Berta Cáceres Flores è stata un’attivista honduregna che ha lottato per la difesa del territorio e i diritti del popolo Lenca. Quando, nel 2015, le è stato consegnato il Premio Goldman per la sensibilità ambientale aveva dichiarato: «Svegliamoci Umanità! Non abbiamo altro tempo. Le nostre coscienze dovranno essere scosse dal fatto di restare solo a contemplare l’autodistruzione basata sulla depredazione capitalista, razzista e patriarcale».
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A un anno dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il fronte delle ostilità coinvolge anche le religioni. L’Institute for Religious Freedom – un ente di ricerca indipendente con sede a Kiev – mette in guardia su danneggiamenti e distruzioni arbitrarie operate dall’Esercito russo nei confronti dei luoghi di culto di ogni confessione in Ucraina. Il rischio è che il patrimonio storico e spirituale del Paese subisca dei danni irreparabili.
Rispetto al passato, oggi c’è più scetticismo nel pensare al G20 come un foro privilegiato per una rinnovata governance globale dell’economia. Uno dei “punti deboli” più evidenti: il fatto di formato da Paesi tra loro molto diversi in termini di struttura politica interna.
Il battesimo è stato recentemente al centro di diatribe. La prima ha coinvolto una chiesa svizzera che voleva esercitare il proprio “diritto” di celebrare il rito nel lago Lemano. In Italia invece si è aperto un dibattito sul fatto che battezzare i/le minori, che non possono esprimere un dissenso, sia lesivo per i diritti dell’infanzia. Cosa succede se la religione viene confinata a “fatto privato”?
La Repubblica democratica del Congo, il cui fragile governo ha da tempo spalancato le porte alle truppe straniere, è un laboratorio politico-militare dove si continuano a sperimentare le più ardite alleanze e rappresenta un tassello importante del puzzle della Terza guerra mondiale “a pezzi”.
A quarant’anni dalla morte di Ernesto Guevara assistiamo all’impallidimento del suo mito. Proprio il “Che” che fu il vessillo di tutte quelle persone (soprattutto giovani) che avrebbero potuto avere una vita facile e scelsero di
combattere per liberare i loro Paesi dai malefici influssi e interessi del capitalismo occidentale ma anche del dispotismo orientale.
Nel suo ultimo libro, Francesca Lessa racconta del Piano Condor, la rete repressiva creata alla fine del 1975 dalle dittature di Argentina, Bolivia, Cile, Paraguay e Uruguay, per perseguitare gli oppositori politici al di là delle
frontiere. Ancora oggi l’interesse a mantenere l’impunità è ancora attivo e per questo è ancora più prezioso il lavoro di chi si espone in prima persona per evitare che il silenzio cada su questa Storia.
Molti sono stati, nel Protestantesimo “classico”, i ripensamenti teologici a proposito della dottrina dello Spirito santo e dei suoi doni, che hanno avuto una ricaduta su molti temi, etici e non. E se la condanna da parte di
altre Chiese è stata radicale, anche l’opinione pubblica secolare ha preso atto di tali sforzi in modo distratto e freddo, considerandoli un tentativo slavato di aggiornare un “prodotto” comunque obsoleto.
Pur essendo annoverati tra i diritti umani fondamentali, l’uguaglianza e l’equità di genere sono obiettivi ben distanti dal loro raggiungimento.
Tra i 35 Paesi che alle Nazioni Unite nello scorso ottobre si astennero dalla condanna dell’invasione russa in Ucraina, ben 19 erano africani. Molte erano le preoccupazioni sull’instabilità politica generata dall’aumento vertiginoso del costo di cibo e carburante e dall’inflazione galoppante, ma c’era anche la consapevolezza di non ottenere vantaggi da nessuna delle due parti in conflitto.