L’università cairota di al-Azhar in dicembre ha organizzato una conferenza – presenti anche personalità cristiane – per denunciare la strumentalizzazione che il «califfato» dell’Isis fa del Corano per giustificare la sua inaudita violenza. In Occidente, salvo eccezioni, non è stato dato risalto a questa importante presa di posizione; l’ha pienamente colta, invece, il patriarca melkita (greco cattolico) Gregorio III Laham. Ma alle parole dovrebbero ora seguire i fatti, perché in molti paesi musulmani la libertà religiosa è sistematicamente violata.
La voce solenne dell’università egiziana di al-Azhar – il più importante centro teologico, a livello mondiale, dell’islam sunnita – si è levata per condannare in modo inequivocabile la nefasta strumentalizzazione della religione da parte dell’Isis (l’autodefinitosi Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che ha proclamato il cosiddetto «califfato», e che nei territori da esso dominati compie atrocità inaudite giustificandole con riferimenti al Corano). Ma è stata ascoltata, questa voce?
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