di Luigi Sandri
L’Assemblea che in ottobre (4-25) ha riflettuto sulla famiglia ha raggiunto alcune conclusioni aperte al futuro ma, su molti temi che hanno visto i «padri» divisi, ha confermato visioni pastorali arcaiche, respinte da molti cattolici. Il chiaroscuro del Sinodo accelera perciò la necessità di un nuovo e rappresentativo Concilio.
Sarà il tempo a dire se le conclusioni del Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia avranno portato pace e chiarezza all’interno della Chiesa cattolica romana, o se l’audacia su alcuni temi, la reticenza e le contraddizioni su altri, e l’armistizio su altri ancora – come la non esplicita ammissione alla comunione delle persone divorziate e risposate civilmente – riaprirà contrasti dottrinalmente irrisolti e dibattiti laceranti su problemi pastorali assai sentiti dalle persone direttamente interessate e dagli stessi parroci chiamati a «discernere caso per caso». E perciò papa Francesco, da una parte rinfrancato per alcuni «consigli» incoraggianti giuntigli da un’Assemblea consultiva che sembra aver compreso il suo leit-motiv sulla misericordia, ma anche reso pensoso per altri pesanti «no» o «ni», nella sua esortazione apostolica post-sinodale dovrà trovare una sintesi, aperta al futuro, tra le strade nuove imboccate e i problemi semplicemente rinviati e le parole attese ma non dette.
cattolici
di Claudio Paravati e Luigi Sandri
Accolto con tutti gli onori all’Avana, dove ha salutato anche l’ex lider maximo Fidel Castro, Francesco ha implicitamente indicato ai cattolici – la metà dei cubani – la strada per aiutare il passaggio dallo status quo ad un paese rinnovato che dispieghi le sue potenzialità e garantisca libertà di esprimersi a tutte le sue anime.
Se dal punto di vista mediatico l’icona del pellegrinaggio di papa Francesco a Cuba è stata il suo incontro con Fidel Castro, a livello profondo la domanda sottesa che attraversava in filigrana discorsi e gesti del pontefice e quelli dei suoi interlocutori – presidente Raúl Castro, vescovi, religiosi/e, giovani – era sul «come» accompagnare nel modo migliore la transizione del regime cubano dallo status quo alla «cosa», per ora indecifrabile, che si imporrà a seguito del miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti d’America, e che prima o poi inevitabilmente comporterà la fine del bloqueo (l’embargo che dura dal 1961, quando John Kennedy lo impose all’isola castrista, e che Raúl ha definito «crudele, illegale e immorale»); e che si imporrà all’uscita dei fratelli Castro dalla scena politica. Questo sembra a noi il filo rosso che ha collegato i vari eventi della visita papale (19-22 settembre) a Cuba
di David Gabrielli
Dopo Cuba (19-22 settembre) Francesco ha visitato per cinque giorni gli Usa, costellando il suo pellegrinaggio di incontri importanti. Particolarmente significativi i discorsi da lui tenuti al Congresso statunitense, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, all’Incontro mondiale delle famiglie svoltosi a Philadelphia. I temi geopolitici ed ecclesiali emersi, evidenziano prospettive di grande portata ma manifestano anche asperità data la complessità dei problemi incombenti la stessa difficoltà di attuare in concreto i princìpi a cui ci si appella.
La tappa statunitense del pellegrinaggio americano di papa Francesco ha avuto quattro picchi in altrettanti discorsi: al Congresso, all’Onu, all’episcopato degli Usa e alla conclusione dell’Incontro mondiale delle famiglie, a Philadelphia. Insieme questi testi rappresentano, ci pare, un corpus che riassume il pensiero geopolitico e quello ecclesiale e pastorale di Bergoglio.
Il Centro di Documentazione Metodista e il Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della Sapienza – Università di Roma promuovono il loro IV Convegno internazionale, dedicato al tema della “Cattolicità della Chiesa”.
L’impegno ecumenico del metodismo è radicato nella teologia di John Wesley, ben espressa nel celebre sermone “Catholic Spirit”. In quel testo della metà del XVIII secolo (1750), pur riconoscendo le motivate diversità che esistono tra le diverse confessioni cristiane, Wesley affermava la centralità della rettitudine del cuore che unisce e avvicina i sinceri credenti. In questo senso, come afferma il teologo metodista Ted Ranyon, il fondatore del metodismo “sembrava dimostrare che la ricchezza dell’Evangelo cristiano non può esaurirsi in una tradizione denominazionale, ma che noi ci appropriamo di questa variegata ricchezza nel momento in cui la condividiamo nelle risorse che l’ecumenismo mette a nostra disposizione”. Il Convegno intende rivisitare il tema della “cattolicità della Chiesa” e dell’ecumenismo, a partire da alcune pagine di John Wesley e della tradizione metodista, ma anche dalla rinnovata vitalità del movimento ecumenico a cui sta contribuendo l’azione di papa Francesco.
intervista a Paolo Ricca (pastore e docente emerito di Storia della Chiesa alla Facoltà valdese di teologia di Roma).
«La misericordia di Dio è sicuramente il cuore della rivelazione biblica e della fede cristiana e quindi proporla alla riflessione dei cristiani affinché la mettano in pratica è un’operazione evangelicamente ineccepibile e assolutamente benvenuta. D’altronde, si può presumere che l’invito a essere misericordiosi il papa lo rivolga anzitutto proprio alla gerarchia cattolica, che su molte questioni morali si è dimostrata anche in anni recenti assai rigida e per nulla misericordiosa».
Che ne pensa, professor Ricca, dell’idea stessa di un Giubileo della misericordia?
«L’idea di indire con troppa frequenza dei Giubilei mi pare piuttosto discutibile; sarebbe meglio non abusare degli Anni santi, e preservare il loro carattere eccezionale, esortando piuttosto i cristiani a santificare, cioè a vivere davanti a Dio e con Dio, ogni anno e ogni giorno della loro vita. Comunque questo Giubileo straordinario è stato indetto, e noi ne prendiamo atto. Notiamo, intanto, che esso sarà «decentrato»: non solo le basiliche papali romane avranno la loro Porta Santa, ma la cattedrale di ogni diocesi del mondo avrà la sua, per cui non sarà necessario venire a Roma per godere dei benefici del Giubileo».
Confronti, con il patrocinio di Università eCampus, invita all’incontro
Quo Vadis Chiesa di Francesco? Tra aperture, incertezze, speranze
Luigi Sandri, vaticanista di Confronti, intervista il teologo Vito Mancuso
Venerdì 19 dicembre 2014 ore 17.00
Università eCampus – via Matera 18, Roma
(Complesso S. Dorotea IV piano – Metro Re di Roma)
Saluti di apertura: Rita Neri, responsabile Università eCampus sede di Roma
Introduce: Gian Mario Gillio, direttore di Confronti
Nel corso dell’evento Vito Mancuso presenterà il suo ultimo libro Io Amo (Garzanti)
Seguirà cocktail
Per informazioni 06 699 40 111 – ufficiostampa@uniecampus.it
di Luigi Sandri
L’Assemblea del Sinodo dei vescovi dedicata alla famiglia, su input di Francesco, ha affrontato con ardimento anche i problemi più acuti, come la comunione ai divorziati e l’accettazione delle unioni omosessuali. E, su questi temi, si è divisa. Le decisioni sono rinviate al 2015. Ma, forse, infine sarà necessario un nuovo Concilio. Da Sinodo a Sinodo, con l’intermezzo di un anno durante il quale potrebbero sfiorire o, grazie al «popolo di Dio», venire a piena maturazione incisive riforme sulla pastorale della famiglia. Questa, ci sembra, la singolare situazione venuta a crearsi dopo l’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi che dal 5 al 19 ottobre ha riflettuto su «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Infatti, con una inedita e appassionante stagione di dialogo, per dodici mesi la Chiesa cattolica romana nella sua globalità – con le 114 Conferenze episcopali e le diocesi e l’atteso coinvolgimento delle varie comunità, parrocchiali o meno, e di tutta la gente che voglia parteciparvi – potrebbe approfondire la Relatio Synodi, così che l’Assemblea ordinaria del Sinodo del 2015, anch’essa consultiva, e anch’essa dedicata alla famiglia, possa offrire a papa Francesco le sue proposte sul tema affrontato.
(vignetta di don Giovanni Berti – www.gioba.it)
Il Sinodo straordinario dei Vescovi cattolici sulla famiglia, indetto in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014, s’interrogherà su numerosi temi, dalle unioni «di coppie che vivono insieme senza matrimonio religioso o civile», all’accompagnamento dei divorziati risposati, delle unioni di persone dello stesso sesso al problema dell’educazione dei loro figli. Temi su cui la Chiesa Cattolica torna finalmente a riflettere e a interrogarsi.
Vari gruppi e movimenti cattolici italiani ed internazionali, a poche ore dall’inizio del Sinodo dei Vescovi, hanno deciso di organizzare a Roma per Venerdì 3 ottobre 2014 la conferenza internazionale “Le strade dell’Amore” che vuole proporre ad alcuni teologi, provenienti da varie parti del mondo, un tema impegnativo: «Quale pastorale con le persone omosessuali e transessuali». Perchè non si può infatti parlare di famiglia senza parlare di tutte le famiglie, incluse quelle che hanno dovuto, che devono e che dovranno confrontarsi con l’omosessualità.
Alla conferenza “Le strade dell’Amore” si parlerà dei genitori delle persone omosessuali, che sono chiamati a vivere un percorso di accettazione in cui, spesso, « si deve diventa genitore per una seconda volta».
di David Gabrielli – A soli sei mesi dall’elezione di papa Francesco, il suo stile semplice e immediato, l’impegno per la pace, il suo appello agli organismi vaticani perché sposino «madonna povertà», e l’invito al clero ad essere «accogliente» con i fedeli… non in linea, fanno sperare grandi riforme pastorali e istituzionali. Ma non mancano contraddizioni su problemi dirimenti e domande inevase. Forse solo un nuovo Concilio generale della Chiesa romana, aperto anche ai laici, uomini e donne, potrebbe affrontare la situazione che sta emergendo.