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Dignitas Infinita

by Giancarla Codrignani

di Giancarla Codrignani. Giornalista, scrittrice e già parlamentare.

L’opposizione clericale non ha mai accettato Giovanni XXIII e il suo Concilio che aveva messo al primo posto il Popolo di Dio e al secondo la Gerarchia. Papa Francesco è arrivato quando i ventisette anni del pontificato wojtyliano ne avevano creato la pesante dissolvenza, confermata da papa Benedetto: per recuperare la frenata in tempi diventati più difficili si muove troppo arditamente per i conservatori, che ravvivano la contestazione.

La reazione rifiuta il mondo “secolarizzato” proprio perché c’è bisogno di futuro e il Cattolicesimo italiano è diviso: tranne i gruppi illuminati (e frammentati) che cercano i “segni dei tempi” per andare avanti, la rimozione della cultura conciliare ha bloccato il desiderio di capire meglio le ragioni della propria fede. L’opposizione straparla di “eresia”, mentre alla base i cattolici più o meno osservanti accendono lo spirito quando sentono Francesco in televisione, ma restano vulnerabili al richiamo più rassicurante del culto tradizionale e della non più ingenua, ma più comoda, devozione.

È successo che, con la firma del papa, “dopo cinque anni di lavoro”, la Congregazione per la dottrina delle fede ha pubblicato la Dichiarazione Dignitas Infinita per ribadire che ogni uomo o donna ha «la stessa, immensa, inalienabile dignità» e che in suo nome l’ortodossia dottrinale ne elenca le violazioni: l’aborto, l’eutanasia e la maternità surrogata, ma anche la guerra, il dramma della povertà e dei migranti, la tratta delle persone.

Un documento che non dice nulla di nuovo, nel senso che dentro c’è di tutto. Stupisce invece la dissonanza con le molte aperture basate non solo su battute occasionali (come quando uscì il noto interrogativo «chi sono io per giudicare?»), ma dall’analoga e recente dichiarazione Fiducia supplicans sulla “benedizione delle coppie dello stesso sesso”, frenata dai vescovi dei Paesi africani omofobi.

A giustificare le contraddizioni resta il ricorso alla misericordia nei confronti delle debolezze umane, indulgente nei confronti del peccatore e severa con il peccato. Ma la Dignitas Infinita assomiglia molto a un tributo dovuto a chi contesta perfino la fiera opposizione alle guerre, mai “giuste”, mentre giuste purtroppo “debbono” essere accettate – anche per un papa – le scelte dei poteri forti.

Gli opinionisti hanno confermato l’interpretazione opportunistica: l’8 aprile è uscita la Dichiarazione del sant’Uffizio, il 9 grande stracciamento di vesti nella comunicazione, poi dissolvenza. Nemmeno la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Roccella – che si è vista confermare il reato “universale” della “gravidanza per altri” – o la Meloni che ha votato contro l’aborto in Europa, citano il papa.

Delude però che siano stati incriminati come “peccati” temi che riguardano la natura, la sessualità, il genere, in cui la “dottrina” si conferma antistorica e anche la cultura laica esprime il bisogno di nuovi approfondimenti conoscitivi e morali: ci siamo accorti di saperne poco. Comunque, ci si dispiace per la “dignità” delle donne, ancora una volta escluse dalla parità dai diktat dei patriarchi celibi, sia per la valutazione dottrinale di ciò che è “peccato”, sia per ciò che giuridicamente è “reato”.

Tuttavia è la società civile che fa le leggi per dare risposte esaurienti a richieste che, come il divorzio, rispondono al rispetto della libertà individuale. Importante riaprire la discussione sui temi non a caso detti “sensibili”, che richiedono garanzie giuridiche democratiche bene argomentate pubblicamente e non affidate a definizioni sommarie: la gravidanza per altri non è l’utero in affitto e l’eutanasia non apre il film giallo del nipote interessato all’eredità della nonna.

Anche perché suscita perplessità la decisione francese di inserire il diritto di aborto nella Costituzione e la contestuale opposizione a definire stupro ogni violenza sessuale senza consenso. I cristiani in America seguono in gran parte la dottrina creazionista, ma nemmeno da noi c’è volontà di affrontare le pieghe dell’evoluzionismo: non possiamo ripetere l’errore fatto condannando la scienza con Galileo.

Ph. Simone Savoldi © via Unsplash 

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