di Raul Caruso. Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.
Le visioni basate sui rapporti di forza promosse da Trump rischiano di creare stabilità illusorie e alimentare conflitti latenti. Il ruolo dell’Unione europea è cruciale perché, con il suo modello di integrazione economica e istituzionale, può offrire un’alternativa concreta per una pace duratura.
Una pace duratura non nasce da rapporti di forza tra Paesi. I rapporti e gli equilibri che si possono creare in virtù del bilanciamento di potere, non è detto che siano stabili nel lungo periodo poiché quello che noi intendiamo come “forza”, vale a dire in primo luogo la capacità militare, può modificarsi nel corso del tempo.
La pace, come la Storia dei Paesi europei ha insegnato, nasce da percorsi di integrazione istituzionale ed economica e risulta essere infine duratura. Questa idea, tuttavia, in questa fase non sembra godere di seguito.
Il mondo che andrà modellandosi intorno alla figura di Donald Trump avrà infatti un’impostazione di apparente stabilità almeno nel breve periodo ma che rischia di manifestarsi instabile in un tempo medio-lungo. Donald Trump ha infatti mostrato in più occasioni di non avere riguardo per le istituzioni e i trattati internazionali e sciocco sarebbe immaginare che questa impostazione cambi in futuro.
Trump immagina un mondo di Paesi retti da “uomini forti”, tra i quali egli pensa di essere il più forte di tutti sia per qualità personali sia per la “potenza di fuoco” degli Stati Uniti. In questa visione, la contrazione della democrazia in atto nel mondo non rappresenta per il tycoon di New York un problema ma anzi una prospettiva addirittura desiderabile in virtù del fatto che questa “semplifica” la politica estera convertendola appunto in una serie di rapporti di forza in cui egli si ritiene strutturalmente in vantaggio.
Pertanto prospettive per la pace nel mondo abbiamo? Purtroppo in questo momento non si può che essere pessimisti. È anche verosimile che i conflitti in corso vivano una stagione di tregua ma questa non potrà essere intesa come la costruzione di una pace stabile.
Nel frattempo, la produzione e la diffusione di armi a livello mondiale continua a ritmo incessante. Aumentano quindi gli strumenti – sovente a basso prezzo – per la realizzazione della guerra.
Per invertire questo trend è necessario che l’Ue, unica Regione al mondo in cui istituzioni e regole di convivenza durano a dispetto delle difficoltà, si senta consapevole di essere depositaria di un ruolo decisivo in questa fase di transizione storica. Da un lato, se è vero che la democrazia a livello globale è oramai in contrazione, l’Ue è la Regione del mondo in cui tale processo è meno evidente.
D’altro canto l’Ue per forza e relazioni economiche, è la realtà istituzionale maggiormente integrata nel mondo. Inoltre l’Unione europea stessa è ancora in grado di avere margini di espansione della sua influenza in virtù del fatto che l’allargamento al Sud e alla periferia d’Europa è un processo non ancora terminato. In pratica, a dispetto delle difficoltà innegabili nella costruzione di una politica estera comune, l’Ue è realmente l’unico attore oggi in grado di rappresentare un modello diverso rispetto al mondo immaginato da Trump e che fa comodo ad altri “uomini forti” come ad esempio Putin e Xi Jinping.
L’Ue dovrebbe quindi ritagliarsi un ruolo nel prossimo futuro, e precisamente quello di essere la realtà che contribuisce a costruire la pace nelle diverse situazioni attraverso meccanismi e politiche di integrazione. Non saranno i “rapporti di forza” à la Trump a costruirla, ma neanche servirebbe una politica europea di “inseguimento” del presidente americano sul piano ad esempio del militarismo e del protezionismo commerciale.
L’Ue avrà un ruolo in questo senso se e solo se deciderà di muoversi in controtendenza rispetto alla svolta indicata dal tycoon e quindi lavorando per una maggiore apertura economica verso i Paesi non europei e una minore enfasi sul militarismo che ha preso piede negli ultimi due anni.
Foto: Bandiera Ue © Christian Lue/Copyleft
Raul Caruso
Economista, Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Direttore del Center for Peace Science Integration and Cooperation (CESPIC) di Tirana.