di Luigi Sandri. Redazione Confronti.
Ratzinger, firmandosi Benedetto XVI, nega di aver “tollerato” a Monaco preti pedofili, ma là insistono nelle accuse. Intanto il Synodaler Weg tedesco propone il diaconato alle donne, il celibato opzionale per i presbiteri, la benedizione in chiesa delle coppie Lgbtq+. Proposte della Comunità di san Paolo al Sinodo.
Si preannuncia come un evento ecclesialmente “drammatico” il Sinodo dei Vescovi del 2023, perché alcuni fatti, emersi nelle ultime settimane, lasciano intravedere che quell’Assemblea sarà posta di fronte a scelte non più eludibili. Tra esse: 1) lo status del clero e la piaga della pedofilia che tocca tra il 3 e il 5% – secondo i Paesi – dei 410mila presbìteri cattolici del mondo; 2) l’ammissione delle donne in tutti i ministeri; 3) il rovesciamento delle normative del Catechismo che condannano i rapporti sessuali delle persone Lgbtq+.
DALLA GERMANIA UNA DISFIDA A RATZINGER E A FRANCESCO
Voluta dal cardinale Reinhard Marx (classe 1953), arcivescovo di Monaco, una commissione indipendente, affidata a uno studio legale, il 20 gennaio ha reso noto il suo rapporto: negli anni 1945-2019 sono stati almeno 497 i minori abusati da 235 persone: 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali e 48 addetti a scuole legate alla Chiesa. Secondo il rapporto anche il cardinale Joseph Ratzinger, alla guida della diocesi dal 1977 all’82, almeno in quattro casi ha “tollerato” preti pedofili. Subito – indirettamente – il papa emerito, che vive in Vaticano, ha smentito l’accusa. Poi, datata 6 febbraio, e resa nota due giorni dopo, è venuta una sua lettera, firmata “Benedetto XVI”. Una forzatura, perché l’interessato doveva firmarsi J. Ratzinger, oppure definirsi “papa emerito”, anche per stroncare in un colpo quei gruppi “ultra-cattolici” che considerano ancora Benedetto il “vero” vescovo di Roma, e Francesco un “abusivo”. In quanto al merito dei fatti imputatigli, riconosce che, nei singoli casi, possa esserci stato qualche errore di valutazione, ma nega di aver coscientemente “tollerato” preti violentatori. Un avvocato dello studio legale di Monaco ha definito “poco credibili” le spiegazioni di Ratzinger; ma monsignor Georg Gänswein, suo segretario personale, ha ribadito che le accuse contro l’ex arcivescovo non sono provate.
Nella lettera, Benedetto XVI esprime «profonda vergogna e grande dolore» per l’accaduto; «ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile»; parla di «grandissima colpa», ma non ammette suoi errori. Si dice ben consapevole (egli è del 1927) di doversi presto presentare al tribunale di Dio.
Al di là dell’accertamento dei singoli fatti – che sta ai tribunali tedeschi e vaticani valutare – impressiona, in questo testo, l’assenza di rammarico per non aver, egli, a Monaco (lo farà, poi, da pontefice, in altre occasioni), incontrato le ragazze e i ragazzi violati, seppure ora adulti, per chiedere il loro perdono. È ben giusto, per un credente, affidarsi al giudizio di Dio. Ma, intanto, in attesa del giorno “X”, su questa terra non dovrebbe un vescovo deferire ai tribunali civili i preti pedofili, e chiedere di persona perdono alle vittime (al posto di un sacerdote “reo” che non voglia o non possa farlo)?
RIFORME NECESSARIE. EPPURE, LADARIA…
Ai primi di febbraio i/le partecipanti – 240, metà clero, metà laici, uomini e donne – del Synodaler Weg, il cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca, in prima battuta (la seconda, e finale, ci sarà in ottobre), hanno proposto: misure severissime contro la pedofilia del clero; il celibato opzionale per i presbìteri; donne al diaconato, di fatto visto come tappa verso il presbiterato; la benedizione in chiesa alle coppie omosessuali; la piena corresponsabilità dei laici, con i preti, nella conduzione delle parrocchie. Se confermate in autunno, tali proposte nel 2023 arriveranno al Sinodo.
Ogni decisione sarà una volta ancora rinviata? Se così fosse, la Chiesa cattolica nella patria di Lutero esploderà. Ma vi è un piccolo fatto che, forse, rappresenta un segnale di “luce verde”. Il cardinale Jean- Claude Höllerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo, scelto da Bergoglio come relatore al prossimo Sinodo, in un’intervista al giornale cattolico francese La Croix, lodando l’istituzione dei diaconi permanenti, anche sposati, si è chiesto: «E perché non anche preti uxorati?».
L’ESCLUSIONE ASSOLUTA DELLE DONNE DAI “MINISTERI ALTI” NON È UN MANDATO DI CRISTO MA UNA COSTRUZIONE STORICA CHE RENDE MONCO E DISTORTO L’EVANGELO.
Vi sono però segnali di segno diverso. Il quotidiano Domani, l’11 febbraio, ha riportato due lettere della Congregazione per la dottrina della fede (CdF), una del 2012 al vescovo di Lucera- Troia (Foggia), e l’altra del 2015 al cardinale Philippe Barbarin, allora vescovo di Lione, con cui si chiedeva di procedere contro due preti pedofili ma, castigandoli, si doveva «evitare ogni scandalo tra i fedeli». E così, occultandoli, si favorirono ulteriori reati dei due violentatori, pur ridotti allo stato laicale. Ebbene, dal 2008 era segretario del- la CdF il gesuita spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer che, nel 2017, il papa nominerà prefetto dello stesso dicastero, e poi cardinale.
CARDINALI “TOLLERANTI” IN CONCLAVE?
Reinhold Marx il 21 maggio 2021 aveva offerto al papa le sue dimissioni da arcivescovo di Monaco: «La Chiesa in Germania – scriveva – sta attraversando dei momenti di crisi, e la crisi viene causata anche dal nostro personale fallimento, per colpa nostra. Mi pare di essere giunti a un “punto morto”… Per me si tratta, sostanzialmente, di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni. Ci sono stati fallimenti a livello personale ed errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e “sistemico”». Francesco respinse le dimissioni: Marx, del resto, è uno dei porporati che lo aiutano a preparare la riforma della Curia e a controllare le finanze vaticane.
Ancor più cruciale il caso del cardinale Rainer Maria Woelki (classe 1956), arcivescovo di Colonia: questi, nel settembre scorso, ha ammesso: «Ho fatto errori nel gestire i casi di abuso [di presbìteri su minori] e ho fatto errori nella comunicazione. Mi dispiace per questo, soprattutto pensando alle vittime che sono state così ritraumatizzate». Perciò ha chiesto al papa, che glielo ha concesso, «un tempo (di circa sei mesi) per riflettere e poi tornare a camminare insieme nell’arcidiocesi».
Pare che nel mondo vi siano altri tre o quattro porporati votanti (con meno di 80 anni, dunque) accusati di aver “tollerato” preti pedofili. Tra gli osservatori ci si chiede: dopo tanti proclami vaticani contro chi in qualche modo “tollera” i violentatori di minori, se ci fosse un conclave, potrebbero quei prelati entrarvi?
LA CDB DI SAN PAOLO SU LGBTQ+ E DONNE NEI MINISTERI
In vista dei Sinodi – generale del 2023, e italiano, del 2025 – a poco a poco cominciano ad arrivare in Vaticano, dalle diocesi del mondo e da singoli gruppi, le desiderate proposte. Tra esse quella della Comunità di base di San Paolo in Roma, di cui diamo due citazioni: «Studiando la Bibbia, con il metodo storico-critico, abbiamo “scoperto” che mai Gesù negli Evangeli parla di “sacerdote” per la sua comunità, e nemmeno ne parlano le Lettere apostoliche o gli Atti. La comunità intera è sì sacerdotale, ma nessuna persona, da sola, lo è. Per tale motivo, la presidenza dell’Eucaristia può essere di qualsiasi persona che fosse battezzata». E le donne? «La loro esclusione assoluta dai “ministeri alti”, a un certo punto affermatasi nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente, non è affatto un mandato di Cristo ma, al contrario, una costruzione storica che rende monco e distorto l’Evangelo. Il fatto che Gesù risorto appaia a Maria di Magdala, e affidi a lei – donna – la missione di riferire agli apostoli che Lui era risorto, ci sembra un evento fondante della Chiesa di ieri e di domani». Altro tema. «Il Catechismo varato da papa Wojtyla nel 1992 definisce “gesti disordinati” i comportamenti sessuali delle persone Lgbtq+. Ma se tutte le esclusioni sono inaccettabili, quelle basate sull’identità delle persone, sulla loro natura, sono le più opprimenti. Tutti gli studi ci dicono ormai che l’omosessualità e la transessualità non sono scelte. Omosessuali o transessuali si è, non si sceglie di esserlo». Perciò: «Se i due Sinodi non potranno compiere le riforme sostanziali (dottrinali, canoniche e pastorali) necessarie, sarà giunto il tempo nel quale un nuovo e inedito Concilio di “padri” e di “madri” sia convocato per riflettere, e infine coraggiosamente deliberare».
Ph. Saint Peter statue outside the Basilica, Vatican, Rome© Fr. Barry Braum via Unsplash
[Articolo pubblicato sul numero di marzo 2022].
Luigi Sandri
Redazione Confronti