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Antisemitismo oggi

by Amedeo Spagnoletto

di Amedeo Spagnoletto. Direttore Museo ebraico di Ferrara.

A vent’anni suonati dall’istituzione della giornata internazionale commemorativa dei tragici avvenimenti legati alla Shoah, le cronache così come i monitoraggi di accreditate organizzazioni del Paese e internazionali, riportano che in Italia gli episodi di razzismo contro gli ebrei permangono consistenti. Il nostro Paese è superato nella biasimevole classifica dai Paesi dell’Est Europa, dove è fortemente radicata la xenofobia, ma in alcuni casi anche da Francia e Germania, offrendo un quadro chiaro scuro, in cui tuttavia spicca la percentuale di coloro che ancora oggi serbano pregiudizi espliciti o latenti, che arriva a superare il 30%.
Il Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) sottolinea nell’introduzione alla relazione annuale dell’
Osservatorio sull’antisemitismo, pubblicata a gennaio del 2022, che tra le prime forme di contrasto a questi fenomeni c’è un uso migliore di strumenti importanti già a nostra disposizione come «l’educazione, la cultura, la diffusione di una conoscenza del popolo ebraico, dei suoi valori profondi e della sua storia tanto intrecciata con la storia del Paese nel suo complesso da esserne parte assolutamente viva e integrante». A Ferrara su questi presupposti è nato e si sviluppa il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah (Meis), sorto con una legge votata all’unanimità dal parlamento italiano nel 2003, poi emendata nel 2006. Il punto è fondamentalmente questo: raccontare il tragico passato non basta. Per rimuovere steccati e pregiudizi c’è bisogno di conoscenza dell’altro: in questo caso della minoranza ebraica, una presenza costante nel tempo, caratterizzata da una compenetrazione culturale bimillenaria

al resto della compagine sociale. Fra i punti qualificanti dell’esperienza che si compie oggi al Meis, una realtà che ha aperto i battenti solo cinque anni fa con una mostra inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è l’aggregazione di più piani culturali, tutti profondamente studiati con intenti educativi e formativi, in modo che, con tecniche moderne, si esplorino congiuntamente la Storia, i riti e le tradizioni, la tragedia della Shoah ma anche la vita contemporanea della comunità ebraica italiana. L’attività con le scuole include oltre alle visite guidate l’attività laboratoriale. L’esperienza maturata in questo quinquennio ha messo in evidenza, come grazie al rapporto con gli studenti, obiettivi “affettivo-disposizionali” per il loro legame con la dimensione emotiva e valoriale indirizzata al rispetto del prossimo e a una coscienza di diritti e doveri, si ottengano risultati migliori quando i luoghi reali e mentali più sensibili come la casa e la famiglia vengono presi in considerazione.

Da qui prende il via il progetto Remember house, vincitore del bando europeo Cerv (Cittadini, uguaglianza diritti e valori), che vede aggregati il museo di Ferrara e la Fondazione 1563. L’archivio storico della fondazione torinese, impegnata anche nel campo delle Digital Humanities, conserva i documenti del Servizio gestione Egeli, che gestiva i sequestri di beni agli ebrei in Piemonte e Liguria. Il famigerato Ente di gestione e liquidazione immobiliare venne istituito pochi mesi dopo l’emanazione delle “Leggi razziali” per la vendita coatta delle proprietà ebraiche ritenute illegittime ai sensi della legislazione. Ma fu durante il biennio ‘43-‘45 che l’Egeli fu chiamata a curare la confisca di tutti i beni degli

ebrei, ai sensi delle norme emesse dalla Repubblica di Salò. Il progetto che metterà a disposizione delle classi una selezione di questi documenti, realizzerà nel corso del prossimo biennio una serie di attività, eventi e percorsi formativi per docenti, educatori e studenti. Il concetto di casa è il punto centrale intorno a cui ruota l’esperienza: la dimora come famiglia, rifugio, ma anche trappola, come si rivelò per molti ebrei catturati proprio perché legati allo spazio insostituibile della propria esistenza. Come ci sentiremmo se ci fosse sottratta la sicurezza dei nostri luoghi e delle nostre cose? Una domanda cruciale, che si declina in un mezzo didattico straordinario che accresce la consapevolezza della Shoah, ma anche dei drammi contemporanei connessi con i flussi migratori che coinvolgono il nostro Continente.

Con l’ausilio di storici, sociologi, architetti e specialisti di didattica si progetterà una scatola di “stimoli e suggestioni”, una sorta di stanza a dimensioni ridotte, che conterrà oggetti in miniatura, documenti di archivio, materiale di bricolage modellato e studiato in modo da far scaturire idee e attività da realizzare in classe con insegnanti ed educatori secondo percorsi interdisciplinari. Alcuni istituti saranno poi selezionati per ospitare in spazi appropriati la stanza in proporzioni 1:1, per allargare e fare condividere l’esperienza a più classi possibile. La novità del progetto sta nella sua esportabilità in altre realtà europee, che hanno vissuto storie tragiche analoghe. Si parte già all’inizio di quest’anno. Docenti e scuole interessate a partecipare potranno scoprire di più sul sito dedicato o sul sito del Meis e inviare la loro candidatura.

Ph. © William Warby via Unsplash

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Amedeo Spagnoletto

Direttore Museo ebraico di Ferrara

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