di Adam Smulevich (tratto da Moked, il portale dell’ebraismo italiano)
La relazione è prima di tutto esperienza concreta. Fatta di saluti, incontri, difficoltà da superare assieme. Questo lo spirito con cui donne di diverse estrazioni culturali e religiose si sono riunite ieri (3 settembre) presso la comunità islamica di Firenze per una riflessione, informale e a più voci, sul tema. Un evento tra i più carichi di significato nel percorso che porterà all’avvio delle celebrazioni per la Giornata Europea della Cultura Ebraica di domenica. “Era importante esserci, anche alla luce del luogo particolare in cui ci troviamo. Un’esperienza da non mancare” sottolinea la presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli, il cui intervento si è focalizzato sull’esigenza di superare le barriere e rafforzare i linguaggi e i codici comuni.
“Pensando a questo incontro – le sue parole – ci siamo chieste se siamo ponti all’interno della nostra Comunità. È una sfida, ma è anche una necessità. Questo percorso è una necessità. Se aderenti a se stesse, centrate, noi donne siamo anche capaci di usare consapevolmente e interpretare il linguaggio maschile, oltre al nostro simbolico linguaggio femminile. Le donne sono bilingui. Dobbiamo esserne coscienti”. Viva cordialità ha segnato il confronto tra esperienze di vita differenti. A fare gli onori di casa Sanaa’a, esponente del direttivo islamico locale che molto si è spesa in questi anni nel dialogo con il mondo ebraico. “Salutiamoci, sorridiamoci, chiediamoci chi siamo, ascoltiamo i bisogni dell’altro, cerchiamo di essere presenti”. Questa, per Sanaa’a, la strada verso una più piena e reciproca comprensione.
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