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Le posizioni Lgbtq+ dividono la Chiesa Metodista Unita (UMC)

by Peggy A. Johnson

di Peggy A. Johnson. Vescova Chiesa metodista unita degli Stati Uniti d’America

Intervista a cura di Claudio Paravati, direttore Confronti

Nata Baltimora, nel Maryland, Peggy A. Johnson è un vescovo in pensione della Chiesa metodista unita. Dal 2008 al 2021 ha servito come vescovo nell’area di Filadelfia. Dal 1° gennaio 2023 è vescovo ad interim della Conferenza annuale della Chiesa metodista unita del New England.

Nel 1975  in Italia metodisti e valdesi hanno votato a favore della formazione dell’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi. Da allora, i valdesi italiani hanno un rapporto speciale con i metodisti di tutto il mondo, così come i metodisti italiani hanno un rapporto speciale con i presbiteriani e i riformati di tutto il mondo. Purtroppo, negli ultimi anni, nella maggior parte dei Paesi, compresi gli Stati Uniti, i Metodisti uniti stanno vivendo conflitti importanti al loro interno. In questa intervista Peggy Johnson, vescovo della Conferenza annuale del New England della Chiesa metodista unita (UMC), spiega al pubblico italiano cosa sta accadendo. 

Negli ultimi anni abbiamo seguito ciò che sta accadendo nell’UMC. Cosa è successo di recente? Qual è il problema?

Non è un problema nuovo, ma continua ad avere evoluzioni sempre più controverse. Nel lontano 1972, nel nostro libro delle discipline (Book of Discipline), il libro secondo il quale viviamo noi Metodisti uniti, è stato detto per la prima volta che la pratica dell’omosessualità era «contraria all’insegnamento cristiano». Più tardi, nel corso degli anni, è diventato un reato perseguibile per un pastore dichiararsi omosessuale, praticare l’omosessualità o celebrare un matrimonio gay. Poi c’è stata una regola secondo la quale non si poteva usare il denaro per promuovere l’omosessualità. E così, con l’aumento dei paragrafi proibitivi nel nostro Book of Discipline, sono cresciute di pari passo le divisioni nella nostra denominazione. Alle riunioni quadrimestrali della nostra Conferenza generale della Chiesa metodista unita si è assistito a proteste sempre più infelici, provocatorie e difficili da gestire, e tutto ciò ha creato divisioni sempre maggiori tra di noi. 

Nel 2019 abbiamo convocato una sessione speciale per risolvere questo problema una volta per tutte. Avremmo finalmente deciso come vivere. In questa sessione della Conferenza generale del 2019, con un piccolissimo margine di 54 voti su oltre 800 persone, è stato deciso che avremmo continuato a essere conservatori e a mantenere tutti i paragrafi del libro che erano anti-gay. L’omosessualità avrebbe avuto definizioni più specifiche e anche le accuse e le punizioni sarebbero state più severe. In quella stessa Conferenza, con un margine ancora più ristretto di solo due voti, abbiamo votato una disposizione per la “disaffiliazione”, secondo la quale, una volta pagata una determinata quota e sottoscritto una serie di documenti, le Chiese sarebbero state libere di allontanarsi per questioni di coscienza riguardo a questo tema. Fare una scelta di coscienza in questo caso significa schierarsi a Destra o a Sinistra, pro o contro. Di conseguenza, negli ultimi tre anni abbiamo assistito a molte disaffiliazioni da parte delle Chiese locali, e non è ancora finita.

Può darci qualche numero?

Questa disposizione sulla disaffiliazione terminerà nel dicembre del 2023. A quel punto non ci saranno spiragli per lasciare la denominazione, se non abbandonare l’intera nave. Ovviamente questa è una questione molto controversa, triste e polarizzante. Ma in tutto questo, c’è la grazia di Dio. Senza dubbio la Chiesa è guidata dal fuoco purificatore dello Spirito Santo, che ci spinge a essere uniti e inclusivi. Spero e prego che un giorno torneremo di nuovo insieme. Ma per ora, ahimè, alcune Chiese si stanno disaffiliando. I numeri della separazione sono di circa 3.000 chiese su 33.000 negli Stati Uniti. Quindi l’8% delle Chiese della nostra denominazione potrebbe lasciarci. 

Per il 2024 è prevista un’altra sessione della Conferenza Generale, in cui potrebbero essere promulgate altre disposizioni e altri potrebbero lasciarci. Non lo so. La disposizione sulla disaffiliazione del 2019 riguardava solo la Chiesa americana, ma siamo una denominazione sempre più globale. Il corpo dei votanti della Conferenza generale è composto per il 44% da persone provenienti da altri Paesi, e di questi il 30% proviene dall’Africa. A livello globale ci sono molte sfumature culturali intorno alla questione dell’omosessualità. 

Nella Chiesa metodista unita degli Stati Uniti stiamo assistendo a un declino delle presenze. Vediamo sempre meno persone tra i nostri banchi a causa della pandemia e di alcune controversie. Ma la missione va avanti. Stiamo continuando a fare il meglio che possiamo per essere il Corpo di Cristo missionario che siamo chiamati a essere.

Cosa ne pensa del nodo principale del problema? Com’è possibile che persino le Chiese si dividano a causa di una questione come l’omosessualità?

Nella Chiesa metodista unita il discorso verte per di più sull’omosessualità nel clero. Dal 1972 è nostra regola ufficiale che i membri del clero non possano dichiararsi omosessuali e praticare l’omosessualità. Poi, con le aggiunte del 2019, la definizione “dichiararsi omosessuali” è stata resa più specifica. Ma l’intento è quello di impedire a chi è sposato con persone dello stesso sesso di essere ordinato pastore, e pastora. Secondo le norme, anche celebrare un matrimonio gay sarebbe un reato perseguibile. Questa è la questione che ci divide. 

Conosce la Chiesa valdese e metodista in Italia? 

Molto tempo fa sono stata a un seminario, dove ricordo di aver letto dei valdesi e dei metodisti in Italia e, in misura minore, in Sud America. Ho frequentato l’Asbury Seminar nel Kentucky e ho imparato che i valdesi sono stati uno dei primi movimenti protestanti. Avete preso posizione a favore della povertà e della predicazione evangelica, e vi siete concentrati sul ministero religioso di tutti i credenti. Molti di questi elementi sono stati ripresi in seguito da alcuni movimenti protestanti del XVI secolo. Ho spesso pensato che i valdesi fossero molto progressisti per aver permesso alle donne di predicare. Anche quando frequentavo il seminario, alla fine degli anni ’70, negli Stati Uniti alcuni sostenevano che le donne non avrebbero dovuto essere ministri di culto. Tuttavia a distanza di 50 anni, le cose sono migliorate anche se voi valdesi e metodisti in Italia siete stati i precursori.

In Italia i protestanti storici, come valdesi e metodisti (che vivono in un unico organismo, come un’unica Chiesa), hanno lasciato le congregazioni libere di scegliere se celebrare la benedizione delle coppie gay. Pensa che l’esempio valdese e metodista italiano possa aiutare le Chiese a livello internazionale a trovare una strada?

Penso che il futuro della Chiesa di Gesù Cristo sia nel movimento ecumenico. Abbiamo imparato molto dai nostri fratelli di altre comunioni. Siamo in piena comunione con diversi partner ecumenici e continuiamo a sforzarci di allargare questa cerchia. I Metodisti uniti stanno imparando da altre denominazioni, come la Chiesa evangelica luterana d’America, la Chiesa episcopale e la Chiesa presbiteriana (U.S.A.), che hanno già affrontato la questione dell’omosessualità e hanno deciso di essere progressisti. Hanno vissuto quello che stiamo vivendo noi un paio di decenni fa e ci stanno dicendo: “Non preoccupatevi, lo supererete. Andrà tutto bene”.  E questo è molto incoraggiante. Penso che una volta risolta questa questione nei nostri cuori e nelle nostre Chiese, saremo più coesi. L’obiettivo è far sì che nella Chiesa di Gesù Cristo, non ci siano tante divisioni. Le cose più importanti su cui dovremmo essere d’accordo sono l’amore, l’accettazione e la grazia per tutti.

Esiste secondo Lei una, chiamiamola così, “strategia” messa in atto dalla Destra religiosa conservatrice, con l’obiettivo di dividere le congregazioni storiche?

L’essere umano, per sua stessa natura è divisivo. Entriamo sempre a far parte di tribù separate tra loro e in luoghi ristretti in cui ci sentiamo al sicuro con la nostra ideologia, la nostra cultura e il nostro sistema di credenze. La denominazione metodista unita è al suo 23° scisma. Ci sono stati 23 scismi dal 1784, quando è stato formato il primo organismo nazionale metodista negli Stati Uniti. Tutto questo per dire che siamo sempre stati scismatici. Sembra quasi che essere scismatici sia nel nostro DNA. 

A volte ci dividiamo anche sulla linea politica da seguire. Penso che faccia parte della condizione umana. Come vescovo ho lavorato con pastori evangelici conservatori. Ho servito come vescovo dal 2008 e trovo che siano alcuni dei più grandi pastori che abbia mai incontrato, pieni di dedizione e amore. Semplicemente mettono dei paletti sulla questione dell’omosessualità in base alla loro comprensione delle Scritture e alla loro esperienza personale. Non posso dire alle persone come credere, ma me ne rammarico ugualmente.  Quando le nostre strade si separano e non lavoriamo più insieme facciamo sempre meno. Vorrei che fossimo d’accordo sulle questioni sociali e allo stesso tempo rimanessimo uniti in Cristo. Se ci riuscissimo, la nostra testimonianza sarebbe molto più serena. 

Credo che ogni parte abbia bisogno dell’altra. La Destra ha bisogno della Sinistra, come la Sinistra ha bisogno della Destra. Per questo la perdita degli organismi conservatori che si stanno disaffiliando mi addolora. Nella maggior parte dei casi infatti, le Chiese che si disaffiliano sono quelle conservatrici. Credo che molti se ne stiano andando perché temono di essere costretti ad accettare un pastore gay o a celebrare matrimoni gay nelle loro strutture. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per accendere il fuoco purificatore che ci permette di continuare il dialogo. Mi mancheranno le persone con cui non sono d’accordo, perché non ho mai imparato nulla, o almeno niente di importante, dalle persone con cui sono d’accordo. Sono quelli con cui non sono d’accordo che mi aiutano a riflettere meglio sulle questioni. Nessuna delle due “parti” è custode della verità. Ed è per questo che ci rimettiamo tutti quando ci dividiamo.

Pensa che la Destra religiosa abbia ancora credibilità e ampio sostegno nella società americana?

A Sud, dove ho una casa, si tende verso una politica più conservatrice. Per molti, essere conservatori fa parte della cultura, dell’educazione, della storia, delle tradizioni, ed è insito nella loro mentalità. Alcune persone sono più orientate verso la divisione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, mentre altre tendono a essere più orientate verso la giustizia e l’equità. Queste due tendenze non dovrebbero essere in  contrasto tra loro, ma a volte sembra che lo siano quando si parla di politica e di credenze religiose.

Se riuscissimo a essere giusti ed equi allo stesso tempo, credo che il Signore tornerebbe, e sulla terra si manifesterebbe il compimento del Regno di Dio. Non so come risolvere questo problema, ma di sicuro la nostra scena politica sta alimentando comportamenti nocivi da entrambe le parti. Quando ci demonizziamo gli uni con gli altri, diciamo parole orribili sull'”altro” e ci mentiamo a vicenda, non andiamo da nessuna parte. In questo modo finiamo per concentrarci su una lotta che non abbiamo il tempo di fare più che su un lavoro comune. E questa è la perdita più grande di tutte.

Secondo lei, che tipo di ruolo avrà nel futuro prossimo il protestantesimo tradizionale? Il suo declino è inarrestabile?

Credo che la Chiesa sia di Dio. Se la Chiesa fosse solo per le persone, non durerebbe. Ma Gesù ha detto che le porte dell’inferno vinceranno sulla Chiesa. Nel corso della storia della Chiesa ci sono stati periodi di crescita e di declino, momenti in cui si è risvegliata e in cui si è riaddormentata. L’autrice Phyllis Tickle, nel suo libro The Great Emergence: How Christianity Is Changing And Why ha espresso la teoria della “vendita di beneficenza dei 500 anni” secondo la quale ogni cinquecento anni circa è necessario fare pulizia per rinnovare la Chiesa, e la Riforma protestante è stata l’ultima volta che questo si è realizzato. Quindi nel prossimo millennio probabilmente assisteremo a un nuovo risveglio. Credo che da qui nascerà qualcosa di diverso, che non assomiglierà a quello che abbiamo adesso, ma non perderà l’essenza di Cristo e dello Spirito di Dio, che continuerà a condurre le persone verso la grazia di Dio. Avverrà. Io ci spero.

Mi addolora vedere sempre meno fedeli nelle nostre chiese. Mi addolora vedere che i bambini non frequentano più la Scuola Domenicale. E mi dispiace per i soldi che non possiamo spendere per le missioni come facevamo in passato. Tuttavia, stiamo ancora facendo un buon lavoro e sono felice di ciò che stiamo facendo. Credo che Dio porterà qualcosa di nuovo nei prossimi cinquecento anni. Intanto, pianto i semi nel presente per ciò che avverrà in futuro. Non ci sarò per vederlo, ma so che arriverà. La Chiesa del futuro si fonderà su ciò che stiamo seminando adesso, e questo mi dà un motivo per cui vivere. 

Pensa che la Chiesa metodista unita troverà un’altra strada per essere più unita in futuro? Esiste un modo per sanare la divisione presente? Cosa potete fare come vescovi e congregazioni?

Nel 1844 c’è stata una grande spaccatura sulla questione della schiavitù. La maggior parte delle Chiese metodiste degli stati meridionali degli Stati Uniti si sono schierate con i proprietari di schiavi e sostenevano la schiavitù, mentre le Chiese del Nord non lo facevano. Ci sono state discussioni bibliche sulla schiavitù, proprio come oggi assistiamo a discussioni bibliche sull’omosessualità. Questo ha portato a una riunificazione nel 1939, il che mi fa ben sperare in una riunificazione futura. Purtroppo però la riunificazione del 1939 discriminava i neri, al punto da segregarli in una Conferenza separata in cui non erano ammessi i bianchi. Era una sorta di versione ecclesiastica delle leggi Jim Crow. Spero che, se torneremo insieme, non faremo lo stesso con le persone gay. Spero anche che nessun altro sarà preso di mira. Penso che lo Spirito di Dio unisca le persone, mentre la religione le separa. Quindi, se lo Spirito ci sarà, tutto questo sarà possibile. Sono abbastanza folle da credere che Dio sia più grande della nostra fragilità e del nostro peccato, e che Dio possa trovare una via d’uscita anche dove noi non la vediamo.

Di sicuro sono coinvolta personalmente nella comunità LGBTQIA+. Mio figlio è gay ed è sposato e io stessa sono sposata con una donna trans. Questo mi conferisce un punto di vista d’eccezione nel mio servizio come vescovo. Le questioni relative ai transgender sono spesso fraintese. Alcuni pensano che le persone gay siano trans. C’è molta ignoranza su cosa sia una persona trans, e questa è anche una questione politica. Attualmente nel nostro Paese ci sono centinaia di leggi che impediscono alle famiglie di prendersi cura dei loro figli nel rispetto del loro genere. Io e molte altre persone stiamo facendo il possibile per difendere le persone transgender. Di recente infatti ho scritto un libro che descrive il mio percorso con la Chiesa e la comunità LGBTQUIA+, intitolato Ever-Expansive Spirit of God: Hope for All Who Feel Left Out (ACTA Publications, 2023).  

Ci sono congregazioni metodiste molto aperte verso queste persone, non è vero? 

Assolutamente sì. Il luogo in cui servo attualmente come vescovo è per la maggior parte dei casi aperto e ci supporta. Ci sono membri del clero con coniugi trans, membri del clero trans e non-binary. Il grado di apertura varia molto a seconda di dove si vive negli Stati Uniti. 

Foto © UMC general conference

Picture of Peggy A. Johnson

Peggy A. Johnson

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