di Gaetano De Monte. Giornalista Dimenticate o quasi, ormai, dalla fine in maggio in poi, le misure restrittive delle libertà applicate dal…
Baobab
La scorsa settimana avevamo sottoscritto con convinzione il comunicato stampa di varie associazioni del terzo settore che denunciava con grande preoccupazione che la Questura di Roma, dal 21 settembre 2016, non accettava le domande di protezione internazionale da parte dei profughi…
di Bruna Iacopino
Via Cupa è una stradina minuscola a due passi dalla stazione Tiburtina, a Roma. Se guardi intorno tra la tangenziale, la stazione e l’immenso cimitero del Verano, quasi scompare, sommersa dal traffico caotico di una città che non dorme mai. Eppure si apre in un grande sorriso di fronte ad ogni straniero che incontra. Il sorriso è quello dei volontari del Baobab, gli stessi che lo scorso anno sono rimbalzati agli onori delle cronache per aver gestito in maniera autonoma ma efficace, contando sulla solidarietà di cittadini e associazioni, quella che stava assumendo i tratti di una vera e propria emergenza umanitaria: le migliaia di persone arrivate a Roma dopo un viaggio della speranza e accalcate ai margini della stazione Tiburtina nel tentativo di prendere un treno per approdare al Nord Europa.