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Rospi (Argentina)

di Nadia Angelucci

di Nadia Angelucci. Giornalista e scrittrice

Ne I rospi della memoria (Rapsodia, 2021) della scrittrice argentina Graciela Bialet viene affrontato il tema della ricerca e dell’urgenza della verità. In questo libro le storie personali diventano storie collettive, similmente al caso di Horacio Pietragalla Corti – oggi alla guida della Segreteria per i Diritti umani dell’Argentina – che ha lottato per recuperare la sua vera identità.

«Camilo ha 17 anni, una tranquilla vita di studente delle superiori, un amico del cuore – Diego – che è quasi un fratello, una nonna – Bucha – che gli ha fatto da mamma, lo zio Hugo con i suoi ricordi di una vita da vagabondo, e Rogelio un sopravvissuto alla dittatura che ha condiviso anni  di carcere con il padre di Camilo, che in carcere è morto. Camilo non ha i genitori: il padre, come detto, è morto quando lui aveva 7 anni e della madre, Ana, non si sa nulla. È sparita un giorno di settembre e qualcuno ha portato la cesta dei panni sporchi in cui la donna l’aveva sistemato davanti alla casa di Bucha. Camilo vive, ovviamente, un grande conflitto interiore che ha a che vedere con una marea di domande a cui non sa dare risposte. A partire dalla più semplice: cosa è successo a sua madre? Ma la rivelazione sulla scomparsa di Ana non può che generare altre domande: come trovare pace di fronte a tanta desolazione? Perché una storia personale diventa improvvisamente la storia di tutti?».

È questa la trama del romanzo I rospi della memoria (Rapsodia, 2021) della scrittrice argentina Graciela Bialet, uscito in Italia nel 2021 e tradotto da un gruppo di studenti e studentesse di Laurea magistrale della Facoltà di Lingue, letterature e culture straniere presso l’Università Roma Tre, che hanno frequentato il corso di Lingue e letterature ispanoamericane tenuto dalla professoressa Susanna Nanni durante la primavera del 2020, in pieno lockdown.

19 capitoli per 19 giovani studiosi che hanno sentito forte, in un momento di chiusura e solitudine, la necessità di ritrovarsi e di costruire un lavoro concreto che rilanciasse al futuro. Nasce così l’edizione italiana di questo libro (Los sapos de la memoria) che in Argentina è ormai un classico della letteratura per ragazzi e non solo.

Un libro in cui la ricerca e l’urgenza della verità districano i nodi del passato e sono necessarie per costruire una memoria collettiva e condivisa. Un racconto che tiene insieme la fantasia e la realtà più cruda a partire dalla visione fiabesca di un gruppo di rospi che gracidano – e con i loro salti portano la memoria nei luoghi più inaspettati – e da una cesta di panni sporchi che nasconde/protegge un bebè.

Nella vita di Horacio Pietragalla Corti non c’è una cesta di vimini ma una vasca da bagno. Quella in cui sua madre Liliana lo mise per proteggerlo durante l’incursione dell’esercito argentino nella casa in cui risiedevano, e in seguito alla quale la donna rimase uccisa. Il bambino di cinque mesi, contrariamente a quanto accaduto al protagonista del libro I rospi della memoria, non fu riconsegnato a dei familiari ma rapito dai militari e portato in casa dal cognato del tenente colonnello Herman Tefzlaff. Ma la famiglia non volle tenerlo e fu la domestica a offrirsi di crescerlo.

Per ventisette anni Horacio cresce come César Sebastián Castillo ma comincia ad avere dubbi sulla sua identità già a 14 anni. Nel 2002 si rivolge alla Commissione nazionale per il Diritto all’Identità (Conadi) e l’11 marzo dello stesso anno un test del Dna conferma che è figlio di Horacio Pietragalla e Liliana Corti, entrambi desaparecidos. È il 75° nipote restituito e dal giorno in cui ha recuperato la sua identità, lotta  al fianco delle Abuelas de la Plaza de Mayo affinché altri giovani come lui possano conoscere la loro vera identità.

Oggi Horacio Pietragalla Corti guida la Segreteria per i Diritti umani dell’Argentina e con questo incarico è venuto a Roma per sottoscrivere  la costituzione di parte civile dell’Argentina nei procedimenti avviati in Italia contro due torturatori, l’uruguaiano Jorge Troccoli e l’argentino Carlos Luis Malatto, accusati di torture e omicidi e fuggiti dal Sudamerica in Italia grazie alla loro cittadinanza italiana.

«Memoria, Verità e Giustizia sono delle pietre miliari nella mia vita per prima cosa perché senza queste tre parole, così importanti nel mio Paese, e senza una parte della società che ha combattuto per portare avanti questi princìpi, io non sarei qui in questo momento – ha detto Pietragalla durante un incontro presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso a Roma –. La Verità è fondamentale perché una società possa scegliere e camminare liberamente. La Memoria è uno specchio retrovisore che ti permette di guardare indietro mentre vai avanti e costruisci il futuro.

La Giustizia è essenziale in una democrazia, per indicare cosa è giusto e cosa non lo è, e per trasmettere il valore dei diritti umani non solo rispetto al nostro passato ma anche nella nostra vita presente».

Ph. Timothy Dykes via Unsplash

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Nadia Angelucci

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