di Michele Lipori. Redazione Confronti.
Come ogni anno, nel Dossier Statistico Immigrazione – oltre a una panoramica completa dei fenomeni migratori in Italia – sono contenute le stime delle appartenenze religiose degli stranieri in Italia.
Il Dossier Statistico Immigrazione, giunto alla sua 34a edizione e presentato lo scorso ottobre, si propone come uno strumento per un’analisi approfondita e informata sull’immigrazione in Italia, grazie al contributo di oltre 100 esperti nazionali e internazionali. Ogni anno, il Rapporto presenta una panoramica completa dei fenomeni migratori, arricchita non solo da dati statistici dettagliati (anche a livello provinciale), analitiche sui temi connessi all’immigrazione.
Realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, e con il supporto dell’Otto per mille della Tavola valdese, il Dossier offre anche una stima delle appartenenze religiose degli stranieri in Italia, che – pur basandosi anche su proiezioni e fonti indirette –, forniscono un quadro utile per comprendere la composizione religiosa della popolazione immigrata nel Paese.
Secondo i dati aggiornati all’inizio del 2023, la maggioranza degli stranieri in Italia (su un totale di 5.141.000 persone straniere regolarmente residenti) si dichiara cristiana, con il 48,1% della popolazione residente (circa 2,47 milioni di persone) appartenente a confessioni cristiane.
La maggior parte dei cristiani proviene da Paesi ortodossi (1,37 milioni, pari al 55,3%), seguita dai cattolici (722.000, pari al 29,2%) e dai protestanti (193.000, pari al 7,8%). I musulmani costituiscono il secondo gruppo religioso, con circa il 34,3% della popolazione straniera residente (1,76 milioni di persone).
Seguono altre minoranze religiose: gli hindu (172.000, 3,3%), i buddhisti (143.000, 2,8%) e le religioni tradizionali, soprattutto africane (91.000, 1,8%). Le altre religioni “orientali” (tra le quali, il sikhismo) contano circa 5.000 aderenti, mentre le persone di religione ebraica sono circa 1.000.
Un aspetto interessante della stima è la presenza consistente di persone che si definiscono “non religiose” (329.000, pari al 6,4% della popolazione straniera), il che indica un certo distacco dalla religiosità, seppur non necessariamente una negazione esplicita.
In generale, l’immigrazione in Italia mostra una pluralità religiosa, che smentisce molti stereotipi diffusi, come quello dell’“invasione islamica” e di un’immigrazione composta “esclusivamente” da individui che non contribuiscono al lavoro o alla società italiana: i dati dimostrano ancora una volta, in linea con gli anni passati, che la popolazione straniera regolarmente residente in Italia è invece in maggioranza femminile, europea e cristiana.
Il pluralismo religioso che emerge dai dati suggerisce che la società italiana sta diventando sempre più diversificata, non solo in termini di etnie, ma anche di appartenenze religiose. Le sfide future riguarderanno l’integrazione completa di queste diversità, soprattutto in relazione ai diritti civili e religiosi, e l’eliminazione di pregiudizi radicati nei confronti degli immigrati e delle loro credenze.
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Michele Lipori
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