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Il Festival 2022 – Dialoghi di Pandora Rivista racconta la crisi della democrazia

di Giacomo Bottos

di Giacomo Bottos, direttore Pandora Rivista

(intervista a cura di Valeria Brucoli)

Oggi si apre la quinta edizione del Festival Dialoghi di Pandora Rivista dal titolo “Democrazia in crisi? Efficacia, fragilità, spiragli”. Il Festival si terrà dal 5 al 16 ottobre 2022 a Bologna (con una serata speciale a Modena) e vedrà 12 giorni di incontri, dibattiti e lezioni con grandi protagonisti del nostro tempo. In occasione del Festival abbiamo intervistato Giacomo Bottos, direttore di Pandora Rivista.

ll tema del Festival 2022 – Dialoghi di Pandora Rivista è la crisi della democrazia. Quali sono i fattori che la minacciano?

Se ne potrebbero indicare tanti. La difficoltà dei sistemi democratici è un fenomeno che oggi avvertiamo con particolare forza, ma che in realtà viene da lontano, è l’esito di processi di lungo periodo. Anche le recenti elezioni hanno confermato, ad esempio, una tendenza di lungo periodo come quella della continua diminuzione della partecipazione elettorale e politica. Ma il rischio maggiore che incombe sulla democrazia è che i cittadini credano sempre meno nel fatto che la democrazia possa essere uno strumento attraverso il quale dare una risposta ai bisogni e ai problemi di un mondo complesso. Per ridare forza alla democrazia occorre contrastare questa percezione. Queste riflessioni sono in un qualche modo implicite nel titolo del nostro Festival, “Democrazia in crisi? Efficacia, fragilità, spiragli”. Si parla intanto di una crisi che è nella cose, ma con un punto interrogativo, che vuole rappresentare l’ipotesi di un’apertura possibile ad una situazione differente. Vorrei sottolineare anche le tre parole che compongono il sottotitolo: “Efficacia, fragilità, spiragli”. Quello che vogliamo suggerire è che per trovare gli spiragli che possano permettere di uscire da questa crisi, è necessario da un lato raccogliere la sfida dell’efficacia, ossia trovare un modo in cui le democrazie riescano a dare risposte che siano percepite come efficaci ai problemi, contrastando anche su questo terreno la sfida lanciata dai regimi non democratici. Al tempo stesso occorre fare questo facendo i conti con la fragilità. È una parola che può avere un significato negativo, ma anche un’altra accezione che lo è meno. Fragilità è certamente la fragilità delle democrazie e la fragilità che noi tutti sperimentiamo, essendo passati attraverso le diverse crisi che abbiamo vissuto. Ma questa fragilità non è del tutto ineliminabile e per certi aspetti costituisce un elemento costitutivo dell’umano. È qualcosa con cui bisogna fare i conti. Le democrazie devono essere capaci di comprendere questa situazione di fragilità e dare delle risposte, costruendo un’efficacia che sia inclusiva. Altrimenti il disincanto e la disillusione rischiano di trovare risposte che possono andare in direzioni diverse. Queste sono alcune delle domande che ci siamo posti, che sono alla base del Festival, nel quale il tema della crisi della democrazia verrà affrontato da punti di vista diversi nei circa 30 incontri con la presenza di 100 ospiti. Speriamo così di dare un contributo utile a questa discussione.

In un momento storico scosso da tensioni a livello nazionale e internazionale, quali sono gli strumenti da mettere in campo per rafforzare la democrazia nel nostro Paese?

Rispondere in maniera esaustiva a questa domanda è molto complesso. Ma credo che un tassello della risposta – su cui insistiamo sempre molto, che è in qualche modo centrale per il progetto della rivista – è legato al nodo della conoscenza. A partire dalla consapevolezza di quella complessità e molteplicità di crisi in cui siamo immersi, se la democrazia vuole avere una chance di essere convincente, deve costruire delle forme attraverso le quali la conoscenza della complessità possa essere al contempo adeguata e diffusa, sia in termini di conoscenza dei problemi che di partecipazione della cittadinanza al dibattito su queste questioni. Quindi è necessario da un lato uno sforzo di approfondimento e dall’altro un tentativo di sperimentazione e immaginazione di nuove forme che consentano di ampliare lo spazio della conoscenza e della discussione e di saldare tutto ciò con le modalità di governo dei processi.

Il Festival declina il tema della democrazia in relazione all’economia, all’ambiente e alle nuove tecnologie. Quali sono le sfide che dobbiamo prepararci ad affrontare?

Ciascuna di queste questioni è già difficile di per sé, ma una difficoltà ulteriore è data dal fatto che ci troviamo a doverle affrontare congiuntamente. La questione climatica ha una rilevanza sempre più evidente. Era già in passato ma ora il problema è, per così dire, sotto gli occhi di tutti. Questo, come noto, pone dei problemi enormi in tema di transizione e trasformazione dei sistemi economici. Anche la transizione digitale pone questioni gigantesche. In questo caso siamo di fronte a un processo ampiamente in corso, ma rispetto al quale non vi è piena consapevolezza delle implicazioni e delle questioni che vengono sollevate. Se dal punto di vista della regolazione le cose stanno evolvendo, manca spesso una piena preparazione da parte degli attori coinvolti. Infine c’è la problematica economica. Siamo immersi in una fase di mutamento della globalizzazione, con una ridefinizione di filiere e catene del valore che si interagisce con i conflitti internazionali. In questo contesto si generano tensioni rispetto alle quali l’inflazione è solo l’aspetto più evidente. Come dicevo, il fattore di maggiore complessità è dato dal fatto che queste tre sfide devono essere pensate insieme, perché si pongono simultaneamente e questo aggiunge un ulteriore elemento di difficoltà all’intero processo. Questo richiederebbe una maggiore preparazione da parte di classi dirigenti diffuse, che abbiano la capacità di immaginare come i sistemi sociali ed economici possono attraversare questa transizione. Questa capacità oggi spesso manca, così come manca la diffusione un pensiero condiviso da parte dei diversi attori coinvolti, a livello sia globale che locale, rispetto a ciò che queste transizioni plurime comportano.

Qual è il ruolo che gioca il mondo della cultura e dell’informazione nella tutela della democrazia? Quali gli ostacoli che incontra?

La cultura e l’informazione hanno ruolo fondamentale perché è proprio questo l’ambito che ci potrebbe dare gli strumenti per affrontare quest’insieme di transizioni, problemi e sfide in maniera adeguata. Un aspetto di cui ci siamo spesso occupati come rivista è la necessità di creare uno spazio pubblico che consenta un maggiore livello di approfondimento, ma che sia al tempo stesso accessibile. Quindi è necessario coniugare il rispetto della complessità con il perimetro più ampio possibile della discussione. Spesso invece il dibattito pubblico e politico non presentano queste caratteristiche: questo genera un’impressione di autoreferenzialità e di una discussione fine a se stessa che non tocca realmente i problemi. Questo è probabilmente uno dei fattori più importanti che contribuiscono alla crisi della democrazia. Nella misura in cui c’è la percezione da parte dei cittadini che il dibattito a cui assistono non tocchi le questioni davvero rilevanti, non incida sulla possibilità di un effettivo cambiamento delle cose, si crea disillusione e sfiducia. La conseguenza è un progressivo ritiro dalla partecipazione a questo dibattito. Quindi sicuramente bisogna provare a capire come ridare spazio alla cultura, creando le condizioni di una sfera pubblica ricca e articolata. Questo è un passaggio fondamentale, anche se non sufficiente, sulla strada della ricerca di quegli spiragli di cui parlavamo, che ci facciano intravedere una via d’uscita rispetto alla crisi della democrazia.

QUI il programma completo del Festival 2022 – Dialoghi di Pandora Rivista

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Giacomo Bottos

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