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Tassare i ricchi?

by Raul Caruso

di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.

In tempi di guerra, tra le politiche economiche possibili, la tassazione dei più ricchi è tra le opzioni preferite dall’opinione pubblica. Essa, tuttavia, è sovente di difficile applicazione innanzitutto poiché i cosiddetti “super ricchi” si oppongono in maniera evidente all’approvazione di tali misure. Inoltre, la tassazione della ricchezza, pur desiderabile, non è detto che sia sempre efficace.

Tra le politiche economiche in caso di guerra vi è sicuramente quella di aumentare la tassazione dei patrimoni e dei redditi elevati. Una politica di questo tipo non è per niente nuova o sconosciuta in virtù del fatto che nella Storia tale tassazione è aumentata sistematicamente nei periodi di guerra.

In occasione di una guerra, i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto, infatti, hanno necessità di finanziare lo sforzo bellico e sostenere la situazione economica interna in particolare con misure a favore delle famiglie. Anche i Paesi non direttamente belligeranti hanno comunque l’esigenza di far fronte alla crisi economica generale che inevitabilmente si associa alla guerra in particolare se essa è di particolare importanza.

In virtù di tali necessità, la politica fiscale diviene lo strumento più efficace da attivare nel breve periodo e con maggiori effetti redistributivi rispetto al ricorso all’indebitamento. Unitamente alla tassazione dei redditi e patrimoni individuali elevati, storicamente vi sono stati interventi fiscali anche sugli extraprofitti di determinate industrie.

Famoso è il caso della War Profits and Excess Profits Tax approvata negli Stati Uniti nel 1918 che interessava non solo le aziende direttamente avvantaggiate dalla guerra (come i produttori di munizioni) ma anche quelle imprese che avevano registrato profitti ben al di sopra di quelli conseguiti negli anni precedenti al conflitto. Misure analoghe del resto erano state applicate anche in Canada, Francia e Regno Unito.

Il conflitto tra Russia e Ucraina per la sua portata e la sua durata sta sottoponendo tutti i Paesi a uno sforzo fiscale decisamente fuori dal comune anche in virtù del fatto che essa segue alla pandemia di Covid-19. In altre parole, vista la pervasività degli effetti economici del conflitto, i Paesi non possono non interrogarsi sulla necessità di applicare una fiscalità che compensi da un lato i danni economici derivanti dal conflitto ma che sia anche percepita come “giusta” dalla popolazione.

In questa prospettiva, come detto, da sempre la tassazione dei più ricchi è quindi sempre l’opzione preferita dall’opinione pubblica. Essa, tuttavia, è sovente di difficile applicazione poiché i cosiddetti “super ricchi”, pur disponendo in alcuni casi di ricchezze che eccedono di gran lunga le esigenze di consumo per essi stessi e i propri eredi, valutano il mantenimento, l’intangibilità e la gestione di tale ricchezza sulla base di altri parametri come il potere e l’influenza che essa garantisce nella società e quindi si oppongono in maniera evidente all’approvazione di tali misure.

In ogni caso, la tassazione della ricchezza, pur desiderabile, non è detto che essa sia sempre efficace. Le preoccupazioni in merito all’efficacia di una tassazione sulla ricchezza si basano principalmente su due fatti: in primo luogo su un aumento dell’evasione fiscale e in secondo luogo sulle migrazioni dei ricchi in altri Paesi. In entrambi i casi, è evidente che una maggiore cooperazione tra Paesi contribuirebbe a minimizzare il rischio di tali effetti indesiderati e distorsivi.

In questo senso è da rivisitare l’idea di Stati e territori in competizione per attirare capitali e ricchezze che era stata interpretata come quasi “virtuosa” poiché efficiente su scala globale. La guerra in corso dovrebbe far riflettere i policy-makers in merito alla necessità di accordi internazionali anche in ambito fiscale per evitare che i sacrifici della guerra ricadano solo sulle famiglie e la classe media aumentando i rischi di nuovi conflitti nel futuro.

Ph. ©  Micheile Dot Com via Unsplash

Raul Caruso

Raul Caruso

Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana

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