Dal 2020 si contano ben 8 colpi di Stato in sei nazioni africane, di cui quelli in Niger e Gabon sono solo gli ultimi in ordine cronologico. Ma quest’ultima “stagione dei golpe africani” investe come uno tsunami anche l’Europa perché, oltre al problema della forte penetrazione putiniana nel continente, qui hanno origine i flussi migratori e qui si concentrano risorse energetiche e minerarie.
Enzo Nucci
A causa di un reale rischio default, per pagare gli interessi sul debito il Kenya ritarda il pagamento degli stipendi dei parlamentari (tra i più pagati del Continente africano) e funzionari governativi, che sono scesi in piazza per protestare. In un Paese dove la povertà e le disuguaglianze crescono spaventosamente, la riduzione del debito è l’unica strada per uscire dal cul de sac.
Scendono in piazza i giovani e giovanissimi del Senegal inseguito alla condanna a due annidi prigione per “corruzione di giovani” del leader dell’opposizione e aspirante candidato alle presidenziali Ousmane Sonko. L’unico a poter tener testa all’attuale presidente Macky Sall, fortemente criticato per aver«indebolito il tessuto sociale e sgretolato le istituzioni».
Pur essendo ora rivali, Abdel Fattah al-Burhan e Mohammed Hamdan Dagalo (detto Hemedti, “piccolo Mohamed”) sono entrambi imputabili di crimini come le stragi di civili in Darfur e la repressione di massa contro i manifestanti che, alla caduta del dittatore al-Bashir, chiedevano libertà e democrazia in Sudan.
Dopo 32 anni di violenta instabilità politica, preceduti da altri 5 anni di rivolte, la Somalia è ancora un Paese fortemente a rischio. Hassan Mohamud – il presidente rieletto per un secondo mandato – ha deciso di demandare alle milizie claniche il monopolio dell’uso della forza per arginare il terrorismo degli al-Shabaab e deve far fronte a una crisi alimentare e climatica senza precedenti.
La Repubblica democratica del Congo, il cui fragile governo ha da tempo spalancato le porte alle truppe straniere, è un laboratorio politico-militare dove si continuano a sperimentare le più ardite alleanze e rappresenta un tassello importante del puzzle della Terza guerra mondiale “a pezzi”.
Tra i 35 Paesi che alle Nazioni Unite nello scorso ottobre si astennero dalla condanna dell’invasione russa in Ucraina, ben 19 erano africani. Molte erano le preoccupazioni sull’instabilità politica generata dall’aumento vertiginoso del costo di cibo e carburante e dall’inflazione galoppante, ma c’era anche la consapevolezza di non ottenere vantaggi da nessuna delle due parti in conflitto.
La Nigeria si prepara a essere la protagonista dei più grandi cambiamenti demografici del mondo. Nel frattempo si registra un caos tanto diffuso da far annoverare da novembre (inizio della campagna elettorale per le presidenziali) già 50 attacchi armati contro gli uffici della Commissione Elettorale governativa.
Molto atteso il viaggio papale nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan previsto tra il 31 gennaio e il 5 febbraio prossimi. I due Paesi africani, squassati dai conflitti, saranno una prova impegnativa per le doti diplomatiche di Francesco, che dovrà districarsi in un ginepraio di violenza.
L’omicidio di suor Maria De Coppi segna il rilancio mediatico del conflitto in Mozambico che riconquista il palcoscenico anche per la crisi energetica.