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Alexander Langer

by Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

Il contributo di Alexander Langer (Vipiteno 1940 – Firenze 1995) sui temi dell’ambientalismo e della giustizia sociale continua a risuonare ancora oggi.

Una delle figure più belle e significative dei movimenti detti studenteschi degli anni Sessanta e Settanta è stata indubbiamente Alexander (Alex) Langer (Vipiteno 1940 – Firenze 1995). Il suo suicidio fu uno shock per tantissimi amici e militanti, e segnò in qualche modo un passaggio d’epoca, mettendo i movimenti giovanili, ecologici e pacifisti italiani e tedeschi, di fronte alle contraddizioni che egli aveva cercato di affrontare in modi ben più attivi di quelli di altri militanti, e non importa se leader o “di base”, ai nodi che egli aveva cercato di sciogliere.

Altoatesino e perfettamente bilingue, aveva affrontato di petto i grandi problemi della sua Regione, un po’ tedesca e un po’ italiana, essendo lui – per di più – un po’ ebreo, un po’ cattolico, un po’ protestante… Tutte contraddizioni che seppe fronteggiare, cercando le soluzioni più avanzate e soprattutto più giuste.

Negli anni in cui il movimento degli studenti e degli operai si infiacchivano o rischiavano di spegnersi del tutto, preda di contraddizioni di difficilissima soluzione, Langer ha cercato con più vigore e convinzione dei più una resistenza attiva e di gruppo ai mali della Storia, che allora si esprimevano soprattutto negli scontri interni alla ex-Jugoslavia.

Suo progetto era fare da ponte, e costruire ponti, allo scopo di risolvere le contraddizioni in cui lui e tanti si dibattevano, in cui si dibattevano i movimenti. Di fronte ai settarismi di tanti, di fronte alle chiusure di tanti, Alex seppe tenere aperto e vivo il confronto sui due temi centrali del tempo, l’ecologia e la pace.

Muovendosi agilmente tra Bolzano, Firenze (dove stette a lungo, diventando tra l’altro amico del più rivoluzionario dei preti italiani del tempo, don Lorenzo Milani), Roma (dove si divideva tra l’insegnamento in una scuola di estrema periferia e la redazione di Lotta continua), e Monaco e Berlino (dove fu uno dei più ascoltati tra i leader dei Verdi).

Non fu una vita semplice la sua, presa tra più luoghi e progetti, e lo ricordo a Bolzano in affollate riunioni verdi in due lingue, lo ricordo a Roma quando ci si vedeva al giornale o all’alba sotto la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, (prima che lui andasse a far scuola), lo ricordo ad Arezzo alla fiera di un nascente movimento ecologista, lo ricordo a certe faticose assemblee milanesi dove si discuteva di Praga o di Belgrado, di operai o di studenti, di politica o di cultura… o di tutte queste cose insieme…

Era un “persuaso”, Langer, secondo la distinzione tra persuasi e retori, stabilita una volta per tutte dal giovane filosofo goriziano Carlo Michelstaedter, anche lui morto suicida, in giovanissima età. 

Alex era un persuaso che ha dovuto confrontarsi – per obbligo, come era di tutti i militanti dei movimenti studenteschi, giovanili, proletari, intellettuali del tempo – con le divisioni e con le lacerazioni del fragile tessuto delle convinzioni che si dicevano rivoluzionarie.

Un persuaso che sarebbe molto piaciuto a Aldo Capitini, per il grande sforzo fatto nel predicare e portare dialogo e pace tra forze tra loro nemiche, per il fondo nonviolento del suo modo di agire e di pensare, per la capacità di guardare le cose in faccia ma ogni volta cercando i punti su cui far leva, per la sua “apertura”.

Ho ammirato Langer per la sua fattiva intelligenza delle cose, e della politica come luogo del confronto tra le parti, nella ricerca della possibile collaborazione. Ma anche per la sua mitezza non priva di ironia, per l’ostinazione nel cercare il dialogo con gli altri e quello tra parti avverse, per la concretezza – volta a volta – delle sue proposte.

Non si trattava di cose facili, e se le difficoltà o certe evidenti impossibilità della politica potevano deluderlo o soprattutto fiaccarlo, doveva mettere in conto anche le difficoltà che – nel turbine che era la sua vita – poteva incontrare sul piano affettivo, sentimentale.

All’origine della sua decisione di uccidersi, di “chiudere”, c’erano entrambe, ma è bene lasciare a lui l’ultima parola, riportando quanto egli scrisse per i suoi amici e compagni, per le sue amiche e compagne: «I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Vi prego di perdonarmi tutti anche per questa mia dipartita. Un grazie a coloro che mi hanno aiutato ad andare avanti. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. “Venite a me, voi che siete stanchi ed oberati”. Anche nell’accettare questo invito mi manca la forza, così me ne vado più disperato che mai. Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto».

Dell’operato di Langer ho scritto in passato che egli aveva cercato di insegnarci, a noi suoi amici e a tutti i militanti di buona volontà “a piantare la carità nella politica”.

Non era facile, non è stato facile per nessuno, non fu facile per lui che pure fu tra i più ostinati in questa impresa, non era facile ieri e non è facile oggi, e tuttavia sta a noi, che ad Alex e ad altre vittime della storia siamo sopravvissuti, insistere su questo, nonostante tutto. Fare da ponte, promuovere il dialogo e vivere di conseguenza, aprire a un futuro di giustizia e di solidarietà. Quali che siano le difficoltà che abbiamo incontrato, che incontriamo e che incontreremo.

Illustrazione Alexander Langer © Doriano Strologo 

Goffredo Fofi

Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

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