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Una misteriosa storia d‘amore

di Rando Devole

di Rando Devole

L‘estate senza ritorno di Besnik Mustafaj (Bibliotheka Edizioni, 2024) è innanzitutto una storia d‘amore. Misteriosa, insolita, onirica, singolare, impossibile, ma comunque una storia d‘amore.

La protagonista del romanzo è una donna e le sue riflessioni sono al centro della narrazione. Sana ha aspettato per decenni il ritorno del suo fidanzato, un reduce di guerra che rientra nel Paese molto tempo dopo la fine del conflitto. L‘incontro sull‘uscio della porta è tanto inatteso quanto emozionante. «“Chi è?” “Sana sei tu?”. Il pavimento sotto i piedi di Sana iniziò a tremare e lei, presa di sprovvista, quasi cadde. Allungò istintivamente le mani verso il muro di fronte. Ma anche quello iniziò a muoversi […] “Gori?! Sei tu?” disse mentre sembrava esalare, perché il cuore, che batteva all‘impazzata, ormai le salì fino alla gola».

Gori finalmente è tornato a casa, ma si comporta in modo molto strano, spesso indecifrabile. Anche la sua voce conserva una tristezza lontana. Lui la invita ad andare al mare. L‘albergo in cui alloggiano diventa un luogo in cui nascono e prendono forma sentimenti vecchi e nuovi. Ma poco a poco nel comportamento di Sana iniziano a manifestarsi segnali di allarme. Le tante domande che le nascono incessantemente rimangono in lei, anche per evitare lo sguardo degli altri.

La stranezza di Gori non si esprime solo fisicamente: il mancato sudore, il modo di dormire, il pallore del viso, la stanchezza, le luci spente… Anche il suo comportamento è molto strano. Parla esclusivamente del presente, ha ricordi legati solo alla sua infanzia, è distaccato durante le passeggiate, si dimostra spesso indifferente. A Sana pesano anche i silenzi inquietanti di Gori. «Sana non aveva mai conosciuto una persona il cui silenzio fosse così profondo. Un silenzio che inghiottiva anche gli altri rumori intorno».

Anche le frasi di Gori alle volte appaiono senza senso e surreali. «Non ti piace più l‘omelette? Prenditi una bistecca». «Ti ci metti pure tu Gori?», dice Sana. «Tu sei viva. Tu devi mangiare carne», risponde Gori. E Sana davanti a questi dialoghi si arrende, non ha la forza di contraddirlo.

Il romanzo L‘estate senza ritorno è anche un viaggio avventuroso nei pensieri tortuosi e nei desideri tumultuosi di una donna, amplificati dall‘attesa lunghissima, una donna che ha amato e ama tanto, ma che deve affrontare una realtà sentimentale complessa. Emoziona la sincerità romantica inserita in una scena d‘amore: «Mi farò libro, disse Sana. Libro con memorie di guerra. Così Gori non potrà togliermi dalle mani, non potrà togliermi gli occhi di dosso».

La storia del romanzo per certi versi è un gioco di illusioni. O almeno l‘illusione gioca un ruolo importante. Si possono illudere gli altri, ma anche sé stessi. Come dice la voce interiore che parla continuamente a Sana: «È così facile ingannare sé stessi, più facile che ingannare gli altri». Infatti, è difficile capire dove inizia la finzione e dove finisce la verità; dove comincia la realtà e dove termina la fantasia. I dubbi non mancano, le incertezze pure. L‘illusione sembra talvolta paradossalmente consapevole, ma non c‘è contraddizione. Un mondo di illusioni, in un certo senso, è anche uno spazio di libertà. È l‘amore che rimane una costante tra le dimensioni.

L‘indagine psicologica dei personaggi, i monologhi interiori, le incursioni introspettive, l‘analisi sentimentale, il rapporto di coppia, il travaglio spirituale, tutto il flusso continuo di sensazioni rilevano una certa influenza del romanzo psicologico. Si tratta di caratteristiche che appaiono anche in altre opere di Besnik Mustafaj, come ad esempio Piccola saga carceraria (Castelvecchi, 2018), oppure Boshi (Il vuoto), non tradotto ancora in italiano.

Allettante per il lettore la postfazione, in cui l‘autore spiega la genesi del romanzo – ispirato a un caso realmente accaduto – e le peripezie della pubblicazione durante il regime totalitario albanese. Era evidente che questa prosa di Mustafaj non rispettava i canoni del “realismo socialista”, obbligatorio per gli scrittori del periodo. La sessualità e il corpo femminile, tanto più quando espressa da una donna, era all‘epoca un tabù e quindi faceva scattare i meccanismi subdoli della censura del regime. 

Seppur interessante, la storia della pubblicazione del romanzo rischia di monopolizzare l‘attenzione del lettore e diventare un‘occasione per discutere solo della censura e di come si approcciano i regimi totalitari alla letteratura. Il contesto in cui è nato il romanzo è importante, ma in fin dei conti siamo davanti a una storia d‘amore, con e senza tempo. Originale, inconsueta, particolare, indefinita, sospesa tra sogni e realtà, illusioni e desideri, nostalgie e rimpianti, ma pur sempre una storia d‘amore. 

Foto © la copertina del libro L’estate senza ritorno

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Rando Devole

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