di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.
Ho conosciuto Giovanni Mottura nell’inverno del 1956/57 a Partinico, provincia di Palermo, dove operava Danilo Dolci con un piccolo gruppo di cui ero parte. Era sceso da Torino con alcuni coetanei, il più giovane dei quali era Vittorio Rieser, per aiutare in un’inchiesta sulla disoccupazione in provincia di Palermo, che ci pose in contatto con una realtà di sfruttamento e di rivolta.
Dopo aver lavorato nelle baracche di Palermo e dopo aver studiato a Roma da assistente sociale con una borsa olivettiana, decisi di trasferirmi a Torino perché lì c’erano loro ad accogliermi, insieme a Raniero Panzieri, che vi aveva ideato la rivista Quaderni rossi facendo della sua redazione anche un gruppo di militanti attenti alle trasformazioni che avvenivano nel sistema produttivo dell’industria, particolarmente alla Fiat.
È grazie a loro che potei affrontare una lunga inchiesta sugli immigrati che, nel pieno del “miracolo economico” arrivavano a Torino dal Sud. E fu in particolare con Giovanni che condivisi negli anni a venire una oscillazione di interessi e di iniziative, che passavano da Nord e Sud cercando di fatto un legame tra le lotte degli operai del Nord e quelle dei contadini del Sud. «Nord e Sud uniti nella lotta» fu uno slogan più tardo, ma che già ci apparteneva e di cui eravamo in qualche modo le avanguardie.
Giovanni scelse infine di occuparsi di sociologia agraria al fianco di Manlio Rossi-Doria nell’Università di Portici, ma fu anche, con Fabrizia Ramondino ed Enrico Pugliese, il fondatore e animatore del gruppo politico più interessante e maturo del ‘68 politico napoletano, il Centro di coordinamento campano. Nel suo spostarsi tra Sud e Nord, Giovanni è stato anche, con Mario Miegge e altri, una figura centrale di quello che possiamo chiamare “il ‘68 dei valdesi”, o dei protestanti in generale, anche attraverso una rivista come Gioventù evangelica. Né più tardi, insegnando nell’università di Modena e vivendo a Bologna, ha mai smesso di occuparsi di queste realtà: degli operai del Nord e dei contadini del Sud, o meglio: degli operai e dei contadini italiani. E ovviamente degli studenti, a partire dai suoi.
Da insegnante, ha formato decine di giovani studiosi molto attenti alle pratiche, all’azione concreta, alla politica. È stato insomma un’esemplare figura di “intellettuale militante”, preoccupato, come purtroppo pochissimi intellettuali e professori di oggi e quasi nessun accademico, del legame tra la teoria e la pratica, tra la conoscenza e l’azione in difesa degli sfruttati, dei loro interessi.
A queste sue scelte ha molto contribuito – ed è questa una cosa in cui posso anch’io riconoscermi – avere avuto come figure di riferimento due personaggi esemplari, due maestri d’eccezione: Raniero Panzieri e il pastore Tullio Vinay.
E voglio ricordare che molti seminari interni al gruppo dei “Quaderni rossi” si svolgevano nei primi anni Sessanta, quelli che prepararono il risveglio operaio molto prima dell’“autunno caldo” del ‘69, nella comunità di Agape, su nelle Valli Valdesi, in
una fraternità piena di stimoli e di speranze. Giovanni Mottura, in tutta la sua esperienza sociale, politica e religiosa, pedagogica e culturale, è stato insomma una figura esemplare di “intellettuale militante”, di quelle di cui oggi sentiamo più fortemente la mancanza e il bisogno, che più sono assenti dal quadro intellettuale di questi anni.
Non voglio commuovermi troppo, ricordando una intensa comunanza, diciamo così, nella visione della politica e della cultura, e del loro legame necessario, anzi indispensabile. E pensando ai compiti che abbiamo di fronte, in anni di ben poche speranze rispetto a quelli che abbiamo vissuto con Giovanni in passato. Ma è di conforto poter ricordare un amico, dal cui umano calore, simpatia, dalla cui ironia e semplicità, dalla cui intelligenza e assiduità di fratello o di maestro sentiremo molto la mancanza, e dal cui ricordo avremo ancora tanto da imparare.
Illustrazione © Doriano Strologo

Goffredo Fofi
Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.