di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.
Durante la Guerra fredda, la paura della bomba atomica non era presente solo a livello “alto”, ma anche nell’opinione pubblica a causa della sua presenza in diverse manifestazioni artistiche. Oggi la percezione è molto cambiata, ma l’apparente mancanza di preoccupazione in merito a un’escalation nucleare rappresenta un pericolo molto grande.
Durante la Guerra fredda la paura del confronto nucleare era presente ed evidente non solo nelle relazioni tra gli Stati dei due schieramenti, ma anche nell’opinione pubblica e nei commentatori. La paura “della Bomba” era poi presente anche in diverse manifestazioni artistiche da cantanti a scrittori fino al cinema. In altre parole, la paura della Bomba era un elemento strutturale, per quanto latente, della nostra vita quotidiana.
Negli ultimi anni la paura della Bomba era andata scomparendo. Gli unici riferimenti alla minaccia nucleare riguardavano Stati molto lontani da noi e che comunque non apparivano una minaccia concreta come l’Iran o la Corea del Nord. Le ultime minacce di Putin viceversa sembra stiano riportando indietro l’orologio della Storia cercando di reinserire la paura della Bomba nella nostra vita.
Le esercitazioni militari annunciate il 6 maggio rappresentano la prima dichiarazione ufficiale in merito all’utilizzo di armi nucleari tattiche dall’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. In concreto, le esercitazioni poi iniziate il 7-9 maggio e successivamente ampliate per includere bombardieri nucleari dal 27 al 31 maggio, hanno coinvolto anche la Bielorussia, che ha accettato di ospitare le armi nucleari tattiche russe. In questo modo non si può negare che la Russia abbia aperto almeno apparentemente nuovi percorsi per l’escalation nucleare.
Molti osservatori hanno però evidenziato che tale operazione non può che essere un bluff poiché Putin sarebbe consapevole del fatto che l’uso di armi nucleari sarebbe un boomerang visto e considerato che vi sarebbe un’immediata reazione da parte degli Stati Uniti.
In realtà, la minaccia portata attraverso le esercitazioni del mese di maggio, fa seguito a un crescente riferimento alla Bomba da parte di Mosca che ha avuto uno dei suoi momenti più importanti nella sospensione del trattato New Start (Strategic arms reduction treaty, cioè il trattato bilaterale tra gli Stati Uniti e la Russia sul disarmo nucleare) da parte del Cremlino.
Gli Stati Uniti contestano il fatto che la sospensione del trattato da parte russa sia di per sé illegale. Washington, al contrario, sembra aver rispettato il contenuto del trattato New Start dichiarando pubblicamente nel maggio 2023 di avere 1.419 testate nucleari.
Gli Stati Uniti inizialmente hanno affermato di aver pubblicato volontariamente i numeri «nell’interesse della trasparenza e dell’impegno degli Stati Uniti per una condotta nucleare responsabile». Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno continuato in questa direzione e non hanno pubblicato più i nuovi numeri sul proprio arenale nucleare a partire da maggio 2023.
A dispetto di ciò, permane una profonda differenza rispetto alla Guerra fredda. Sia i leader mondiali sia l’opinione pubblica non sembrano realmente preoccuparsi della Bomba. L’impegno militare in Ucraina da parte dei Paesi della Nato probabilmente non sarebbe stato così evidente se davvero i leader di governo e le loro società si fossero preoccupati della Bomba. Tale apparente mancanza di preoccupazione in merito a un’escalation nucleare è forse però il pericolo più grande.
Sottovalutare la minaccia nucleare russa è infatti un errore da non commettere. Negli sforzi diplomatici che faticosamente si portano avanti, è necessario che la Russia rientri nel trattato New Start, ovvero si costruisca e sottoscriva un trattato nuovo che abbia comunque il fine di limitare la proliferazione delle armi nucleari.
Anche in questo caso, l’incognita più grande è legata alla persona del prossimo presidente degli Stati Uniti. Nel malaugurato caso di una elezione di Donald Trump, la minaccia nucleare si farebbe più concreta poiché questi non ha alcuna intenzione di lavorare per un nuovo accordo contro la proliferazione. Putin sta probabilmente scommettendo su una elezione del tycoon anche per avere mani libere sulla Bomba.
Ph. Martin Bammer © via Unsplash
Raul Caruso
Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.