Nadia Addezio. Redazione Confronti
Il 19 e 20 ottobre scorsi si è tenuta nell’aula magna dell’Università La Statale di Milano l’assemblea civica sulla genitorialità sociale al quale hanno preso parte 152 cittadini e cittadine sorteggiati. Finanziata dall’Unione europea, patrocinata dall’Università degli Studi di Milano, l’assemblea ha avuto l’obiettivo di porre dei quesiti su forme di genitorialità non necessariamente biologiche ma anche derivate da pratiche quali fecondazione assistita e gravidanza per altri.
«Tendenzialmente chiamiamo “famiglia” l’insieme di coloro che hanno trasmesso il codice genetico. Ma se pensiamo che per far nascere un bambino ci vogliono 9 mesi e per crescerlo ci vogliono 30 anni, forse la seconda parte sarebbe da prendere maggiormente in considerazione». Roberto è uno dei 152 cittadini sorteggiati ad aver partecipato all’assemblea civica sulla genitorialità sociale finanziata dall’Unione europea e patrocinata dall’Università degli Studi di Milano e tenutasi all’aula magna dell’Università La Statale di Milano il 19 e 20 ottobre scorsi.
Mentre racconta perché è qui, Roberto si definisce “padre separato”, richiamando il suo interesse al tema della genitorialità. E s’interroga: «La domanda cardine è: il bene del bambino come lo tuteliamo?». Come gli altri partecipanti, anche lui ha risposto all’invito lanciato dal movimento politico paneuropeo di iniziativa popolare e nonviolenta Eumans! (www.eumans.eu) e dall’Associazione Luca Coscioni (www.associazionelucacoscioni.it) a registrarsi all’assemblea civica. Dopo aver compilato un modulo, Roberto è finito nel campionamento condotto dalla Sortition Foundation, un’organizzazione no-profit che lavora su metodi deliberativi basati sulla selezione casuale. Dai 152 cittadini estratti a sorte che hanno preso parte a entrambi i giorni di assemblea, gli organizzatori, grazie al supporto dell’associazione Prossima Democrazia e al software open source Panelot, hanno campionato i 50 che hanno discusso e deliberato le raccomandazioni ai tavoli tematici. Estratto a sorte per entrambe le giornate, Roberto ha lavorato al tavolo sulla gestazione per altri (Gpa): un tema divisivo che negli ultimi mesi è tornato con forza nel dibattito pubblico italiano.
«Il metodo di discussione delle tematiche relative alla genitorialità sociale non ha reso giustizia alla delicatezza e agli interessi in gioco in questa materia. Per questo, abbiamo considerato urgente chiarirlo mediante gli strumenti della conoscenza informata», illustra Francesca Re, avvocata e coordinatrice del progetto democratico. La affianca Alessia Cicatelli, avvocata e co-coordinatrice, che aggiunge: «era importante far passare alle istituzioni il messaggio che la cittadinanza vuole la tutela degli interessi dei minori. Le istituzioni si devono attivare per tutelarli al meglio […]».
TANTE FORME DI GENITORIALITÀ
La genitorialità sociale è il termine ombrello usato per indicare le forme di genitorialità non biologica, come l’adozione e quelle determinate da percorsi di procreazione medicalmente assistita (Pma). La prima giornata di assemblea mirava a informare i partecipanti mediante quattro panel tenuti da esperti ed esperte sui temi dell’istituto delle adozioni, della fecondazione assistita, della gestazione per altri e del riconoscimento dello status giuridico del minore. Nel consesso di cittadini desiderosi di conoscere, c’è chi è stato attirato dall’esperimento democratico, come Marcella Ercolini, direttrice marketing tornata dal coffee-break che riferisce con disponibilità di conoscere l’assemblea civica estratta a sorte: «Feci la tesi sul caso dell’Irlanda, dunque mi interessava capire come sarebbe stata organizzata quest’assemblea. Se tale istituto di democrazia riuscisse ad affermarsi, i miei figli potrebbero godere di una democrazia innovata». C’è chi ha scelto di candidarsi per sensibilità ai temi, come un’altra Marcella che, seduta nell’ala destra dell’aula magna, nelle ultime file rivolte verso il palco, racconta di essere insegnante e pedagogista con esperienza nelle realtà di periferia. È qui perché le interessa «l’aspetto della tutela del minore laddove il legame primario è stato reciso». Con ferma contrarietà alla Gpa e con eloquenza carismatica, ritiene che non sia un tema integrabile nella sfera della genitorialità, specie se si parla di gestazione per altri solidale, perché «la gravidanza è un gesto egoistico in cui va preservato il legame materno. […] Non siamo tutte madri, ma siamo tutti figli».
UNA RETE EUROPEA
La Citizens’ Assembly fa parte di “Transnational European Assembly”, un progetto finanziato dall’Unione europea che sostiene esperienze deliberative nei Paesi Ue. Per questo, oltre al sorteggio di cittadini italiani, sono stati estratti a sorte 6 cittadini da 6 Paesi Ue sorteggiati: Spagna, Belgio, Germania, Romania, Francia, Polonia.
In platea, i cittadini europei non italiani si distinguono perché indossano le cuffie per la traduzione simultanea degli interventi. Gli assemblisti prendono appunti sui loro bloc-note. Dai loro volti si leggono espressioni concentrate, intente a comprendere argomenti tecnicamente complessi, prima che eticamente intricati.
Conclusa la prima giornata con la scorta di informazioni raccolte, comincia la seconda con un ritmo veloce. Dopo la registrazione e un breve passaggio con tutti i partecipanti in aula magna, i 50 cittadini e cittadine si dirigono verso i cinque tavoli tematici collocati nell’atrio e in stanze adiacenti, dove elaboreranno le raccomandazioni che saranno sottoposte a una prima votazione in plenaria e a una seconda da casa attraverso una piattaforma digitale. A ogni tavolo, c’è un facilitatore che modera il dibattito, un note-taker che annota le questioni che emergono, e i sorteggiati. Nel tavolo European certificate of parenthood modera i lavori Samuele Nannoni: vicepresidente di Prossima Democrazia, nel 2018 fondò l’Organizzazione per la democrazia aleatoria (Oderal), il primo ente italiano di promozione delle assemblee di cittadini e del sorteggio come pratica democratica. Ma perché questo interesse per il sorteggio statistico? Il vicepresidente spiega: «Il sorteggio mira all’inclusività. L’elemento statistico applicato al sorteggio fa sì che il campione sia quanto più rappresentativo della società». Nannoni fa presente che, se in un’assemblea civica “fatta bene” sono previste le tre fasi di sorteggio-autoselezione-sorteggio, nell’esperimento democratico milanese è mancata la prima fase, che solitamente avviene attingendo dalle liste anagrafiche – a cui le università non hanno accesso –: «Senza il primo sorteggio, si rischia di perdere l’inclusività, perché l’estrazione potrebbe riguardare solo persone strettamente interessate al tema. Per ovviare a questo limite, abbiamo tentato di far circolare il form in modi diversi e “reclutato” persone per strada, grazie ai volontari». Infine appunta che, seppur si tratti di un’assemblea nazionale, avendo a disposizione un budget limitato (20mila euro), non è stato possibile sostenere le spese di viaggio dei partecipanti, facendo registrare così perlopiù cittadini provenienti da Milano e dintorni.
Mentre Francesca Re e Alessia Cicatelli girano tra i tavoli cercando di dirimere le incertezze dei legislatori a tempo determinato, Lorenzo Mineo (coordinatore Eumans!), si appassiona seguendo qualche dibattito assieme a Stefano Sotgiu (presidente di Prossima Democrazia), accertandosi che tutto proceda secondo i tempi prestabiliti. L’intento è far riuscire al meglio l’esperienza di democrazia deliberativa in corso.
«Come si possono separare i diritti del bambino dalla biologia?»; «Il certificato di filiazione dovrebbe essere automatico o da richiedere?». Samuele Nannoni annota i numerosi quesiti che emergono dal gruppo internazionale, lavorando con un’équipe proattiva e vivace che mantiene toni pacifici nel confronto. Jamil Maqsood, segretario agli Affari esteri del Partito nazionale popolare del Kashmir unito (Ukpnp) e rappresentante al Consiglio economico e sociale (Ecosoc) dell’Onu, è il cittadino sorteggiato del Belgio. Sul certificato europeo di filiazione, sostiene che «tutti i bambini devono essere riconosciuti e la loro libertà di movimento, come di ogni persona, dovrebbe essere garantita». Accanto c’è Monica Quiroz Niño, dai Paesi Baschi (Euskadi), che rappresenta Sehaska, associazione che fa sensibilizzazione per il riconoscimento delle famiglie Lgbtqi+ nella società basca. Conoscitrice del tema in esame, afferma: «i politici dovrebbero prendere atto degli effettivi bisogni dei cittadini».
Saltando al tavolo omologo italiano, c’è Youssef Zahir, imam della comunità musulmana in Lombardia, che interviene nel confronto, puntualizzando: «Non dobbiamo considerare il bambino come strumento per colmare un vuoto», concentrando l’attenzione sul bene del minore più che sul desiderio di genitorialità. Nel lavoro complessivamente sereno, emerge la posizione comune a favore del certificato europeo di filiazione, e una domanda: «Come si rimedia alla lentezza della risposta giuridica rispetto ai fenomeni reali?», con riferimento all’esistenza innegabile di diversi tipi di famiglia che si discostano da quella “tradizionale”. Ornella Spenippo, quadro direttivo nella finanza in pensione, sente di aver maturato nuove conoscenze da questo tavolo «molto tecnico». Dice che avrebbe voluto più tempo per informarsi prima dell’assemblea, ma sottolinea: «Ho partecipato a un tavolo molto interessante e variegato, che mi ha permesso di superare pregiudizi dovuti all’ignoranza».
PARTIRE DAI MINORI
Nel tavolo adozioni si giunge a conclusioni simili. Gregorio Pulcher, sondaggista in pensione, è il facilitatore del gruppo. Placido e appagato, dice che: «Dalla discussione è “venuto fuori” che qualunque tipo di legislazione deve partire non dalla valutazione della famiglia, ma dalla valutazione del minore. A prescindere dal tipo di famiglia, devono essere garantiti al minore assistenza, affetto e protezione». I partecipanti – all’unanimità – hanno sentito tuttavia l’assenza di un’opinione contrastante. «Se da un lato è positivo perché non c’è stata un’atmosfera conflittuale, dall’altro non c’è stato un confronto su opinioni diverse… Questo, per certi versi, è stato un po’ un peccato», commenta Lisa Savoia, studentessa di Antropologia culturale, attivista di Extinction Rebellion e osservatrice dell’Osservatorio italiano delle assemblee cittadine. È d’accordo Tiziana, attualmente casalinga e madre adottiva, che tuttavia felice dell’esperienza riporta: «quando gli si dà l’opportunità, il cittadino si pronuncia!». Katryn Vinzio aggiunge: «credo che chiunque meriti di essere coinvolto, di comprendere meglio gli argomenti ed esprimere il proprio parere. Ci siamo sentiti tutti molto efficaci».
Non sono mancate opinioni divergenti nei tavoli Pma e Gpa. Nel primo, bisognava elaborare le raccomandazioni a partire dal quesito: «Lo sbarramento oggi previsto dall’Art.5 della Legge 40/2004 [possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi] deve essere rimosso?». Qui troviamo Riccardo Robuschi, insegnante di matematica e fisica in pensione che fa parte del Movimento per la vita ambrosiano. La sua voce si è distinta per esser stata tra le più critiche non solo dell’appuntamento democratico – «non ritengo che quest’assemblea abbia rappresentato la composizione media italiana» –, ma anche del tavolo a cui ha preso parte: «sono contrario alla procreazione medicalmente assistita e l’esperienza è stata confusionaria, principalmente per le posizioni contrarie alla mia». Di percezione diametralmente opposta, Alessandro Berti, libero professionista e attivista Extinction Rebellion, che euforico afferma: «Mi sembrava di toccare il futuro con le mani!». Berti rimarca positivamente che sia stato dato spazio alle posizioni minoritarie all’interno della discussione e delle raccomandazioni finali portate in plenaria – «questo per me è segnale di democrazia!» –.
I partecipanti al tavolo erano quasi all’unanimità concordi nell’aprire anche alle persone singole e alle coppie dello stesso sesso conviventi o unite civilmente l’accesso alle tecniche di Pma. Rachid Azzarrari, manutentore ed educatore, si è posto nel mezzo. Sostenitore durante il dibattito di una figura terza che faccia da arbitro per determinare se una coppia possa accedere o meno alla Pma, Azzarrari si dice contento dell’esperimento democratico. E commenta conciliante: «è stato difficile trovare un punto in comune perché sulla Pma agiscono questioni legate alla propria cultura, religione, alla scienza, al diritto».
GESTAZIONE PER ALTRI
Il tavolo Gpa ha attirato le maggiori attenzioni, forse perché – come dice Anna Facchini, facilitatrice del tavolo – «il tema si presentava in partenza piuttosto delicato». Orientava i lavori la domanda: «Divieto assoluto, regolamentazione oppure reato universale?». Secondo Chiara Di Brigida, studentessa di Giurisprudenza e attivista della Coscioni, il tavolo «è stato molto sfidante perché si è di fronte a un divieto». Roberto, dal canto suo, si chiede: «e se la domanda fosse già vecchia? Forse tra vent’anni non sarà neanche più necessario che una donna metta a disposizione il proprio utero per procreare». Anna, libera professionista, ha manifestato la sua profonda avversione alla gestazione per altri, sostenendo: «la Gpa è una pratica che non mette mai al centro il vero soggetto della questione, ovvero il bambino». La maggioranza, a favore della regolamentazione della gestazione per altri di tipo solidale, ha raccomandato la possibilità di accesso alla tecnica di fecondazione assistita «alle persone singole, coppie di stesso sesso o di sesso diverso; che la gestante abbia avuto almeno un figlio, superi positivamente un controllo psicofisico per l’idoneità e soddisfi un minimo reddituale».
Terminati i lavori, i cittadini e le cittadine si sono riuniti in plenaria per votare le raccomandazioni emerse. Tra qualche incomprensione nel recepimento delle stesse e qualche criticità tecnica, i partecipanti hanno alzato un cartoncino verde per votare a favore, giallo se non totalmente favorevoli, rosso per votare contro. Cosa succederà ora? Francesca Re spiega: «Le raccomandazioni approvate verranno tradotte con gli strumenti che giuridicamente riteniamo adeguati a veicolarle alle istituzioni. Poi contatteremo le istituzioni: vogliamo che le raccomandazioni emerse da questa forma di partecipazione deliberativa abbiano una realizzazione concreta».
PER SAPERNE DI PIÙ
I TEMI DEI TAVOLI TEMATICI. FECONDAZIONE ASSISTITA E GESTAZIONE PER ALTRI
Per procreazione medicalmente assistita (Pma), meglio conosciuta come “fecondazione assistita”, s’intende l’insieme delle tecniche che agevolano il concepimento. In Italia, è regolata dalla Legge 40/2004 – Norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Ai sensi dell’articolo 5, “solo coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi” con problemi legati a sterilità o infertilità umana certificata da un medico, qualora “non vi siano metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità”, possono farne ricorso. Con la sentenza 96/2015 della Corte costituzionale, viene permesso anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili di ricorrere alle tecniche di Pma. La fecondazione assistita può essere omologa o eterologa: nella prima, ovocita e spermatozoo appartengono ai membri della coppia; nella seconda, si fa ricorso ai gameti di donatori. La fecondazione eterologa è permessa in Italia dal 2014, grazie alla sentenza 162/2014 della Corte costituzionale.
La gestazione per altri (Gpa) è una tecnica di fecondazione assistita. Consiste nell’impianto dell’embrione, formatosi con l’unione dei gameti mediante fecondazione in vitro (FIVET), nella donna gestante, la quale porterà avanti la gravidanza per un’altra donna – che ha donato l’ovocita – o coppia – che ha donato i gameti –. La Gpa può essere “solidale”, quando la donna gestante sceglie volontariamente e liberamente di portare avanti la gravidanza per terzi; o “commerciale”, cioè la donna gestante che porta avanti la gravidanza in cambio di un compenso. Infine, rientra nella gestazione per altri quella “biologica”, quando non vi sono legami genetici tra i genitori intenzionali (coloro che ricorrono alla Gpa) e l’embrione, che ha, invece, legami genetici con la donna gestante. In Italia, la gravidanza per altri è vietata in ogni caso dalla Legge 40. L’Associazione Luca Coscioni ha elaborato una proposta di legge per disciplinare la gravidanza per altri solidale, depositata dal senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e l’onorevole Riccardo Magi (+Europa) il 16 giugno scorso; il 26 luglio, la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura il cosiddetto “ddl Varchi” che renderebbe la gestazione per altri “reato universale”, cioè perseguibile anche quando commesso all’estero.
Gli Stati membri dove la Gpa solidale è prevista sono: Grecia, Cipro, Portogallo. Nei Paesi Bassi è possibile anche in assenza di una legge che la disciplini. A livello di istituzioni europee, il 5 ottobre è stata approvata la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che criminalizza la “maternità surrogata a fini di sfruttamento riproduttivo” nel contesto di tratta, cioè nel caso avvenga con l’uso della forza, della minaccia o della coercizione, non prevedendo, dunque, la criminalizzazione di quella solidale.
ISTITUTO DELLE ADOZIONI E CIRCOLAZIONE STATUS DI FILIAZIONE
L’istituto delle adozioni è regolato dalla legge 4 maggio 1983, n.184 che consente l’adozione ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni. Gli adottanti devono risultare idonei a istruire e provvedere al minore, con il quale devono avere una differenza d’età compresa tra 18 e 45 anni. L’articolo 44 prevede che le persone single possano adottare nei casi in cui: il minore sia orfano di entrambi i genitori; l’aspirante adottante sia un parente fino al VI grado; si sia instaurato uno stabile rapporto affettivo con il minore.
Nel 2020, la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen – che ha dichiarato «chi è genitore in un Paese, è genitore in tutti i Paesi» – ha cominciato a impegnarsi nel riconoscimento della filiazione tra Stati membri ed eliminazione della discriminazione tra minori. A fine 2022, nel rispetto del principio del superiore interesse del minore – “best interest of the child” –, la Commissione ha proposto l’istituzione di un certificato europeo che comprovi la filiazione in ogni Stato membro, indipendentemente dal metodo di concepimento (tecniche Pma, per es.) e/o dal tipo di famiglia da cui il minore proviene (famiglie omogenitoriali, per es.). Il 14 marzo scorso, la Commissione politiche europee del Senato italiano ha respinto la proposta di regolamento europeo, ritenendola in violazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, considerando il diritto Ue ingerente in quello interno in materia di diritto di famiglia, su cui i Paesi membri hanno competenza esclusiva.
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Nadia Addezio
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