di Michele Lipori. Redazione Confronti.
«Viviamo in un Paese che negli ultimi decenni è cambiato e che ha acquisito un profilo sempre più multietnico, multiculturale e multireligioso. Le leggi oggi in vigore sulla cittadinanza non riflettono questa realtà né la interpretano nelle sue implicazioni sociali, giuridiche e culturali. Per questo chiediamo una legge che riconosca la cittadinanza italiana alle giovani e ai giovani che, vivendo in questo Paese, ed essendosi formati nelle sue scuole, sono pronti a impegnarsi per il progresso civile, economico e culturale dell’Italia». Così si legge nell’appello di invito ad aderire alla Campagna per la legge sulla cittadinanza Noi siamo pronti, e voi?, campagna nata a maggio 2022 per chiedere che la legge Ius scholae fosse calendarizzata.
Promossa da Confronti, Italiani senza cittadinanza e Coordinamento nuove generazioni italiane (CoNNGI), in poche settimane ha raccolto quasi 4.000 firme a favore del riconoscimento della cittadinanza a milioni di minori nati e/o cresciuti e formatisi in Italia che ancora lo Stato italiano non riconosce come suoi cittadini per la loro origine straniera.
In vista della discussione in Parlamento, iniziata lo scorso 29 giugno, ActionAid ha presentato i risultati del sondaggio realizzato da Quorum/Youtrend finalizzato a conoscere il parere degli/delle italiani/e sulla proposta di riforma. Dal report si evince che, seppure il 62% non sappia in cosa consiste la legge sulla cittadinanza che è andata in esame alla Camera, una volta conosciuti i termini della riforma, si registra un’apertura di consensi persino nel Centrodestra: si è detto d’accordo con lo Ius scholae il 48% degli elettori della Lega, come anche il 35% degli elettori di Fratelli d’Italia e il 58% degli intervistati di Forza Italia. Altra “materia oscura” è l’incidenza degli studenti e studentesse senza cittadinanza che frequentano le scuole italiane.
Nell’edizione del 2021 del Dossier statistico immigrazione, curata dal Centro Studi e Ricerche IDOS e da Confronti, si legge come anche nell’ultimo anno sia confermato il trend secondo il quale l’incidenza degli stranieri nelle scuole italiane superi la soglia di 1 alunno con cittadinanza estera ogni 10 iscritti (10,3%). In particolare «Se poi si osserva il caso degli studenti di cittadinanza straniera nati in Italia (“seconda generazione”), si coglie in tutta la sua immediatezza il fondamentale contributo di rinnovamento che questi assicurano alla scuola, non solo in termini numerici ma anche culturali e linguistici.
Su un totale di 876.798 studenti stranieri, 573.845 sono nati in Italia, vale a dire il 65,4% (un anno fa erano il 64,5%): sono proprio questi gli studenti aumentati di più, registrando un incremento annuo del 3,7% che si è quasi completamente concentrato nella secondaria di I e di II grado, dove ha raggiunto i valori del +9% e del +15,4%.
La seconda generazione di studenti con background migratorio, quindi, da un lato si concentra soprattutto nella scuola primaria (frequentata dal 41,3% di questi alunni) e dell’infanzia (23,7%), dove raggiunge quote percentuali ben più alte degli studenti complessivi e di quelli stranieri tout court, dall’altra cresce soprattutto nei due gradi della scuola secondaria».
Ad oggi la cittadinanza italiana è regolata dalla legge 5 febbraio 1992 n. 91 che ne disciplina l’acquisizione per ius sanguinis, cioè se si nasce o se si è adottati da genitori italiani, o per il cosiddetto “ius soli residuale”, ovvero se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi o ignoti (che, dunque, non possono trasmettere la propria cittadinanza).
Una nuova proposta di legge viene presentata l’8 marzo scorso, su iniziativa dei deputati Massimo Ungaro e Gennaro Migliore – con referente Giuseppe Brescia –, che propone modifiche al fine di far riconoscere la cittadinanza alle persone che, oltre a possedere altri requisiti, abbiano completato uno o più cicli di studio.
Nello specifico, la proposta prevede che la cittadinanza possa essere acquisita – previa dichiarazione di volontà del genitore o della persona richiedente – a chi sia nato/a in Italia o che vi abbia fatto ingresso prima dei 12 anni e che abbia frequentato regolarmente per almeno 5 anni uno o più cicli scolastici. Inoltre, è previsto il riconoscimento della cittadinanza alla persona con uno dei genitori stranieri residente in Italia da prima della nascita del/della figlio/a e da almeno 5 anni senza interruzioni.
Ph. Redd Angelo 2015-03-27 © Redd Angelo reddangelo16 via Unsplash
Michele Lipori
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