È una società, quella moderna, quella in cui viviamo e agiamo, in cui l’individuo conta molto poco, nonostante le sue smanie, oggi, per Internet, i social. Il potere è riuscito a vincere ogni resistenza, ogni tentativo di dar vita a modelli diversi, e lo ha fatto con la forza delle armi e la violenza, lasciandoci solo la possibilità di una resistenza passiva alla Bartleby o alla Wakefield.
Ribelli
Il film di Kon Ichikawa del 1956 racconta la storia di un giovane soldato giapponese delle truppe d’occupazione in Birmania che all’annuncio della fine della guerra è mandato dai vincitori a tentar di convincere un gruppo di soldati che rifiuta di arrendersi. Un film epocale, che insieme a pochi altri, parla di nonviolenza e misericordia.
Istituendo l’Opera nazionale Balilla il Fascismo si impossessò impropriamente della figura del giovane patriota Giovanni Battista Perasso che il 5 dicembre del 1746, tirando un sasso contro i soldati austriaci che occupavano
la città, dette il via alla guerriglia che li cacciò. Ma il vero spirito di Balilla aveva avuto degli eredi in tanti ragazzini che presero parte a modo loro alla Resistenza, primi fra tutti quelli che presero eroicamente parte alle Quattro giornate di Napoli, la prima città europea a liberarsi dei nazisti.
Figlio dell’anarchico basco Eugène- Bonaventure de Vigo – noto come Miguel Almereyda – Jean Vigo (1905-1934) con pochissimi film è è stato in grado di entrare nel mito e diventare fonte d’ispirazione di più generazioni di giovani registi di tutto il mondo.
La parabola di vita di Giuseppe Di Vittorio (1892 – 1957) fu eccezionale. Da bracciante semianalfabeta fu il fondatore del più grande sindacato dell’Italia democratica e oltre che deputato all’Assemblea Costituente, divenne esponente di spicco del Partito comunista italiano e presidente della Federazione sindacale mondiale.
Aldo Capitini (1899 – 1968) fu filosofo, politico, antifascista, poeta ed educatore nonché tra le prime personalità nel nostro Paese a recepire il pensiero nonviolento gandhiano, al punto da essere chiamato il “Gandhi italiano”.
A quarant’anni dalla morte di Ernesto Guevara assistiamo all’impallidimento del suo mito. Proprio il “Che” che fu il vessillo di tutte quelle persone (soprattutto giovani) che avrebbero potuto avere una vita facile e scelsero di
combattere per liberare i loro Paesi dai malefici influssi e interessi del capitalismo occidentale ma anche del dispotismo orientale.
Molto atteso il viaggio papale nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan previsto tra il 31 gennaio e il 5 febbraio prossimi. I due Paesi africani, squassati dai conflitti, saranno una prova impegnativa per le doti diplomatiche di Francesco, che dovrà districarsi in un ginepraio di violenza.
Lo scopo di questa nuova rubrica è di “pescare esempi” nella Storia più o meno recente delle tante forme di “rifiuto” contro l’accettazione del mondo “così com’è” o di come i poteri economici e politici stabiliscono che siano. In questa prima puntata si parlerà di George Fox, il predicatore inglese fondatore del quaccherismo.
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