di Ludovico Basili. Ecologista Da oltre un anno centinaia di attivisti per l’ambiente stanno occupando il Dannenröder Forst, una foresta di ventisette…
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di Ludovico Basili. Ecologista In Messico le comunità indigene rivendicano il parziale stop a uno dei megaprogetti più distruttivi per l’ambiente e…
di Stefano Allievi. Sociologo, Professore di Sociologia presso l’Università degli studi di Padova La modernità ha aumentato a dismisura le possibilità di…
Tornare al “prima”, ma diversamente. Il COVID come interfaccia tra crisi ambientale e crisi sociale
(intervista a Vittorio Cogliati Dezza a cura di Claudio Paravati) Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha ricordato ciò che è importante per…
di Gaetano De Monte Si è svolto giovedì scorso il primo degli appuntamenti organizzati on line dal Cdca (Centro di documentazione sui…
di Fabrizio Battistelli (Professore ordinario di Sociologia, Sapienza Università di Roma) Non bastassero la pandemia e le sue tragiche conseguenze ad alimentare…
I cambiamenti climatici non sono, e non saranno, uguali per tutti. Chi rischia di più sono i poveri, aumentando il “gap” che li separa dai ricchi. I giovani di Fridayforfuture scendono in piazza per denunciare la disuguaglianza generazionale. Per andare avanti nel sociale bisogna tener conto di tutte le forme che le disuguaglianze hanno assunto.
Sei estati dopo il sequestro della più grande fabbrica italiana perché secondo i magistrati di Taranto: “produceva malattie e morte”, cosa è cambiato all’Ilva. Sette operai morti sul lavoro, centinaia di persone che ogni anno continuano ad ammalarsi nei quartieri vicini alla fabbrica. Un processo per disastro ambientale tuttora in corso, dodici decreti di legge, decine e decine di tavoli ministeriali. L’ultimo vertice, forse decisivo, tra i sindacati metalmeccanici, il ministero dello sviluppo economico e la multinazionale Arcelor Mittal, che si era aggiudicata a giugno scorso la gara per rilevare la fabbrica, bandita dal ministro precedente Carlo Calenda, si è concluso qualche giorno fa.
di Ludovico Basili (Istituto Ecoambientale)
Poche le buone notizie che provengono dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è tenuta nella città tedesca. Le emissioni globali di CO2 continuano a crescere in modo preoccupante e nessuna decisione davvero risolutiva è stata presa. Ma il tempo stringe.
“Perdiamo” tre metri quadri al secondo. Il Rapporto sul consumo del suolo
di Cristina Zanazzo
Il consumo del suolo nel nostro paese è costante e inesorabile, procede ad un ritmo di tre metri quadri al secondo. Nel 2050 le previsioni mostrano una vera trasformazione del territorio italiano, con una perdita che potrà raggiungere gli otto metri quadri al secondo. I dati preoccupanti provengono dal Rapporto sul consumo di suolo di Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa).
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