di Nadia Angelucci. Giornalista e scrittrice.
Berta Cáceres Flores è stata un’attivista honduregna che ha lottato per la difesa del territorio e i diritti del popolo Lenca. Quando, nel 2015, le è stato consegnato il Premio Goldman per la sensibilità ambientale aveva dichiarato: «Svegliamoci Umanità! Non abbiamo altro tempo. Le nostre coscienze dovranno essere scosse dal fatto di restare solo a contemplare l’autodistruzione basata sulla depredazione capitalista, razzista e patriarcale».
Il 20 aprile del 2015 Bertha Cáceres riceveva il Premio Goldman, un riconoscimento istituito nel 1990 per costruire una sensibilità ambientale a livello internazionale e offrire un riconoscimento a persone che lavorano per proteggere e migliorare l’ambiente. Cáceres, in quell’occasione, aveva letto un emotivo scritto in cui evocava la cosmovisione del popolo Lenca, etnia indigena discendente dai Maya alla quale lei stessa apparteneva: «Uniamoci e continuiamo con speranza a difendere e prenderci cura del sangue della terra e degli spiriti. Dedico questo premio a tutte le ribellioni, a mia madre, al popolo Lenca, al Río Blanco e ai martiri per la difesa dei beni naturali» aveva concluso.
Meno di un anno dopo, nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, un commando entrava nella sua casa a La Esperanza, nella zona occidentale dell’Honduras, e la giustiziava con sei colpi di pistola. Nella stanza accanto Gustavo Castro, anche lui attivista messicano per i diritti della natura, sfuggiva miracolosamente all’agguato.
Nel momento in cui viene uccisa Bertha Cáceres è coordinatrice del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh) ed è alla guida di una battaglia per la salvaguardia del Rio Gualcarque, un fiume che scorre nel territorio Lenca e che per la popolazione significa vita, cultura, spiritualità. Questo ecosistema naturale e culturale viene rotto quando Desarrollos Energéticos SA (Desa), un’impresa honduregna con capitale nazionale e straniero, entra nel territorio con grandi macchinari per escavazioni e grosse quantità di materiale di costruzione. L’obiettivo è la realizzazione di un’enorme diga ma la comunità locale non è stata consultata, come invece sarebbe previsto dalla Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ratificata dall’Honduras nel 1995 e volta a proteggere i diritti delle popolazioni indigene.
Il progetto idroelettrico Agua Zarca di Desa fa parte delle 51 concessioni per megaprogetti assegnate dal nuovo governo dopo il colpo di stato del 2009 ai danni del presidente honduregno Manuel Zelaya, e prevede la costruzione di un impianto idroelettrico che comporta il trasferimento forzato della popolazione che vive sul territorio, l’impossibilità di portare avanti le proprie attività agricole, la privatizzazione di fatto del fiume.
Figlia di una partera, colei che guida le donne nel momento del parto, Bertha non solo è discendente ed erede della tradizione del suo popolo, ma incarna e costruisce il suo ruolo personale e politico a partire dalla saggezza e dai saperi dei suoi avi: «Svegliamoci Umanità! Non abbiamo altro tempo.
Le nostre coscienze dovranno essere scosse dal fatto di restare solo a contemplare l’autodistruzione basata sulla depredazione capitalista, razzista e patriarcale» aveva detto il giorno in cui aveva ritirato il Premio. Nonostante la sua popolarità planetaria Cáceres è perseguitata, minacciata, sottoposta a prigione per il suo impegno a fermare Desa; i governi del suo Paese non prendono provvedimenti per proteggere la leader Lenca, malgrado la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) avesse chiesto, con la Risoluzione MC 196/09 di prendere «le misure necessarie per garantire la vita e l’integrità personale» di Bertha Cáceres.
Un lungo iter giudiziario ha visto condannati per l’assassinio di Bertha nel 2018 Sergio Rodríguez (responsabile delle comunicazioni del Desa), Mariano Díaz (maggiore in servizio nell’esercito honduregno), Douglas Bustillo (tenente in pensione ed ex capo della sicurezza del Desa), Henry Hernández (ex militare) e i sicari Elvin Rápalo, Oscar Torres e Edilson Duarte, come co-responsabili dell’assassinio.
Nel giugno 2022, il direttore esecutivo di DESA, Roberto David Castillo, è stato condannato a 22 anni di carcere per il suo ruolo nel crimine. La famiglia di Bertha continua a chiedere che tutte le persone coinvolte nell’omicidio siano punite indicando nei componenti della potente famiglia Atala Zablah, principale azionista del progetto Agua Zarca, gli autori intellettuali del crimine.
Dopo la morte di Cáceres i principali finanziatori europei del progetto si sono ritirati e la costruzione dell’impianto idroelettrico è stata sospesa. Una vittoria di Bertha che aveva profetizzato: «Quando abbiamo iniziato la battaglia contro Agua Zarca, sapevo quanto sarebbe stato difficile. Ma sapevo anche che avremmo vinto. Il fiume me l’aveva detto».
Foto © Alex McCarthy via Unsplash
Nadia Angelucci
Giornalista e scrittrice