Cancro: impossibile districarsi dalla rete di illusioni? - Confronti
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Cancro: impossibile districarsi dalla rete di illusioni?

by redazione

del dott. Alberto Costa

(www.albertocosta.eu; il prof. Costa è stato uno dei più stretti collaboratori di Umberto Veronesi all’Istituto dei Tumori di Milano nonché membro del CdA di Com-Nuovi Tempi)

Ogni volta che mi tocca tornare a Londra (e ora spero che accadrà sempre meno grazie alla Brexit) rifaccio l’esperimento di mangiare almeno una volta l’English breakfast. Completo: due uova, due salsicce, due fette di pancetta fritta (probabilmente sempre nello stesso olio), fagioli ecc.

E penso: chi di noi fa colazione così tutte le mattine per magari 40 o 50 anni? Di noi intendo noi italiani o spagnoli o francesi o greci, insomma noi mediterranei? Nessuno. Appunto.

Provo quindi a lanciare una provocazione sul tema ormai trito e ritrito dei rapporti fra dieta e cancro. La mia tesi è che poiché la stragrande maggioranza dell’informazione “scientifica” ha origine anglosassone, i dati che vengono diffusi e le nozioni  che vengono impartite in tema di dieta sono tremendamente influenzate dal fatto che provengono da studi epidemiologici su popolazioni che mangiano in modo totalmente diverso da noi e che quindi non sono rilevanti per noi.

Pensiamo alla famosa campagna che fece il National Cancer Institute americano per anni: mangiate almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. La raccomandazione originava da studi su popolazioni che erano (e sono) abituate a mangiare due o tre hamburger al giorno, pieni di maionese, bevendoci sopra mezzo litro di coca cola ghiacciata. Allora certo che se si fa il calcolo a tavolino di cosa occorre per compensare questa situazione vengono fuori le 5 porzioni di frutta e verdura.

Ma chi di noi mangia così? E allora perché le varie leghe tumori e associazioni contro il cancro ci propinano raccomandazioni continue su cosa mangiare e cosa non mangiare se i dati provengono da un mondo che – alimentarmente parlando – è un altro pianeta? Perché non dire apertamente che vi è stato anche da noi un proliferare di nutrizionisti dell’ultima ora, dietologi anticancro, libri sulla “corretta” alimentazione, atteggiamenti punitivi contro inermi ragazzini che di colpo non possono più mangiarsi una bella ciotola di cereali e latte perché “nessun mammifero adulto beve latte” e cento altre simili bufale senza evidenza?

Per poi scoprire con disperazione che il cancro continua a venire lo stesso? Quante volte mi sono sentito dire, ma come, dottore, per tutta la vita non ho mai fumato, ho fatto esercizio fisico, ho mangiato vegetariano o macrobiotico o seguendo la dieta Diana e ora ho lo stesso il cancro?

Ho cominciato a pensare che questo, se mai, dovrebbe essere il messaggio da trasmettere forte e chiaro, ma troppi interessi e troppe ingenuità lo impediscono. Il messaggio è che il cancro non esiste. Esistono I Cancri. E sono molto diversi tra loro. Le cellule di un carcinoma papillare della tiroide sono molto simili a quelle di una carcinoma del pancreas, ma del primo non è mai morto nessuno e dal secondo non si è mai salvato nessuno (neppure il grande Pavarotti).

Qui vanno a sbattere tutti i grandi portatori di rimedi più o meno pericolosi. I Di Bella (che pure qualche ragione l’aveva), quelli della medicina quantistica, persino i bravi steineriani e soprattutto quelli con la manìa della alimentazione. Tutti a parlare di cancro come se fosse un’entità unica, senza metabolizzare il fatto che ormai la genetica ha fatto il grande salto di dimostrare che appunto i cancri sono centinaia di malattie diverse e che quindi, per logica, i rimedi devono essere diversi.

Se a una donna di 60 anni viene un tumore al seno ormonodipendente, proprio non può far altro che sottoporsi a un piccolo intervento e poi prendersi ogni sera una pastiglia di antiormone (come chi ha la pressione alta si prende la pastiglia di antiipertensivo). È perfettamente inutile che si rovini la vita (sa dottore ho completamente abolito i formaggi, anche se mi piacevano tanto, perché mi hanno detto che i latticini fanno venire il cancro) sottoponendosi a regole alimentari degne di una setta talebana e prive di qualsiasi fondamento. Il suo tumore deriva da un inevitabile disordine ormonale e non c’è nulla che possa essere cambiato di ciò cambiando alimentazione. (l’affermazione è provocatoria, ovviamente, perché sappiamo tutti che i polli di allevamento contengono estrogeni e quindi se la signora mangiasse tre o quattro polli di allevamento al giorno effettivamente aumenterebbe il suo livello di estrogeni nel sangue e quindi il suo rischio di avere di nuovo un tumore anche all’altro seno. Ma nessuna signora è in grado di mangiare tre polli al giorno tutti i giorni, quindi il problema non si pone)

E se a un uomo di 70 anni viene un tumore alla prostata la situazione è la stessa. Continui a mangiare quello che ha sempre mangiato (in Italia ovviamente, non in un Paese anglosassone) e viva la sua vita al meglio. Per non parlare di chi viene colpito da tumori che proprio nulla hanno a che fare con i cosiddetti “stili di vita”, come una leucemia, un tumore al pancreas o alle vie biliari.

Il gusto sadico e ottuso di molte persone nel regolamentare la vita altrui ha trovato nel campo di dieta e cancro un terreno molto fertile. Ho conosciuto purtroppo innumerevoli persone che si sono rovinate la vita imponendosi regimi alimentari da fanatici e che poi hanno dovuto non solo combattere ugualmente contro un cancro, ma anche contro terribili livelli di osteoporosi (avevano abolito latte e formaggi) o eterni disturbi intestinali (per l’esagerato consumo di fibre e verdure).

Esiste una ricerca di laicità anche per il cancro? Penso di sì. Quella che tenta di proteggere le nostre già non facili vite dalla religione dogmatica dei naturalisti dell’ultima ora, dei confusionari che predicano in televisione senza aver ben chiaro neppure che cos’è una mutazione genetica, dei predicatori di folle assetate di precetti sempre più rigidi e impositivi, eterno ritorno del sacrificio agli dèi nella speranza che essi (o Egli) siano poi clementi con me.

Per non parlare di chi da anni sfianca i propri poveri reni bevendo almeno 2 litri di acqua al giorno perché qualcuno ha detto loro che fa tanto bene e non ricordano più né chi glielo ha detto né con quale motivazione… ma di questo si potrà magari parlare un’altra volta.

Nel frattempo, il 7 aprile scorso, giornata mondiale della salute, Bloomberg ha pubblicato anche per quest’anno l’indice dei Paesi più sani (cioè dove si vive in modo più sano).

Deve pur esserci una ragione anche alimentare se l’Italia sta al posto numero uno, l’Inghilterra al numero 23 e gli USA al 34. (vedi la tabella in fondo a questo articolo).

Ma di questo difficilmente avremo eco nelle prossime pubblicazioni scientifiche e c’è invece purtroppo da attendersi che continueranno le conferenze pubbliche e le serate televisive su quanto sia importante introdurre restrizioni di ogni genere alla propria alimentazione per evitare il cancro. Forse la resa è d’obbligo.

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