di Amarilda Dhrami. Giornalista
La striscia di Gaza rimane al centro del conflitto israelo-palestinese, e di ripetute guerre tra Israele e Gaza scoppiate negli ultimi anni. In questo contesto è nata Walaa Abushaaban che ha deciso con tante difficoltà di lasciare la sua città, Gaza, per andare a studiare in Turchia, con la speranza – un giorno – di contribuire alla fine del conflitto.
Ci sono luoghi che sembrano lontanissimi e che quello che accade lì non ci riguardi. È facile in effetti voltarsi dall’altra parte e non vedere. Non vedere la guerra, i civili intrappolati in un conflitto più grande di loro. Possiamo voltarci dall’altra parte quanto vogliamo, ma ci sarà sempre qualcuno che da quei luoghi lontani alzerà la testa. Avere 24 anni e avere gli occhi aperti sul mondo, non importa se si è nati donna e nella striscia di Gaza come Walaa Abushaaban che ha deciso con tante difficoltà di lasciare la sua città, Gaza, per andare a studiare in Turchia. «Nel 2017 ho vinto una borsa di studio, facendo domanda di nascosto, sapevo che i miei genitori non avrebbero voluto che io partissi da sola, infatti quando gli ho rivelato di aver vinto la borsa di studio è stato difficile convincerli a lasciarmi andare. Per fortuna i miei genitori hanno una mentalità un po’ più aperta rispetto al resto della comunità e alla fine, nonostante la preoccupazione per me, hanno acconsentito – ci racconta Walaa da Istanbul –. Non biasimo neanche la comunità, il vivere per troppo tempo dentro ad un conflitto, senza la possibilità di uscirne porta ad avere orizzonti ristretti».
Per Walaa però è stato diverso. Nel bellissimo rapporto con suo nonno, volontario della Croce rossa, è riuscita a svegliare in lei il suo interesse per il mondo, la sua voglia di conoscere e parlare con le persone. «Mio nonno passava ore intere in giardino e con lui potevo parlare di tutto, di natura, di politica, di religione, di libri. Mi passava tutti i suoi libri ed è così che iniziai ad amare la lettura. Leggevo molto». Walaa iniziò con Ali spezzate di Kahlil Gibran per poi leggere quasi tutta la sua bibliografia e poi tanti altri libri ancora. «Il legame con mio nonno è stato sempre molto forte, se sono quella che sono oggi lo devo a lui ed è stato proprio lui che ha insistito con i miei genitori per mandarmi in Turchia». È curioso come alcuni rapporti riescono a far fare alle persone cose incredibili. Rapporti dove l’interesse per l’altro è grandissimo. Probabilmente è anche in questo modo che sì riesce a mantenere una certa sensibilità che si ha naturalmente da bambini e che a sua volta si traduce come interesse per gli altri esseri umani. Walaa voleva studiare Relazioni Internazionali, ma i genitori consideravano la materia pericolosa perché avrebbe potuto crearle dei problemi per cui cambiò in Programmazione e Design multimediale.
Durante il periodo di studi in Turchia ha sempre lavorato ed ha appena concluso il Bachelor Degree, l’equivalente della nostra laurea triennale, con il massimo dei voti. Il suo sogno di poter studiare Relazioni Internazionali è ancora vivo in lei per cui vorrebbe proseguire e iscriversi ad un Master Degree (Laurea Magistrale) in Management del conflitto.
«Vorrei poter fare qualcosa per la Palestina, credo molto nel soft power per la risoluzione dei conflitti e spero che le cose possano cambiare un giorno. Allo stesso tempo non penso solo al mio Paese, vorrei fare qualcosa per qualsiasi altro Paese o popolo in difficoltà. In Turchia, per la prima volta ho visto una realtà diversa da quella a cui ero abituata e mi ha aperto gli orizzonti».
È vero, il viaggio in Turchia l’ha cambiata, ma è anche vero che già quando viveva in quel pezzo di terra martoriato dove gli attacchi sono continui, dove il ronzio degli aerei militari in volo sopra la testa fa parte della vita quotidiana, dove si fa un giro di telefonate dopo ogni attacco per assicurarsi che tutti stanno bene, lei tra la lettura di un libro e l’altro passava le notti a parlare online con persone da tutto il mondo e guardava i TED talks sottotitolati (discorsi che hanno luogo durante le conferenze di TED – Technology, Entertainment and Design) imparando perfettamente l’inglese.
Bisogna fare a questo punto un passo indietro e capire la situazione in cui si trova il territorio di nascita di Walaa. La striscia di Gaza è stata rivendicata dai palestinesi nel 1994 insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est come parte dello Stato di Palestina nella regione storico-geografica della Palestina. Nel 2015 a seguito del ritiro dei militari e dei civili israeliani è passata sotto il controllo politico – amministrativo dell’Autorità Nazionale Palestinese. Dal 2007, dopo le elezioni legislative del 2006 e dopo la battaglia di Gaza del 2007 tra Fatah e Hamas, è governata direttamente da Hamas o Movimento Islamico di Resistenza, un’organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista, sunnita e fondamentalista.
La striscia di Gaza rimane al centro del conflitto israelo-palestinese, e di ripetute guerre tra Israele e Gaza scoppiate negli ultimi anni.
Le Nazioni Unite considerano il territorio ancora occupato da Israele che mantiene il controllo militare dello spazio aereo della Striscia di Gaza, della frontiera terrestre attraverso la barriera tra Israele e la Striscia di Gaza e delle acque territoriali, oltre al controllo della sua frontiera, mentre l’altra è controllata dall’Egitto.
«Il primo attacco non lo dimenticherò mai, da bambina non ci pensi che la tua vita potrebbe cambiare in modo così repentino. Quella volta è stato particolarmente difficile perché non c’era solo la paura di perdere la vita, ma siamo rimasti senza elettricità per un mese, facevamo fatica a dormire, e le provviste scarseggiavano. Era soprattutto difficile capire perché sparavano anche ai civili, ai bambini come se non fossero esseri umani anche loro, ma oggetti». Walaa ci parla di cecità: «Solo la cecità può far compiere azioni del genere» e a noi viene in mente Cecità di José Saramago quando la protagonista capisce il perché erano diventati ciechi «Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono».
La Turchia è stata un ottimo punto di partenza, ma le difficoltà non mancano neanche lì. Avere un passaporto palestinese ti complica la vita, provenire dalla striscia di Gaza te la complica ancora di più e ottenere un visto o borse di studio per l’estero è veramente difficile. «Vorrei poter visitare Roma, fare un viaggio in Spagna o in Iran, vorrei poter proseguire gli studi nel Regno Unito, ma tutto questo per me è molto difficile».
Nonostante le difficoltà del passato e del presente Walaa mantiene il suo sorriso, le piace scattare fotografie, fermarsi per strada e parlare con gli sconosciuti, scrivere qualcosa sulla loro storia, qualcosa che rimanga, qualcosa di bello. La cosa meravigliosa è che se prima poteva farlo solo davanti ad un computer adesso lo può fare dal vivo, incontrare gli altri, respirare la libertà, vivere.
Ph. Gaza © Chuttersnap / CopyLeft
Amarilda Dhrami
Giornalista