Per ricordare Giovanni Franzoni, vi riproponiamo un articolo di Giuliano Ligabue (della redazione di Confronti) pubblicato sul numero di luglio/agosto del 2014, in occasione dell’uscita del libro di Franzoni, intitolato appunto “Autobiografia di un cattolico marginale” (Rubbettino, 2014).
cattolici
Discorso del vescovo di Roma Francesco al Terzo incontro dei movimenti popolari
Testo integrale del discorso, tenuto sabato 5 novembre, nell’Aula Paolo VI, in occasione del Terzo incontro dei movimenti popolari. Vaticano, 5 novembre 2016.
di Vincenzo Vita
(pubblicato su “il manifesto” del 2/11/2016)
Par condicio luterana. Dopo l’incontro di Lund, in Svezia, tra il Papa di Roma Francesco e il presidente della Federazione luterana mondiale…
Mondo cattolico – o, almeno, una sua parte, quella parte che potremmo definire “conciliare” – spaccato sul voto da dare nel referendum sulle riforme costituzionali sul quale si voterà a ottobre, dato che anche la Camera (il 12 aprile) ha approvato definitivamente quanto già varato dal Senato. Il 21 marzo, infatti, è stato presentato a Roma un “Appello dei Cattolici del No” che invita appunto a respingere – nel referendum – le modifiche alla Costituzione caldamente invece sostenute dal governo Renzi. Il 18 aprile, poi, è stato reso noto un altro e ben diverso Appello, che critica nel merito il precedente e, invocando il rispetto della laicità, ribadisce il rifiuto di motivazioni religiose sia per votare NO che per votare SI’.
Pubblichiamo integralmente i due testi, con le firme che fin qui hanno raggiunto; e gli indirizzi email ai quali chi lo voglia può inviare la propria adesione.
di Luca Baratto (servizio stampa, radio e televisione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, curatore della trasmissione “Culto evangelico” di Radio Uno)
Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo si sono verificati tre eventi significativi per il rapporto tra le Chiese evangeliche italiane e la Chiesa cattolica romana. Vediamoli cronologicamente. Il 29 febbraio a Roma, gli esponenti delle Chiese che fanno riferimento alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), sono stati invitati dai responsabili dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Cei per discutere insieme di un convegno nazionale sul protestantesimo, che l’Unedi organizzerà il prossimo novembre a Trento, alla vigilia del Cinquecentenario della Riforma protestante. A molti dei partecipanti evangelici questo invito, sebbene in un contesto e con modalità diverse, ha ricordato i Convegni ecumenici nazionali organizzati in passato, anche con la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, e ormai dimenticati da anni.
di Giancarla Codrignani
Ci sono diritti che, nella ricerca di sistemazione giuridica, forniscono materia per estendere l’educazione civica dei cittadini. Uno di questi è la famiglia: se fosse “naturale” non avrebbe bisogno di leggi. Infatti nessuno dice come deve essere la forma del corpo; ma i corpi entrano in relazione e la scelta delle relazioni conformano il costume rendendo necessarie le regole.
Leggo in Diritto d’amore di Stefano Rodotà che la Costituzione italiana ha modificato “la gerarchia delle fonti giuridiche… sì che non era possibile invocare il codice contro la Costituzione”: Maria Maddalena Rossi subito intervenne a chiarire il punto dolente sulla famiglia, richiamando la volontà delle donne di cambiare, in coerenza con questi principi, il codice civile che le rendeva subalterne nel matrimonio.
Certo, per un Calamandrei poco convinto di una strana “famiglia democratica” e ben convinto che il marito fosse “il capo” della medesima, l’arcobaleno dei diritti genitoriali sarebbe stato impensabile. Eppure tutti conoscono i secoli di clandestinità e di sofferenze per migliaia di “diversi” disprezzati e perfino suicidi, mentre alle leggi (civili) piaceva solo il matrimonio tra un uomo e una donna nella versione religiosa, praticata anche dagli atei perché socialmente approvata, oppure laica, ormai più diffusa anche per molti cristiani ma un tempo trasgressiva rispetto alle regole sociali che ne hanno determinato le leggi. Sennonché al codice civile non importa nulla che le persone si vogliano bene per sposarsi, è sempre più praticata la “convivenza fondata sull’amore”. Dedicare una riflessione ai 128 femminicidi del 2015? Tutto bene?
intervista a Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
La visita di papa Francesco in Sinagoga a Roma è stata accolta con molto calore dalla comunità ebraica: «Un evento altamente simbolico che ha lanciato parole di amicizia, rispetto e pace», ha commentato il rabbino capo Di Segni in questa intervista per Confronti a cura di Claudio Paravati.
Dopo Giovanni Paolo II (nel 1986) e Benedetto XVI (nel 2010), anche papa Francesco ha fatto visita al Tempio Maggiore di Roma, dove è stato accolto domenica 17 gennaio calorosamente dalla comunità ebraica romana, e dai discorsi di saluto di Ruth Dureghello (presidente della Comunità romana), Renzo Gattegna (presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane – Ucei) e dal rabbino capo Riccardo Di Segni.
di Luigi Sandri
La storia insegna che, quando tra un papa regnante e i fedeli s’intreccia un certo “feeling”, le parole d’ordine e gli esempi che vengono da Roma sono particolarmente sentiti e seguiti. Perciò, che Francesco abbia indetto un Giubileo straordinario della misericordia, è una scelta davvero feconda, in prospettiva capace di avviare una rivoluzione, pacifica ma trascinante, all’interno della Chiesa cattolica e, per contagio, almeno in parte, al di fuori di essa. Continuando per un anno a suonare l’inno della e alla misericordia, la campana di San Pietro rende dunque un servizio prezioso.
Ma che significa “misericordia”? Quella del Padre verso di noi che – sottolinea il papa – ci ama per primo e ci perdona sempre; e la disponibilità di ogni persona a perdonare chi le ha fatto un torto. È dunque l’invito a una conversione personale. Però la misericordia dovrebbe riguardare anche la Chiesa romana in quanto comunità semper reformanda, insiste Francesco.
di Luigi Sandri
L’Assemblea che in ottobre (4-25) ha riflettuto sulla famiglia ha raggiunto alcune conclusioni aperte al futuro ma, su molti temi che hanno visto i «padri» divisi, ha confermato visioni pastorali arcaiche, respinte da molti cattolici. Il chiaroscuro del Sinodo accelera perciò la necessità di un nuovo e rappresentativo Concilio.
Sarà il tempo a dire se le conclusioni del Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia avranno portato pace e chiarezza all’interno della Chiesa cattolica romana, o se l’audacia su alcuni temi, la reticenza e le contraddizioni su altri, e l’armistizio su altri ancora – come la non esplicita ammissione alla comunione delle persone divorziate e risposate civilmente – riaprirà contrasti dottrinalmente irrisolti e dibattiti laceranti su problemi pastorali assai sentiti dalle persone direttamente interessate e dagli stessi parroci chiamati a «discernere caso per caso». E perciò papa Francesco, da una parte rinfrancato per alcuni «consigli» incoraggianti giuntigli da un’Assemblea consultiva che sembra aver compreso il suo leit-motiv sulla misericordia, ma anche reso pensoso per altri pesanti «no» o «ni», nella sua esortazione apostolica post-sinodale dovrà trovare una sintesi, aperta al futuro, tra le strade nuove imboccate e i problemi semplicemente rinviati e le parole attese ma non dette.
di Claudio Paravati e Luigi Sandri
Accolto con tutti gli onori all’Avana, dove ha salutato anche l’ex lider maximo Fidel Castro, Francesco ha implicitamente indicato ai cattolici – la metà dei cubani – la strada per aiutare il passaggio dallo status quo ad un paese rinnovato che dispieghi le sue potenzialità e garantisca libertà di esprimersi a tutte le sue anime.
Se dal punto di vista mediatico l’icona del pellegrinaggio di papa Francesco a Cuba è stata il suo incontro con Fidel Castro, a livello profondo la domanda sottesa che attraversava in filigrana discorsi e gesti del pontefice e quelli dei suoi interlocutori – presidente Raúl Castro, vescovi, religiosi/e, giovani – era sul «come» accompagnare nel modo migliore la transizione del regime cubano dallo status quo alla «cosa», per ora indecifrabile, che si imporrà a seguito del miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti d’America, e che prima o poi inevitabilmente comporterà la fine del bloqueo (l’embargo che dura dal 1961, quando John Kennedy lo impose all’isola castrista, e che Raúl ha definito «crudele, illegale e immorale»); e che si imporrà all’uscita dei fratelli Castro dalla scena politica. Questo sembra a noi il filo rosso che ha collegato i vari eventi della visita papale (19-22 settembre) a Cuba