Per la prima volta uno studio ha affrontato il tema degli abusi sessuali verificatesi nell’alveo della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), rivelando che il problema è molto più diffuso di quanto si pensasse o si volesse ammettere. I ricercatori hanno trovato prove per un totale di 1.259 perpetratori e 2.225 vittime, mostrando che sostanzialmente, la situazione delle chiese territoriali protestanti, in fatto di abusi su minori, è analoga a quella della Chiesa cattolica. Ma, secondo il direttore dello studio Martin Wazlawik, questa è solo “la punta dell’iceberg”.
Fulvio Ferrario
I risultati della sesta Ricerca sull’appartenenza ecclesiale in Germania hanno suscitato un’accesissima discussione. Alcuni ritengono che non solo l’appartenenza ecclesiale, bensì la “religione” in quanto tale sia in caduta libera; altri sostengono invece che non è vero che la religione regredisce: essa modifica, invece, le proprie forme di manifestazione. Ma dunque, in questo dibattito, che cos’è (e cosa non è) il Cristianesimo?
Qual è il ruolo delle Chiese in un contesto in cui, sempre di più, l’opinione pubblica di molti Paesi ritiene che altre formule, più autoritarie rispetto alla democrazia, possano garantire una migliore qualità della vita alla maggioranza della popolazione?
Alcune dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, rispetto alla promessa di un consistente incremento dei finanziamenti alle scuole “paritarie”, hanno nuovamente posto l’annoso problema del finanziamento della scuola privata da parte dello Stato.
Lo scorso agosto Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste ha approvato un ordine del giorno che si esprime contro il finanziamento della produzione di armamenti per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Pur riconoscendo “un aggressore e un aggredito”, il documento si presta a una analisi sulla struttura della discussione in materia di etica della pace.
Tra i tanti dibattiti in epoca pandemica, ce n’era uno che proponeva un’analogia tra i cosiddetti no vax a quanti professano una fede religiosa che si richiama a una “rivelazione”. Secondo questa interpretazione sia gli uni che gli altri sostengono un punto di vista del tutto privo di basi razionali e che, proprio per tale ragione, si sottrae al dibattito critico.
Se in politica chi abbaia di più sui migranti è elettoralmente premiato e se l’opinione pubblica si dice addolorata di fronte alle stragi in mare (per poi autoassolversi abbastanza velocemente), da che parte si collocano le Chiese occidentali in questa situazione di insensibilità morale?
Lo scorso maggio il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è stato nominato da papa Francesco nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Nato a Roma nel 1955, nel 1973, quando era studente al liceo Virgilio, conosce Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e inizia a collaborare attivamente alle loro attività. Come si troverà la Chiesa cattolica italiana con un governo le cui le priorità – almeno a prima vista – non sembrano collimare esattamente con le proprie?
Di fronte alla caduta verticale del numero di fedeli, una delle strategie operate da alcune Chiese è quella di abbassare le esigenze e facilitare al massimo l’accesso. Oppure, con segno diametralmente opposto, ci sono Chiese che sostengono che, poiché il Cristianesimo è già minoritario, può essere socialmente significativo solo se si presenta con un alto profilo spirituale. Quale modello prevarrà?
Esistono temi politico-sociali che sono considerati di chiara competenza delle Chiese, ma la “politicità” del messaggio evangelico è in gioco anche su un altro piano, più profondo. Una carica politica indiretta, dunque, ma fortissima che non a caso le varie dittature del mondo cercano in qualche modo di arginare.