di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.
I leader mondiali che stanno alimentando le guerre condividono con Donald Trump una visione del mondo che si basa su governi guidati da “uomini forti”, su governi aggressivi all’interno dei propri Paesi per tacitare le opposizioni e le minoranze, su una costante militarizzazione e soprattutto su relazioni internazionali basate esclusivamente su rapporti di forza. Una visione che ha pesanti conseguenze sulla conservazione della pace a livello globale.
La campagna presidenziale negli Stati Uniti è ormai agli sgoccioli. Donald Trump continua a essere favorito dai sondaggi. Qualche mese fa (Confronti 10/2023) in questa rubrica scrissi che «[…] la rielezione di Donald Trump costituirebbe la peggiore delle notizie possibili per la pace mondiale». In questa fase, non posso che confermare questa opinione.
La spiegazione è semplice: i leader mondiali che stanno alimentando le guerre condividono con il tycoon di New York, una visione del mondo che si basa su governi guidati da “uomini forti”, su governi aggressivi all’interno dei propri Paesi per tacitare le opposizioni e le minoranze, su una costante militarizzazione e soprattutto su relazioni internazionali basate esclusivamente su rapporti di forza.
Questa idea di Governo ha più sostenitori di quello che si possa pensare a dispetto del fatto che essa sia foriera di maggiori conflitti e di un impoverimento sistematico delle economie.
In primo luogo, non esiste più alcun dubbio sul fatto che le democrazie siano maggiormente in grado di garantire lo sviluppo economico laddove i governi più autoritari e le dittature sono dei fallimenti economici. E quindi Trump come gli altri autocrati non fa altro che impoverire la propria e le altre economie.
Ancora più importante, tuttavia, è l’approccio che questi leader hanno nei confronti delle relazioni internazionali. Ogni sistema basato sui rapporti di forza, infatti, non può non essere instabile e il motivo è presto detto. Perché un sistema non- cooperativo che si basi sui rapporti di forza sia stabile, è necessario che abbia una diffusione delle informazioni rilevanti completa e perfetta.
Nel linguaggio della teoria dei giochi, che è il meccanismo sovente applicato all’analisi delle relazioni internazionali, l’informazione completa si ha quando tutti gli attori hanno tutte le informazioni sulla natura degli attori, sul contesto e sulle possibili strategie a disposizione degli altri attori.
In pratica, ad esempio, in un mondo multipolare come il nostro perché esso sia stabile Trump dovrà avere tutte le informazioni disponibili (sul Governo, sull’esercito, sulle attitudini, ecc.) su Vladimir Putin, Kim Jong- il, Xi Jinping, Narendra Modi, Mohammed Bin Salman e così via. Nel contempo, Putin dovrà avere le medesime informazioni su tutti gli altri e così via.
In pratica, perché il mondo sia stabile tutti devono sapere tutto di tutti. Questa chiaramente è una situazione irrealizzabile poiché tutti i governi mantengono sempre di più informazioni private quantomeno su arsenali e tecnologie militari, ma a volte anche sulla situazione economica e politica del proprio Paese. In presenza di un capillare sistema diplomatico e di intelligence sarebbe in teoria possibile avere l’informazione perfetta, vale a dire quella che riguarda le azioni poste in essere da tutti gli attori.
Anche questa condizione, tuttavia, non è detto che sia facilmente realizzabile poiché le azioni degli altri attori da osservare sono in numero elevato. In pratica, il mondo à la Trump non può essere stabile poiché le condizioni per un’informazione completa e perfetta sono difficilmente realizzabili. Questo spiega perché il mondo delle istituzioni liberali, per quanto imperfetto, ha contribuito a mantenere la pace per diversi anni.
Ogni istituzione condivisa, infatti, genera automaticamente un veicolo stabile di diffusione e condivisione delle informazioni. La condivisione delle informazioni contribuisce alla stabilità poiché limita la possibilità degli attori di muoversi in maniera unilaterale andando a violare accordi e vincoli.
Tutto questo, purtroppo, attualmente sembra dimenticato.
Auguriamoci che Trump non vinca e non ci riporti definitivamente indietro nella Storia.
Foto © Yaoyu Chen via Unsplash

Raul Caruso
Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.