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Tunisia. Verso la nuova Costituzione tra crisi politica ed economica

by Michele Lipori

di Michele Lipori. Redazione Confronti.

LA NUOVA COSTITUZIONE

In seguito ai risultati del referendum popolare del 25 luglio 2022, per il quale non era necessario raggiungere alcuno quorum, la Tunisia si è ufficialmente dotata di una nuova Costituzione – i cui risultati preliminari saranno dichiarati definitivi entro la fine del prossimo agosto – con conseguente cancellazione definitiva della Costituzione del 27 gennaio 2014. 

Quella appena approvata è la terza costituzione dopo il raggiungimento dell’indipendenza (20 marzo 1956): la prima risaliva al 1° giugno 1959, la seconda al 27 gennaio 2014. La nuova Costituzione stabilisce un regime presidenziale e un parlamento bicamerale nel quale il Presidente nomina il governo senza bisogno del voto di fiducia del Parlamento. Affinché una mozione di sfiducia sia adottata, deve essere votata dai due terzi dei membri delle due camere del Parlamento. Il Presidente nomina anche i membri della Corte costituzionale.

Tra le questioni più dibattute, ricordiamo come – in una prima stesura – l’articolo 5 della nuova Costituzione definiva la Tunisia come un membro della “Ummah islamica” e che «lo Stato dovesse “operare per la realizzazione dei princìpi dell’Islam». Successivamente, all’articolo 5 viene aggiunta la frase «nell’ambito di un sistema democratico» per mitigare il riferimento ai “principi dell’Islam”.

LA CRISI ECONOMICA

Il 25 luglio 2021, il presidente Kais Saied ha annunciato, dopo mesi di stallo politico e una grave crisi economica esacerbata dalla pandemia da Covid-19, di assumere “poteri eccezionali”. Il presidente, professore di diritto costituzionale, ha affermato di aver mutuato la propria decisione dall’articolo 80 della Costituzione del 2014, nella quale viene asserito che il Presidente ha facoltà di adottare misure straordinarie in caso di «grave pericolo imminente per l’unità, la sicurezza e l’indipendenza del Paese». La chiusura del Parlamento fu una misura adottata con largo sostegno da parte della popolazione. Le persone che sostenevano le misure di Saied si riunirono nel cosiddetto “Mouvement 25 juillet”. L’obiettivo era contrastare la corruzione dilagante di partiti di maggioranza come Ennahda, partito islamista moderato vicino ai Fratelli musulmani. La prima misura, dopo la decisione di chiudere il parlamento per 30 giorni, fu quella di rimuovere il Primo ministro, Hichem Mechichi, i ministri della Difesa e della Giustizia e il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, leader di Ennahda. Il successivo 24 agosto Saied ha ampliato le misure eccezionali e ne ha annunciato la proroga a tempo indeterminato. L’11 ottobre ha poi promulgato un decreto con il quale sono stati nominati il capo del governo e i suoi membri.

Secondo il National Institute of Statistics della Tunisia, nel 2021 il debito nazionale della Tunisia aveva raggiunto quasi l’80% del suo Pil e l’inflazione era ai massimi storici, ovvero intorno all’8,1% (era al 6,3% a ottobre 2021). Ad oggi, secondo la Banca mondiale, le prospettive economiche della Tunisia rimangono altamente incerte. Se prima della crisi politica del 2021, l’economia era in una fase “down”, in qualità di importatore netto [ovvero importa merci a un valore totale superiore rispetto a quello che esporta] di energia e cereali, la Tunisia soffre particolarmente della fluttuazione dei prezzi delle materie prime come conseguenza della guerra in Ucraina. Per capire l’entità della dipendenza, basti pensare che il 60% del grano tenero e il 66% dell’orzo tunisino viene infatti importato da Russia e Ucraina e il Paese è in grado di fornire solo il 10-30% del fabbisogno di grano duro. 

Per quanto riguarda i combustibili fossili, la Tunisia consuma circa 90.000 barili di prodotti petroliferi al giorno ma può raffinarne solo circa 32.000. La Tunisia è rifornita per oltre la metà delle sue importazioni di gas dall’Algeria, ma considerando che il prezzo del gas algerino è quasi raddoppiato nell’ultimo anno e che una delle conseguenze della guerra in Ucraina è stata un aumento della richiesta da parte dei Paesi europei verso l’Algeria, quest’ultima ha preferito dare priorità a clienti più facoltosi rispetto al proprio “vicino di casa”. La penuria di carburante e le già precarie condizioni economiche hanno costretto il governo a un progressivo e costante aumento dei prezzi del carburante, il che ha portato a un’ulteriore inflazione.

Nel primo quarto del 2022 il Pil è cresciuto di circa il 2,4% (a fronte, però, di una contrazione tra l’8,7% e il 9,2% nel 2020) in seguito alla campagna di vaccinazione contro il Covid-19 messa in atto nel secondo semestre che ha permesso l’allentamento delle misure restrittive alla mobilità e dunque alle attività commerciali e, seppur parzialmente, a quelle turistiche – crollate del 65% nel 2020 rispetto al 2019 – un settore dal quale l’economia del Paese è particolarmente dipendente. Nel terzo trimestre del 2021 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 18,4%, con picchi maggiori tra i giovani e le donne, soprattutto nell’Ovest del Paese.

I RISULTATI DEL REFERENDUM

9.278.541 aventi diritto al voto

2.830.094 i voti dichiarati,

ha votato il 30,5% degli aventi diritto 

vince il “sì” con 2.607.484 di voti (94,6%)

Numeri assoluti

2.830.094 i voti dichiarati

2.607.484 voti per il “sì”

148.723 voti per il “no”

73.487 schede bianche o nulle

Percentuali

affluenza al 30,5%

astensionismo al 60,5%

94,6% per il “sì”

5,4% per il “no”

2,60% schede bianche o nulle

[Fonte: Instance supérieure indépendante des élections, 2022]

ECONOMIA IN TUNISIA

Inflazione

8,1% nel 2022 (6,3% a ottobre 2021)

Importazioni

Il 60% del grano tenero 

Il 66% dell’orzo 

da Russia e Ucraina

Petrolio

90.000 barili per il fabbisogno giornaliero

solo 32.000 barili raffinati in Tunisia

Economia

+2,4% del Pil nel primo quarto del 2022

-​​8,7% del Pil nel 2020

-65% del turismo nel 2020 (rispetto al 2019)

18,4% tasso di disoccupazione nel 2020

Ph. Ezequiel Scagnetti © European Union via flickr

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