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Algeria: il “poeta dell’Hirak” scarcerato per la quarta volta

by Nadia Addezio

Mohamed Tadjadit vince ancora una volta la censura.

di Nadia Addezio. Redazione Confronti.

Non si arresta la detenzione arbitraria di attivisti e giornalisti in Algeria. Mohamed Tadjadit, “il poeta dell’Hirak”, il 6 novembre lascia il carcere di El Harrach dopo 13 giorni di detenzione: il 24 ottobre, a seguito di una diretta Facebook, era stato arrestato fuori dalla sua abitazione a Reghaïa, nella wilaya di Algeri, dando inizio a uno sciopero della fame per protestare contro “il rapimento e l’attacco alla libertà di espressione”. Si è trattata della quarta detenzione preventiva del giovane attivista.

Il caso del poeta e attivista Mohamed Tadjadit è quello dei tanti attivisti e giornalisti repressi nell’esercizio delle proprie libertà, oltre che della loro professione. Mohamed Tadjadit è un ragazzo di 28 anni nato a Bab-El-Oued, un comune della capitale Algeri. Tre anni fa, quando l’Hirak [il “movimento” nato nel febbraio 2019 per un’Algeria libera e democratica] ebbe inizio, era ancora uno studente che scendeva in piazza, si opponeva al governo reggente dell’ex presidente Bouteflika, credeva nella ventata di cambiamento che il “Movimento per la cultura e per la democrazia” stava portando nel Paese. In un’intervista concessa l’8 ottobre scorso ad AlternaTv, Tadjadit racconta che il suo interesse alla partecipazione politica nasce molto presto, quando a 16 anni assiste al crollo della sua casa e all’incapacità delle autorità locali a occuparsi del trasferimento della sua famiglia in un alloggio provvisorio. Il mancato ascolto nei confronti dei bisogni dei cittadini lo porta a rendersi conto dell’inefficienza del sistema politico a far funzionare lo Stato. Da questa consapevolezza, muove i passi la sua sensibilità politica e artistica che sfocia nella militanza nell’Hirak, che lo porterà dal febbraio 2019 a declamare le sue poesie per le strade di Algeri durante le manifestazioni e sui social, guadagnandosi l’appellativo di “poeta dell’Hirak”. 

Il primo arresto avviene nel novembre 2019 durante una manifestazione a sostegno dei prigionieri di coscienza davanti al tribunale di Sidi M’hamed e lo vedrà scontare 18 mesi di reclusione preventiva “per minaccia all’interesse nazionale”, oltre al pagamento di una multa di 100mila dinari algerini. Una sentenza definita tra “le più pesanti comminate dall’inizio del movimento per la democrazia”. Il poeta sarà rilasciato con sospensione della pena nel gennaio 2020 in cambio del “divieto di parola”. 

Nell’aprile 2021 viene di nuovo imprigionato dopo la pubblicazione di un video su Facebook (caricato anche su Youtube) che ritrae un giovane di 15 anni fuori dalla stazione di polizia dove era stato tenuto in stato di fermo dopo aver preso parte a una protesta pacifica. In un secondo video il ragazzo, piangendo, afferma di esser stato aggredito sessualmente dalla polizia. Con l’accusa di “direzione e organizzazione di un’associazione a delinquere” e “diffusione di informazioni false idonee a turbare l’ordine pubblico”, Tadjadit nei giorni successivi viene condannato in primo grado a due anni di reclusione: un processo che ha avuto luogo solo a seguito delle tre settimane di sciopero della fame a cui il giovane si era sottoposto nel febbraio 2022. Con la decisione della Camera penale del Tribunale di Algeri che riduce la pena di Tadjadit a 16 mesi di reclusione, il poeta dell’Hirak viene rilasciato il 7 agosto.

L’andirivieni libertà-carcere lascia dubitare della liceità delle accuse mosse contro di lui, come del resto suggerisce il report di Amnesty International che cita i dati raccolti dal Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (CNLD): dedicando alcune righe alla descrizione dei singoli casi e motivi di detenzione, riporta che sarebbero ancora più di 200 le persone – tra attivisti e giornalisti – preventivamente imprigionate. Tutti casi che riguardano algerini che si trovano in carcere per aver scritto, pubblicato, o espresso la loro opinione critica del governo tramite un post o un articolo di giornale.

In un passaggio dell’intervista precedentemente citata, emerge lo spirito di Mohamed Tadjadit che, sicuro della differenza che il singolo cittadino può fare nella partecipazione alla vita politica, afferma: «[…] L’importante è che ognuno dia un contributo al proprio Paese». Dal suo rilascio, non ha smesso di trasmettere dirette sui canali social e “di dire la sua” – «Io sono solo un poeta. Ho portato la mia poesia e le persone l’hanno accettata» –. 

La sera del 15 ottobre scorso, Mohamed Tadjadit viene arrestato e poi rilasciato il giorno successivo, e il  24 ottobre, informa il Comitato per la liberazione dei detenuti, viene arrestato per la quarta volta fuori la sua abitazione, a Reghaïa, nella provincia di Algeri. Trascorsi tre giorni di fermo alla stazione di polizia giudiziaria di Trolard, viene portato il 27 ottobre innanzi al Pubblico ministero, al Tribunale di Sidi M’hamed, ad Algeri. Le accuse mosse sono: incitamento all’odio e discriminazione; istigazione ad assembramenti disarmati; pubblicazione di informazioni che potrebbero ledere l’interesse nazionale. Secondo AlternaTv potrebbero “giustificare” la custodia cautelare del giovane le dirette da lui trasmesse sul profilo Facebook; gli avvocati che lo difendono sostengono che ciò per cui Tadjadit viene accusato “non ha niente a che fare con le accuse”.

Tadjadit inizia sin dal suo arresto uno sciopero della fame per protestare contro “il rapimento e l’attacco al diritto alla libertà di espressione”, e presenta un ricorso contro la decisione del gip [giudice d’indagine preventiva] sui motivi della sua detenzione. Il 6 novembre viene rilasciato: «La camera d’accusa ha appena ordinato l’annullamento dell’ordinanza di rinvio a giudizio, delegata nei confronti di tale attivista dal gip al tribunale di Sidi M’Hamed il 27 ottobre 2022», fa sapere l’avvocata Me Fetta Sadat sul suo profilo Facebook.

Tra il 7 e il 18 novembre, un gruppo di lavoro del Consiglio dei diritti umani ONU si riunirà a esaminare la situazione dei diritti umani in Algeria. In particolare, discuterà nell’ambito della 41esima sessione della Revisione Periodica Universale, il report elaborato congiuntamente dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) e del Tahrir Institute for Middle East Policy (TIMEP) che denuncia la detenzione preventiva e le molestie giudiziarie a cui giornalisti e relative testate sono soggetti. 

*Secondo il report Freedom in the World 2021 elaborato dalla ong internazionale Freedom House, l’Algeria si aggiudica 10 punti per i diritti politici su un punteggio massimo di 40 punti e 22/60 per le libertà civili, figurando come un Paese parzialmente libero. In generale, l’Algeria gode secondo l’ong di una libertà globale pari a 32/100.

Ph. Mohamed Tadjadit © El Moustach via Art in protest

Si ringrazia l’autore El Moustach per il consenso all’utilizzo della sua vignetta e Art in Protest, programma di Human Rights Foundation che celebra l’arte come forma di protesta.

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Nadia Addezio

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