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Licia e Adele

di Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

La recente scomparsa di Licia Pinelli e Adele Corradi riporta alla luce storie di coraggio e impegno civile: dalla battaglia per la verità sulla morte di Giuseppe Pinelli alla rivoluzione pedagogica di don Milani a Barbiana, due donne straordinarie che hanno incarnato ideali di giustizia e cambiamento.

È morta poche settimane fa a Milano Licia Pinelli, vedova di quel Pinelli ucciso dalla polizia nel corso dell’inchiesta sulla strage della Banca dell’Agricoltura di Milano il 12 dicembre del 1969, nota come Strage di Piazza Fontana.

Ho vissuto quei giorni – abitavo a Milano – con l’ansiosa intensità di chi pensa che si stiano giocando giochi molto grossi e molto gravi da parte del potere politico al comando, molti dei cui funzionari furono certamente coinvolti nella strage, eseguita da fascisti.

L’assoluta innocenza di Giuseppe Pinelli è stata ampiamente dimostrata, ma non si sono mai chiariti i modi in cui è avvenuto il suo omicidio, dichiarato dalla polizia un “suicidio causato da malore attivo”. Camilla Cederna ha raccontato con asciutta commozione il suo incontro con Licia, subito dopo la morte di Pino.

Pinelli non l’ho mai conosciuto, anche se l’ho certamente incrociato nel circolo anarchico di via Scaldasole che lui frequentava assiduamente, e so della sua rettitudine dalla testimonianza di un suo e mio amico, Beppe Gozzini, che fu tra l’altro attivo nei Quaderni rossi ed era stato il primo obiettore di coscienza cattolico, il cui processo ispirò a don Lorenzo Milani la sua famosa lettera ai cappellani militari in cui diceva chiaro e tondo che “l’obbedienza non è più una virtù”.

Ai funerali di Pinelli si assistette in pochi, per via dello sbarramento della polizia ai cancelli del cimitero milanese, e molti lo fecero grazie alla mia casuale conoscenza di un ingresso secondario, nascosto dal verde. C’erano, con gli anarchici suoi amici, molti dei Quaderni piacentini e con loro i grandi poeti milanesi di allora, da Vittorio Sereni a Giovanni Giudici, da Giovanni Raboni a Giancarlo Majorino…

Tanti anni dopo, stimolata da Piero Scaramucci, all’epoca direttore di Radio Popolare e che, anche lui, non c’è più, Licia ha dettato o scritto una sua memoria e riflessione su Pino suo marito di cui condivideva le convinzioni politiche e morali: Una storia quasi soltanto mia (Universale Economica Feltrinelli, 2009).

È un libro da leggere, un racconto commovente anche come storia di una coppia di proletari, uniti da tante cose e anche dalle idee politiche, dalla visione della società e dalla necessità di cambiarla. Fedele alla sua memoria ma anche alle sue idee.

Ai funerali di Licia ho ritrovato tanti militanti di un tempo, del ’68 e del ’69, che l’avevano conosciuta e frequentata. Di poche cose sono orgoglioso come di aver scritto anch’io qualche pagina in appendice a quel libro.

Oggi, proprio mentre sto scrivendo queste righe, si svolgono a Firenze, sù verso il piazzale Michelangelo, i funerali di un’altra bellissima figura di donna del nostro tempo, quella Adele Corradi, maestra elementare che seguì don Milani a Barbiana, lavorando al suo fianco fino alla morte del priore.

Le sue memorie (Non so se don Lorenzo, Feltrinelli, 2012) sono uno dei più appassionanti libri di testimonianze, sui nostri anni passati e sui loro grandi protagonisti profetici, chiare e propositive per il nostro tempo confuso, un complemento perfetto alla Lettera a una professoressa, di don Milani. È un modello don Milani, ma è un modello anche Adele Corradi, di un modo di intendere la pedagogia al quale si deve sempre ritornare.

Di Adele ho il piacere di essere stato amico, e di aver goduto della sua conversazione, insieme sapida e istruttiva, ché Adele aveva anche il dono dei toscani di una volta, di un senso dell’humour anche auto ironico, tollerante e, sì, ammaestrante.

La maestra Adele è stata all’altezza del suo maestro, e noi che l’abbiamo conosciuta è come se avessimo conosciuto anche lui. (E avrei potuto conoscerlo, don Lorenzo, seguendo Capitini quando andò a trovarlo a Barbiana, ma non lo feci, che fosse per un esagerato senso del dovere da militante o per qualche dimenticata e dimenticabile riunione…) Adele, la carissima “Dede”, sarebbe stata una brava maestra anche se non lo avesse conosciuto, come tante brave maestre e tanti bravi maestri di quegli anni di grandi lotte e di grandi speranze.

Illustrazione Licia Pinelli © Doriano Strologo 

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Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista.

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