di Mostafa El Ayoubi (caporedattore di Confronti)
Il premier libanese usato dai sauditi come strumento di destabilizzazione del libano nella speranza di indebolire Hezbollah.
Arabia Saudita
di Mostafa El Ayoubi (caporedattore Confronti)
Nel complesso puzzle geopolitico del Medio Oriente, si inserisce una nuova crisi tra l’Arabia Saudita e il Qatar. Gli Usa di Trump hanno ribadito la fiducia e la protezione nei confronti della prima e proseguono nel tentativo di recuperare il terreno perso nella regione dall’invasione dell’Iraq in poi. Cresce intanto il ruolo di Turchia, Russia e Iran.
di Enzo Nucci (corrispondente della Rai per l’Africa sub-sahariana)
Alcuni Paesi africani prendono posizioni differenziate rispetto alla vicenda che vede l’Arabia Saudita e altri stati del Golfo accusare il Qatar di sostenere il terrorismo, anche attraverso l’uso della potente emittente Al Jazeera.
Catastrofe umanitaria nello Yemen: la guerra porta anche il colera
di Alice Tinozzi
Unicef, insieme ad altre associazioni internazionali, cerca di mettere in luce l’epidemia che sta colpendo da aprile lo Yemen, devastato da una guerra scatenata dall’Arabia Saudita nel marzo 2015.
di Mostafa El Ayoubi (caporedattore di Confronti)
Da due anni esatti la coalizione saudita continua a fare decine di migliaia di vittime yemenite, tra cui molti bambini.
di Marinella Correggia
Fra i bambini yemeniti e i petrodollari, il mondo sceglie i secondi e preferisce restare in silenzio di fronte all’aggressione dell’Arabia Saudita.
Fuga delle ong dalla guerra dimenticata in Yemen, sempre più simile a quella siriana
di Antonella Napoli (dal sito di Articolo 21)
Il conflitto in Yemen assomiglia sempre più a quello in Siria, ma nessuno ne parla. La situazione è talmente grave che nelle scorse settimane Medici senza frontiere, dopo l’attacco aereo sull’ospedale di Abs che ha fatto almeno 11 vittime e ne ha ferite 19, ha deciso di sospendere le attività in sei strutture in cui prestava assistenza agli operatori locali.
intervista di Mostafa El Ayoubi ad Ibrahm Farhat (direttore generale della televisione libanese Al Manar)
Le complesse vicende politiche del Libano, un paese da sempre oggetto di ingerenze esterne. Il caso di un canale televisivo “scomodo”: la libanese Al Manar, come spiega il suo direttore in questa intervista, ha subito tentativi di oscuramento da parte di vari paesi.
Il Libano vive da diversi anni una crisi politica e sociale preoccupante. Ad oggi le varie fazioni politiche non riescono a mettersi d’accordo per l’elezione del presidente della Repubblica, il parlamento è paralizzato, l’economia è al tracollo e il terrorismo comincia a prendere piede anche in questo paese. In un’intervista esclusiva a noi di Confronti, il direttore generale della tv libanese “Al Manar”, Ibrahm Farhat, delinea le principali cause di questa impasse.
di Marco Mazzoli (professore di Politica economica all’Università di Genova)
Il 2016 si è aperto in un clima di inquietudine, tra emergenze umanitarie, conflitti sempre più drammatici (non più solo nel martoriato Medio Oriente) e preoccupazioni di carattere economico, legate al crollo della borsa cinese: un fatto molto rilevante per l’economia globale, dato che il Pil cinese rappresenta oltre il 13% del Pil mondiale. Nel 2016 i fattori geopolitici potrebbero influire sull’economia mondiale molto più di quanto sia avvenuto in tempi recenti. Partiamo dalla Cina. Il crollo della borsa è stato preceduto, nei mesi passati, da numerosi segnali di rallentamento della crescita cinese: il nuovo dato della Bank of China, che ha rivisto la sua previsione di crescita per il 2016 al 6,8%, è in calo sia rispetto alla precedente previsione (6,9%) che rispetto ai dati dell’inizio del 2015, attestati intorno al 7%. Dopo che nel luglio 2015 si era registrato un rallentamento delle esportazioni, in agosto le autorità monetarie cinesi hanno svalutato lo yuan. Ovviamente, lo scopo era quello di sostenere le esportazioni e, di conseguenza, la crescita del Pil.
Tuttavia è importante osservare le modalità inusuali con cui tale misura è stata messa in atto: se, in generale, questo tipo di decisioni sono implementate dalle autorità in modo rapido e drastico, nell’arco di poche ore, la svalutazione dell’agosto 2015 è stata effettuata a diverse riprese, nell’arco di più giorni.
di Mostafa El Ayoubi
La Turchia è un Paese in concorrenza sia politico-militare sia religiosa con le altre potenze del Medio Oriente, in particolare Arabia Saudita e Iran. Con la prima, si trova in conflitto sulle questioni che riguardano un altro importante paese dell’area, l’Egitto: la Turchia sostiene i fratelli musulmani, defenestrati dal colpo di Stato del generale al-Sisi, mentre l’Arabia Saudita appoggia – anche economicamente – il governo dei militari. In Siria, invece, gli interessi della Turchia e dell’Arabia Saudita convergono. L’Iran resta comunque l’avversario più difficile.
La Turchia, per la sua storia e per la sua posizione geografica, è un attore politico di rilievo nello scacchiere geopolitico del mondo islamico, in quello arabo in particolare. Essa si contende oggi, con l’Arabia Saudita e l’Iran, il primato nella regione del Medio Oriente sia dal punto di vista politico-militare che da quello religioso.