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80 anni dall’Operazione Walkyrie

by Fulvio Ferrario

di Fulvio Ferrario. Professore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.

Il 20 luglio 1944 scatta la celebre Operazione Walkyrie, il colpo di stato antinazista organizzato da una parte dei vertici militari e da cui Adolf Hitler esce pressoché incolume. Conclusa la guerra e crollato il nazismo sotto le bombe alleate, la memoria del 20 luglio è controversa fin dall’inizio.

Il 20 luglio di ottant’anni fa si tiene, in una sede sul fronte orientale, la cosiddetta “Tana del lupo”, una riunione dei massimi responsabili della macchina militare nazista, presieduta da Hitler. Uno dei partecipanti, il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, depone una cartella piena di esplosivo sotto un tavolo, che poi qualcuno sposta di qualche fatale centimetro. Con una scusa, Stauffenberg abbandona la seduta, ode l’esplosione, segnala il successo dell’attentato, prima di rientrare in aereo nella capitale. Scatta la celebre Operazione Walkyrie, il colpo di Stato antinazista organizzato da una parte dei vertici militari. In realtà, Hitler ne esce praticamente incolume, ma questo è solo uno dei fattori che determinano il catastrofico fallimento. Stauffenberg, assieme ad altri, viene fucilato la notte stessa. Si scatena una repressione che mieterà vittime fino a poche ore prima dall’occupazione russa di Berlino.

La Chiesa evangelica tedesca celebra, in un comunicato, il disegno provvidente di Dio che ha mantenuto alla Germania il suo “Führer”. In realtà, la larga maggioranza dei congiurati è composta da cristiani, protestanti e cattolici, la fede dei quali svolge un ruolo decisivo tra le motivazioni, come le fonti documentano oltre ogni dubbio.

Conclusa la guerra e crollato il nazismo sotto le bombe alleate, la memoria del 20 luglio è controversa fin dall’inizio. I sopravvissuti tra i membri delle forze armate tedesche, ad esempio, non sono unanimi nell’apprezzare il significato morale del tentativo; qualche sopravvissuto tra i congiurati fatica ad essere accolto nel corpo ufficiali del nuovo esercito, perché considerato “traditore”.

Molti, con l’infallibile senno di poi, criticano la confusione e l’incertezza dei piani. Per altro verso, il 20 luglio viene celebrato dal nuovo Stato (occidentale, perché nel frattempo la Germania è divisa) come riferimento di una nuova democrazia.

Le Chiese, da parte loro, svolgono una rilettura non sempre completa dei fatti, evidenziando la tendenza, che peraltro non può stupire, a privilegiare la dimensione di opposizione su quella dell’acquiescenza nei confronti del regime.

Negli ultimi decenni, la storiografia sembra quasi aver preso di mira sia gli uomini del 20 luglio, sia la Chiesa confessante. Si evidenzia che i primi sono militari, conservatori, molti avevano servito sul fronte russo e non si erano comportati da boy scout, quasi tutti avevano sostenuto il regime per molti anni.

Quanto alla Chiesa confessante – si scopre in questa rilettura –, che essa non è “di opposizione”, bensì interessata anzitutto a difendersi dalla dimensione neopagana dell’hitlerismo e dalle sue infiltrazioni nelle comunità. Sia la Chiesa, sia l’esercito, poi, sono attraversati da un massiccio antigiudaismo, diverso da quello nazista, ma pur sempre velenoso. Nell’insieme, questa è la verità.

Non è, tuttavia, tutta la verità: intanto, nell’arcipelago della resistenza tedesca ci sono episodi in controtendenza, progetti di democrazia, operazioni anche riuscite di salvataggio di ebrei (il pastore e teologo Dietrich Bonhoeffer e suo cognato Hans von Dohnanyi vengono arrestati per una di queste). Soprattutto, però, resta il fatto che queste persone, figlie del loro tempo, della loro educazione, del loro cristianesimo conservatore, hanno provato a cambiare la storia e ne hanno pagato il prezzo. Lo hanno fatto troppo tardi? Nessuno lo ha fatto prima.

Lo hanno fatto male? Nessuno (a parte gli eserciti nemici, che però hanno imposto il loro prezzo) lo ha fatto meglio. Erano conservatori? Non tutti/e, e comunque le alternative “progressiste” (specie quelle arrivate al seguito dei russi) non hanno lasciato un buon ricordo, parrebbe. E la chiesa? La chiesa ha vissuto una storia contraddittoria, come sempre. A differenza di chi oggi giudica, però, ha pagato un prezzo assai alto.

L’odierno revisionismo presenta (stranamente, visto che al suo interno si trovano molti storici e storiche) una lettura alquanto anacronistica: tende, cioè, a giudicare quella Storia con le certezze di oggi. La demitizzazione, è vero, è un compito decisivo di ogni storiografia, anche di quella del 20 luglio e della Chiesa confessante. Di fronte al compiacimento denigratorio, invece, ci si chiede di quali interessi ideologici sia al servizio.

Ph. Attentato del 20 luglio 1944 © Wikimedia Commons

Fulvio Ferrario

Fulvio Ferrario

Professore di Teologia dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.

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