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Oceano. Filosofia del Pianeta

by Samuele Pigoni

Simone Regazzoni torna all’origine mitologica e cosmogonica del pensiero occidentale

di Samuele Pigoni. Direttore della Fondazione Time2. Si occupa di management, progettazione sociale e filosofia.

La razza umana si è strutturata come civiltà terrestre di abitatori di terreferme usando le categorie della stabilità terrestre, di quella razionalità calcolatrice che fa della natura un oggetto. Con Oceano: filosofia del pianeta, Simone Regazzoni stimola un discorso etico e politico per dare risposta alla domanda su come l’essere umano possa salvarsi da se stesso.

Non capita spesso, leggendo filosofia, di imbattersi in un nuovo inizio. A maggior ragione se il compito specifico della filosofia è inteso come esercizio di apertura all’impensato che interroga, osserva e ripensa le premesse a partire dalle quali facciamo esperienza del mondo.

Leggendo Oceano: filosofia del pianeta di Simone Regazzoni (Ponte alle Grazie, 2022) la sensazione è di trovarsi tra le pagine di un libro autenticamente filosofico perché con coraggio, incanto e competenza tenta qualcosa di nuovo: ripensare il nostro pianeta e la nostra vita a partire dalla dimensione oceanica.

Abbiamo costruito l’idea di pianeta Terra – e organizzato la nostra vita su di esso – a partire dalla dimensione geologica, accasandoci come civiltà terrestre di abitatori di terreferme che nella terra trovano fondamento stabile e progetto di crescita. Sulla base di questo costrutto – antropo-geo-centrico – guardiamo l’umanità, il pianeta, e il cosmo, con le categorie della stabilità terrestre, di quella razionalità calcolatrice che fa della natura un oggetto, separato dal tutto e manipolabile fino all’estrema consunzione di cui abbiamo ormai ben più che qualche avvisaglia.

Si tratta allora di ripartire dall’inizio, mettendo in discussione le premesse stesse del pensiero che ha rimosso la nostra natura oceanica a favore di quella terrestre.

Per fare questo Regazzoni torna all’origine mitologica e cosmogonica del pensiero occidentale che, antichissima, precede e produce la nascita stessa della filosofia; un’origine che conosce in Oceano la divinità originaria, l’Uno-Tutto, idrosfera nella quale siamo immersi, che è divenire sempre inafferabile e generativo: «Si tratta di pensare fino in fondo questo abbraccio oceanico, arrivando a pensare che Oceano è ovunque, Oceano è la Terra […] Una filosofia del pianeta Oceano è una filosofia naturalistica che abbandona l’idea della Terra come suolo, terraferma, fondamento, e ripensa la natura, vale a dire il tutto, a partire dall’elemento oceanico, dall’Uno acquoreo in costante divenire in cui la vita è immersa».

C’è una dimensione necessariamente corporea ed esperienziale in una filosofia che si voglia naturalistica e aperta al flusso della vita e Regazzoni la fa con una scrittura essa stessa liquida, leggera, immersiva perché fatta di inchiostro blu messo su carta durante settimane passate a scrivere sull’isola di Maputi, un atollo corallino nella Polinesia Francese.

Da quell’isola galleggiante nel mezzo dell’Oceano Pacifico, il tentativo è l’impensato acquoreo come opportunità per riorientare il nostro sguardo di abitatori del pianeta: «Abitare qui significa vivere nello spazio di una bio-costruzione, di un’architettura viva, appartenere a una comunità interspecifica, da pensare non come caso limite ma come modello di un altro modo di abitare, costruire, pensare».

Pensarci oceanici significa allora immaginare di appartenere e comportarci come se abitassimo in una “megalopoli organica interspecifica”.

Per fare questo Regazzoni ci conduce su una tavola da surf in compagnia di Omero e del mito di Oceano e Teti, caos primigenio e flusso inarrestabile delle generazioni; di Talete, dell’idea di natura prima (physis) delle cose come acquatica; di Melville, forse l’unico filosofo che ha saputo guardare nel fondo dell’abisso oceanico per scorgervi la sfida dell’umano avvolto da Oceano; di Turner che nel mezzo della tempesta dipinge l’Oceano, che è mare e insieme cielo, legato all’albero della nave; fino alle sfide che la tecnologia e le scienze astronomiche ci pongono con le ricerche sui vasti mondi oceanici presenti sotto molte lune e pianeti osservati nelle esplorazioni del sistema solare.

Ripensare, e questa è la funzione intrinsecamente trasformativa ed etica della filosofia, significa liberarci di premesse che impediscono di immaginare nuovi comportamenti. Con Oceano: filosofia del pianeta, Regazzoni dà inizio a un discorso profondamente etico e politico – di cui attendiamo  gli sviluppi – e che vediamo inserirsi a pieno titolo nella migliore corrente post-antropocentrica del pensiero contemporaneo: quella comunità di pensatori e attivisti che sta cercando risposta alla domanda, necessaria e radicale, su come possa l’essere umano, il prima possibile, salvarsi da se stesso.

Ph. © Jeremy Bishop via Unsplash

Samuele Pigoni

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