di Michele Lipori. Redazione Confronti
La parità di genere, oltre a essere un diritto umano fondamentale – nonché un principio fondamentale dell’Unione Europea (cfr. l’art. 8 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea –, è considerato un obiettivo essenziale per realizzare società pacifiche, con pieno potenziale umano e sviluppo sostenibile.
In virtù di questo riconoscimento, l’uguaglianza di genere è stata inserita nel diritto internazionale dei diritti umani dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Quel documento riconosceva che «Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti» e che «A ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate in questa Dichiarazione, senza distinzione di alcun tipo, come razza, colore, sesso, lingua, religione, […] nascita o altro».
Più recentemente, la questione della disuguaglianza di genere è stata inserita nell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, il piano d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite – tra cui l’Italia – che esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e che rappresenta un impegno condiviso, atto a garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano.
L’Agenda globale definisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals –
Sdg) da raggiungere entro il 2030, articolati in 169 target. Il processo di cambiamento del modello di sviluppo viene monitorato attraverso i goal, i target e oltre 240 indicatori: rispetto a tali parametri, ciascun Paese viene valutato periodicamente dall’Onu e anche in base all’“opinione pubblica” internazionale. Nella fattispecie, l’Obiettivo 5 è espressamente dedicato a «raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze» e mostra come la disparità di genere sia tra gli elementi a costituire uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà.
FACTS
- Solo 13 Paesi al mondo hanno una donna come capo di Stato
- Solo 15 Paesi al mondo hanno una donna a capo del Governo
- Solo il 21% dei ministri dei vari governi mondiali sono donne
- Solo in 14 Paesi al mondo si è raggiunto (o superato) il 50% di donne nella composizione dei rispettivi governi
- Solo in 5 Paesi nel mondo si riscontra il 50% (o più) di donne in Parlamento nelle camere singole o basse
In particolare, l’Obiettivo 5.5 è stato pensato con l’idea di «garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica».
Ma seguendo i parametri dell’Agenda 2030, e con i dati aggiornati al 19 settembre 2022, quelli della parità
ed equità di genere sembrano essere obiettivi ancora lontani dall’essere raggiunti, soprattutto in politica:
– Solo 13 Paesi al mondo hanno una donna come capo di Stato;
– Solo 15 Paesi al mondo hanno una donna a capo del Governo;
– Solo il 21% dei ministri dei vari governi mondiali sono donne;
– Solo in 14 Paesi al mondo si è raggiunto (o superato) il 50% di donne nella composizione dei rispettivi governi;
– Solo in 5 Paesi nel mondo si riscontra il 50% (o più) di donne in Parlamento nelle camere singole o basse (Ruanda, 61%; Cuba, 53%; Nicaragua, 51%; Messico, 50%; Emirati Arabi Uniti, 50%)
– a livello globale, questa è la classifica dei portafogli detenuti dalle ministre: 1) famiglia/bambini/giovani/ anziani/disabili; 2) affari sociali; 3) ambiente/risorse naturali/energia; 4) occupazione/lavoro/formazione professionale; 5) parità di genere.
Al ritmo attuale – dicono gli indicatori delle Nazioni Unite –, la parità di genere nelle più alte posizioni di potere non potrà essere raggiunta per altri 130 anni, quella negli organi legislativi nazionali non sarà raggiunta prima del 2063 e – con un incremento annuo di appena 0,52 punti percentuali – la parità di genere nelle cariche ministeriali non sarà raggiunta prima del 2077.
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Michele Lipori
Redazione Confronti