Woody Guthrie (1912-1967) è considerato tra i cantanti folk più importanti della storia della musica statunitense, avendo influenzato artisti quali Bob Dylan, Joan Baez, Bruce Springsteen, Joe Strummer e Billy Bragg. Il suo bel libro di memorie (Questa terra è la mia terra) è una miniera di storie, di incontri, di aneddoti, e tra tante altre cose serve a spiegare l’amore che – nonostante tutto – abbiamo avuto per una certa cultura degli Usa.
Ribelli
Nella scrittura di Elsa Morante e Anna Maria Ortese è assente il problema del potere: la loro riflessione era mossa piuttosto da istanze che erano non meno religiose che poetiche. Le loro opere sono in grado di aiutarci ad affrontare le pene dell’esistenza (e della “Storia”) con un pensiero certamente non addormentante.
Nato a Fossoli di Carpi (Modena) il 30 agosto 1900, don Zeno Saltini nel 1947 occupò pacificamente il campo di concentramento di Fossoli, fondando Nomadelfia, la “città dove l’amore è legge”, che accolse centinaia di “scartini” della società prodotti dalla guerra.
È una società, quella moderna, quella in cui viviamo e agiamo, in cui l’individuo conta molto poco, nonostante le sue smanie, oggi, per Internet, i social. Il potere è riuscito a vincere ogni resistenza, ogni tentativo di dar vita a modelli diversi, e lo ha fatto con la forza delle armi e la violenza, lasciandoci solo la possibilità di una resistenza passiva alla Bartleby o alla Wakefield.
Il film di Kon Ichikawa del 1956 racconta la storia di un giovane soldato giapponese delle truppe d’occupazione in Birmania che all’annuncio della fine della guerra è mandato dai vincitori a tentar di convincere un gruppo di soldati che rifiuta di arrendersi. Un film epocale, che insieme a pochi altri, parla di nonviolenza e misericordia.
Istituendo l’Opera nazionale Balilla il Fascismo si impossessò impropriamente della figura del giovane patriota Giovanni Battista Perasso che il 5 dicembre del 1746, tirando un sasso contro i soldati austriaci che occupavano
la città, dette il via alla guerriglia che li cacciò. Ma il vero spirito di Balilla aveva avuto degli eredi in tanti ragazzini che presero parte a modo loro alla Resistenza, primi fra tutti quelli che presero eroicamente parte alle Quattro giornate di Napoli, la prima città europea a liberarsi dei nazisti.
Figlio dell’anarchico basco Eugène- Bonaventure de Vigo – noto come Miguel Almereyda – Jean Vigo (1905-1934) con pochissimi film è è stato in grado di entrare nel mito e diventare fonte d’ispirazione di più generazioni di giovani registi di tutto il mondo.
La parabola di vita di Giuseppe Di Vittorio (1892 – 1957) fu eccezionale. Da bracciante semianalfabeta fu il fondatore del più grande sindacato dell’Italia democratica e oltre che deputato all’Assemblea Costituente, divenne esponente di spicco del Partito comunista italiano e presidente della Federazione sindacale mondiale.
Aldo Capitini (1899 – 1968) fu filosofo, politico, antifascista, poeta ed educatore nonché tra le prime personalità nel nostro Paese a recepire il pensiero nonviolento gandhiano, al punto da essere chiamato il “Gandhi italiano”.
A quarant’anni dalla morte di Ernesto Guevara assistiamo all’impallidimento del suo mito. Proprio il “Che” che fu il vessillo di tutte quelle persone (soprattutto giovani) che avrebbero potuto avere una vita facile e scelsero di
combattere per liberare i loro Paesi dai malefici influssi e interessi del capitalismo occidentale ma anche del dispotismo orientale.
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