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La fatale attrazione del sovranismo

by Paolo Naso

Elettori mossi dall’attrazione fatale per una Destra muscolare, antieuropea, sovranista, popolare.

di Paolo Naso. Docente di Scienza politica all'Università Sapienza di Roma.

(articolo pubblicato su Confronti 09/2022)

I
l barometro indica burrasca. A metà agosto i sondaggi danno come nettamente favorita alle elezioni del prossimo 25 settembre l’alleanza di Centrodestra, questa volta a guida Fratelli d’Italia. Dopo i “fasti berlusconiani” degli anni ’90 e le rodomontate salviniane di qualche estate fa, la leadership del Centrodestra passa a una forza politica che, comunque si vogliano giudicare le svolte degli ultimi anni, ha comunque la sua radice storica nel neofascismo missino. Discorso difficile da farsi e persino controproducente perché, biografia alla mano, Giorgia Meloni appartiene a una generazione sicuramente post-fascista, non sembra tollerare le manifestazioni nostalgiche, si esprime con il linguaggio moderno e accattivante di una Destra sanguigna e pragmatica, non ideologica, convinta dei suoi obiettivi. Il suo punto debole, insomma, non può essere il legame con il Fascismo di ieri. Semmai con quello di oggi e di domani.

Ha poco senso, quindi, rovistare negli archivi storici ma bisogna piuttosto ragionare sull’agenda politica che Fratelli d’Italia sta dettando in questi giorni. E crediamo ce ne sia a sufficienza per essere più che allarmati. Con rara abilità, la leader di Fratelli d’Italia è riuscita a scavalcare a destra Matteo Salvini invocando il “blocco navale” contro migranti e rifugiati che si imbarcano lungo la rotta mediterranea. Che cos’è un blocco navale? Tecnicamente è un’azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un Paese o di un territorio, oggi disciplinata dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite che lo ammette solo in casi eccezionali e di legittima difesa in stato di guerra. Sotto il profilo del diritto internazionale, quindi, quella della Meloni è una proposta insensata, una boutade arrogante nella convinzione che chi la ascolta non ne colga la scelleratezza giuridica e militare. Ma in politica, tutto è permesso. E questa boutade ha di fatto messo nell’angolo Matteo Salvini che in poche ore – proprio mentre era in campagna elettorale a Lampedusa – è stato privato del “suo” tema più caro e prezioso: la fermezza nella lotta ai “clandestini”. Di fronte alla suggestione militarista delle fregate italiane che partono da Taranto e da la Spezia per fermare i “clandestini”, magari sparando qualche cannonata intimidatoria, i decreti Salvini fanno la stessa impressione di tappi di plastica sparati con un fucile a molla.

La questione dei “blocchi”, però, dice assai di più di quel che sembra. Con una irragionevole e inapplicabile proposta militare, infatti, la Meloni e chi la sostiene attacca frontalmente la politica europea e la governance dell’Unione sul tema chiave delle migrazioni. Il messaggio, infatti, è che mentre Bruxelles continuerà a parlare di diritto d’asilo, integrazione e accoglienza, la Roma a guida meloniana difenderà i sacri confini. Due piccioni con una fava: fermo all’immigrazione e rivendicazione sovranista in un colpo solo. Sono questi gli argomenti veri di questa campagna elettorale, quelli che smuovono la pancia di tanti italiani delusi e arrabbiati. Non è Fascismo, certo non quello in “orbace e moschetto”. Ma certamente è sovranismo che si nutre di sentimenti antieuropei e di insofferenza per le regole che la democrazia europea si è data. Bruciata in una crisi di governo incomprensibile e mal gestita la carta del populismo sinistrorso del M5s, delusi dalla tecnocrazia draghiana, depressi dalle girandole di un Centrosinistra pallido e confuso, scettici su un Centro di cui si verificherà la stessa esistenza in vita, molti elettori non andranno a votare e chi ci andrà sarà in buona parte mosso dall’attrazione fatale per una Destra muscolare, antieuropea, sovranista, popolare.

Quanto ai messaggi di Berlusconi, alle sue promesse di flat tax per tutti (anche per i ricchi) e di “pensioni a mille euro”, consideriamoli il mesto addio alla politica dalla quale ha ricevuto assai di più di quello che ha dato. Giorgia, insomma, e “tutto il resto e noia”. Sconfortante, deprimente, eppure è questo il quadro che oggi ci viene prospettato dai sondaggi. Certo, c’è sempre la speranza del “pareggio”, dell’ingovernabilità di un paese diviso a metà che non riesce a esprimere un governo stabile e autorevole. Magra consolazione perché, alla fine, ci rimettono comunque gli italiani e le italiane che hanno bisogno di proposte concrete, sostenibili e soprattutto urgenti per affrontare un’ennesima crisi che morde salari e pensioni.

Foto © Ahmed Zayan via Unsplash

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Paolo Naso

Docente di Scienza politica all'Università Sapienza di Roma

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