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Rocco Scotellaro

by Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

Rocco Scotellaro (1923 – 1953), figura emblematica di intellettuale impegnato politicamente, una delle figure-chiave della cultura meridionalista del Novecento, espressione di un attivismo politico non di maniera in cui parte fondamentale giocava l’espressione artistica e intellettuale.

Nato nel 1923, morto precocemente nel 1953, di Rocco Scotellaro “il poeta di Tricarico” ben noto ai lettori di Confronti anche per il volume Vita di Chironna evangelico stampato nel 2023, si è celebrato quest’anno un doppio anniversario, nella sua Basilicata e alla fiera del libro di Torino. Torniamo per questo sulla sua figura di “ribelle” tuttavia ostinatamente legalitario, fedele alla carta costituzionale ma non al codice di pubblica sicurezza, ché le leggi andavano cambiate anche a seguito della Costituzione.

Non ho conosciuto Rocco, perché sono sceso a Sud alla fine del 1955, ma ho ben conosciuto i suoi tre sodali e maestri “meridionalisti”, il medico “sociale” Rocco Mazzarone suo compaesano, che è stato anche per me un fratello maggiore o vice-padre, Carlo Levi che era stato confinato ad Aliano sotto il Fascismo, e infine l’economista agrario Manlio Rossi-Doria, che sicuro del talento di Scotellaro lo volle all’università di Portici dove egli precocemente morì.

Di famiglia contadina, Rocco ha cantato nelle sue poesie il mondo da cui veniva, le sue pene ma soprattutto le sue speranze, scrivendo nel dopoguerra, “l’alba è nuova”, ché il mondo contadino, non solo nell’Italia meridionale e insulare ma in tanta parte del mondo, si era messo in cammino e si sperava contribuisse dunque alla nascita di una nuova civiltà egualitaria.

Rocco, infatti, non voleva essere solo poeta – vicino a Umberto Saba, a Cesare Pavese, a Leonardo Sinisgalli, a Alfonso Gatto e amico di Amelia Rosselli – ma prese parte attivissima alle lotte dei contadini lucani, mettendosi a volte alla loro testa.

Eletto sindaco socialista di Tricarico nel 1946 (a 23 anni) e rieletto ancora nel 1950 fu accusato dall’opposizione di manovre di cui era innocente, ma prima che venisse la piena assoluzione dovette passare un lungo periodo di carcere che ha raccontato in un libro bellissimo (L’uva puttanella, edito da Laterza dopo la sua morte con la prefazione di Levi) in cui, più che parlare di sé, raccontava i suoi compagni e le loro faticate esperienze.

Aveva una fidanzata, Rocco, un’assistente sociale figli di emigrati italiani in Francia, Mimma Trucco, che ho ben presto conosciuto così come ho conosciuto Levi, Mazzarone e Rossi-Doria, i tre maggiori tra i “meridionalisti” del tempo, e perfino l’ancora vivo Gaetano Salvemini e, nelle Puglie, Tommaso Fiore.

In quegli anni uscirono alcune bellissime raccolte di “storie di vita” di contadini e di marginali – di Danilo Montaldi le padane Autobiografie della leggera, dei due grandi scrittori toscani Cassola e Bianciardi i Minatori di Maremma, di Danilo Dolci i Banditi a Partinico, di Franco Alasia con l’aiuto di Montaldi Milano Corea, e di Franco Cagnetta i Banditi a Orgosolo, in Sardegna.

Sul piano letterario, è possibile prediligere quelle di Scotellaro, rispettose e fedeli ma di un pathos non solo sociologico, anche poetico. Poche storie ma ognuna a suo modo un romanzo.

È uscito non troppi anni fa un grande volume degli Oscar Mondadori che contiene Tutto Scotellaro, ma oggi, anno di celebrazioni, Quodlibet ha riproposto tutta la sua opera, compresi i “taccuini” e le poche opere rimaste inedite – per esempio un singolare trattamento cinematografico per un film che non si fece sulla storia di un fabbricante di fuochi artificiali emigrato a New York.

Scotellaro ha finalmente il suo posto tra i personaggi più esemplari e affascinanti nella storia della nostra letteratura. Ma insieme alle bellissime storie dei Contadini del Sud il libro di Rocco che ancora prediligo è la raccolta di poesie È fatto giorno.

Non tutte le speranze di cui quel libro si faceva portatore si sono realizzate, ma pochi hanno raccontato e cantato l’Italia contadina di “prima del boom” come ha saputo fare Scotellaro con picaresca e partecipe attenzione e passione, forse perché era davvero uno di loro.

Quel mondo non era solo italiano ed ebbe nella seconda metà dello scorso secolo una storia di rivolte e rivoluzioni in tanti Paesi del mondo. Anche se “l’alba” non sempre portò la novità sperata da Rocco e da tanti ribelli degli anni della decolonizzazione – dal Che Guevara a Cuba a Lumumba in Congo a Malcolm X e Martin Luther King negli Stati Uniti eccetera eccetera.

E oggi, in un mondo che ha preso altre strade da quelle sperate e per cui in tanti hanno lottato, ci si chiede come avrebbe reagito Scotellaro al nostro (per fortuna incruento) “miracolo economico”.

Illustrazione  © Doriano Strologo

Goffredo Fofi

Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

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