopo giorni di violenti scontri tra esercito e manifestanti, il regime corrotto e repressivo del presidente Hosni Mubarak. 
  • Nel 2012 viene eletto democraticamente il leader dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi. Presidente fino al 2013, viene deposto dalle Forze armate guidate dal generale Abdel Fattah al-Sisi, col sostegno di milioni di cittadini.
  • Nominato capo di Stato ad interim Adli Mansur, nel 2014 si tengono le elezioni presidenziali, alle quali si candida al-Sisi. Salutato come “Salvatore della patria”, viene eletto col 96,91% dei voti.
  • A oltre dieci anni dalle mobilitazioni di Piazza Tahrir, osservatori internazionali e ong ritengono che nell’Egitto di al-Sisi si sia insinuata una “nuova forma di totalitarismo”.

INDAGINI, INIZIATIVE, STATO DEL PROCESSO:

  • La Procura del Cairo e di Roma avviano indagini parallele. Dall’autopsia emerge che il ricercatore è deceduto a seguito di una frattura della vertebra cervicale.  Il corpo risulta martoriato da evidenti segni di tortura “professionista”. Il ministro dell’Interno egiziano, Magdi Abdel Ghaffar, ha negato che la polizia egiziana potesse esser coinvolta nell’omicidio. 
  • Viene intanto lanciata la petizione “Verità sull’uccisione di Giulio Regeni” su Change.org.
  • Nel febbraio 2016, il caso Regeni era stato affidato a Khaled Shalabi, agente condannato nel 2003 dal Tribunale penale di Alessandria per aver falsificato un rapporto di polizia e aver torturato fino alla morte un uomo. Lo stesso Shalabi aveva sostenuto nelle indagini preliminari che la morte di Regeni fosse stata causata da un incidente stradale
  • Nel corso delle indagini, la Procura di Roma ipotizza che le ricerche che Regeni stava conducendo siano state la ragione della sua uccisione.
  • La Procura di Roma riscontra difficoltà nel reperimento di documenti richiesti all’autorità giudiziaria egiziana.
  • Nel 2016 e 2018 il Parlamento europeo chiede verità per Giulio Regeni.
  • Nel 2019 si insedia la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni con presidente Erasmo Palazzotto.
  • Nel 2020, il Parlamento europeo approva una risoluzione che chiede a tutti i Paesi Ue di esortare le autorità egiziane a collaborare con le autorità giudiziarie italiane e inviare gli indirizzi di residenza dei quattro indagati segnalati dai pubblici ministeri di Roma a conclusione d’indagine, affinché possano essere formalmente incriminati e processati in Italia.
  • Il 14 ottobre 2021 inizia il processo dei quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati del sequestro e omicidio di Giulio Regeni. La Presidenza del consiglio si costituisce parte civile. Ma subisce un rinvio dalla Corte d’Assise poiché gli imputati non erano stati notificati.
  • Il 15 luglio vi è stata in Cassazione l’udienza sul ricorso presentato dalla Procura di Roma, per riaprire il processo a carico dei 4 agenti dei servizi segreti egiziani, sospeso dal giudice dell’udienza preliminare. La decisione del gup si rifaceva a quanto deciso dalla Corte d’Assise, che si espresse sulla sospensione del processo poiché gli atti non erano stati notificati agli imputati.
  • Il 10 ottobre si è tenuta una nuova udienza conclusasi in un nulla di fatto. «Gli egiziani non hanno risposto neanche alla richiesta di incontro che la ministra Cartabia aveva chiesto nel gennaio scorso» ha affermato il capo dipartimento per gli Affari Giustizia, Nicola Russo.
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Nadia Addezio

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